Una commissione congiunta, con i membri delle Aree tecnica e amministrativa, il presidente della Provincia, Rizieri Buonopane, e l’amministratore unico di Irpiniambiente, Claudio Crivaro, per verificare lo stato dell’arte della procedura di cessione del ramo d’azienda della partecipata e l’invio della documentazione all’ente d’ambito.
Si è chiuso con l’intesa su questo briefing da convocare a stretto giro, il Consiglio provinciale di Avellino che ieri mattina, all’unanimità (assente Fausto Picone), ha approvato l’aggiornamento del valore della spa di via Cannaviello.
Il prezzo, 2.542.927,57 euro, è stato stimato ai fini della vendita delle quote ai Comuni per la costituzione della società in house di gestione del ciclo integrato dei rifiuti, tenendo conto dell’ultimo bilancio positivo. Ed è, quindi, superiore al precedente importo fissato in 2,491.000 euro. L’ok alla stima, effettuata con la consulenza dell’esperto professionista Gianluigi Palmieri, però, è giunta solo al termine di un dibattito molto vivace all’interno del “parlamentino” di Palazzo Caracciolo, suscitato dal parere dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e pubblicato sull’edizione de “Il Mattino”.
In sintesi, l’Antitrust nell’atto inviato il 6 novembre a Collina Liguorini ha definito insufficiente la relazione dell’Ato a motivare la scelta di optare per la società in house attraverso Irpiniambiente. Ciò perché nella stessa mancano dati e informazioni rispetto ad efficienza, efficacia ed economicità della spa, come pure sui risultati raggiunti e la qualità del servizio erogato. Senza non si può giustificare la decisione di non passare per il mercato. Una carenza istruttoria che «implica violazioni ad impatto anticoncorrenziale». Per cui l’Agcm ha richiesto integrazioni concrete da presentare entro gli inizi di gennaio pena il ricorso legale della stessa autorità. Della vicenda, però, erano completamente all’oscuro i consiglieri comunali che si sono informati leggendo l’articolo sul giornale e nel corso di un breve pre-consiglio con la fascia azzurra.
«Sarebbe stato corretto avere qui i rappresentanti dell’ente d’ambito afferma nel suo intervento il consigliere Franco Mazzariello – anche per capire da loro cosa stanno facendo in relazione alla nota Agcm. È almeno un anno e mezzo che si sta giocando su questo passaggio e mi sembrano evidenti le incapacità di chi deve svolgere la procedura e produrre documenti. L’Ato avrebbe dovuto chiedere una due diligence rispetto ad Irpiniambiente. Se i Comuni l’avessero pretesa ora non saremmo in questa situazione».
Per il collega Vincenzo Barrasso «l’ente d’ambito ha gravemente violato il principio di collaborazione tra amministrazioni pubbliche».
E aggiunge: «È surreale che i consiglieri debbano sapere la mattina dell’assise di questo parere, ricevuto a Collina Liguorini il 6 novembre. L’Agcm chiede dati concreti su Irpiniambiente e parla di carenza istruttoria, io direi che siamo di fronte a una sciatteria procedimentale. Un’assoluta improvvisazione». Secondo Marcantonio Spera e Gerardo Santoli, poi, è necessario difendere la società partecipata della Provincia ed evitare destabilizzazioni rispetto al percorso fissato.
Dello stesso avviso anche il presidente Buonopane: «In passato con l’Ato abbiamo avuto anche degli scontri ma adesso siamo sulla strada giusta e non vorrei dare adito a strumentalizzazioni. Una commissione congiunta potrà chiarire la vicenda, intanto durante tutta la vicenda mi avrebbe fatto piacere avere collaborazione e vicinanza dalla politica locale. Adesso, compreso che non ci sono altre strade per una gestione pubblica, noi dobbiamo completare la nostra parte, che peraltro è anche un obbligo di legge. Compiamo l’ultimo atto che ci compete. La Regione si è detta disponibile a starci al fianco sulla procedura tecnica. L’ente d’ambito la scorsa settimana ci ha chiesto un’integrazione documentale conclude – la stiamo già producendo».
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