L’ipotesi del silenzio assenso per trasferire alla previdenza integrativa la liquidazione: cosa significa e cosa cambierebbe
La maggioranza punta a un semestre di silenzio-assenso per destinare il trattamento di fine rapporto dei lavoratori alla pensione complementare. La modifica è stata inserita nella lista degli emendamenti riammessi alla manovra di Bilancio, lista che sarà definitiva il 20 novembre. Cosa significa e cosa cambierebbe rispetto al sistema attuale?
È il Trattamento di fine rapporto, meglio noto come liquidazione, ovvero la somma che il datore di lavoro versa al dipendente privato ogni volta che interrompe il rapporto di lavoro. Si tratta di una forma di retribuzione differita, accantonata dall’azienda durante ogni anno di lavoro del dipendente pari a circa un mese di stipendio lordo.
Quanto rende e come viene tassato il Tfr?
L’accantonamento è rivalutato dell’1,5% annuo più il 75% dell’indice dei prezzi al consumo. Così, se un anno l’inflazione è del 2%, la rivalutazione sarà del 3%. Il Tfr, al netto della rivalutazione, è sottoposto a tassazione separata con aliquota calcolata sulla media delle aliquote Irpef applicate nei 5 anni prima della fine del rapporto di lavoro. Il rendimento annuale è tassato al 17%.
Cosa può fare il lavoratore con il Tfr?
Può decidere se lasciarlo in azienda (ma in quelle con più di 50 dipendenti viene depositato presso un Fondo Inps) o versarlo in un fondo pensione integrativo.
Cos’è un fondo pensione?
È uno strumento di risparmio volontario per assicurare, con l’investimento dei contributi versati, una pensione privata complementare di quella pubblica obbligatoria. È costituito dai sindacati con le associazioni imprenditoriali (fondo chiuso di categoria) oda banche e soggetti finanziari (fondo aperto). Esistono infine i Pip, Piani individuali pensionistici, offerti dalle assicurazioni. I lavoratori iscritti a un fondo pensione versano un contributo stabilito dal contratto di lavoro, al quale generalmente si aggiunge un contributo del datore di lavoro, e il Tfr maturando (da quel momento in poi).
Come funziona il Tfr nei fondi?
I lavoratori, entro 6 mesi dalla prima assunzione, devono scegliere se destinarlo alla previdenza integrativa o lasciarlo in azienda. La scelta è irrevocabile. Se il lavoratore non comunica la scelta, il Tfr, per il meccanismo del silenzio-assenso, finisce nel fondo. Il lavoratore che sceglie di tenere il Tfr in azienda, così come i lavoratori già assunti, può decidere in ogni momenti di conferire il Tfr maturando al fondo complementare.
Quanto rende e come viene tassato il fondo?
Il rendimento dipende dalla linea di investimento (titoli, obbligazioni, azioni) scelta dall’iscritto e dunque dall’andamento dei mercati. La tassazione dei fondi è più vantaggiosa rispetto al Tfr: i contributi sono deducibili dall’imponibile fino a 5.164,57 euro l’anno. I rendimenti maturati sono tassati con un’aliquota agevolata del 20% (12,5% per i titoli di Stato). La prestazione finale con un’aliquota massima del 15%, che si riduce di 0,3 punti per ogni anno di partecipazione al fondo oltre il 15esimo, fino a un minimo del 9% (per chi ha almeno 35 anni di contribuzione).
Perché la maggioranza propone con un emendamento alla manovra un semestre di silenzio assenso?
Per aumentare il numero di iscritti ai fondi e favorire così la diffusione della pensione di “scorta” anche presso i giovani, che finora hanno mostrato scarso interesse. La proposta riguarda tutti i lavoratori che hanno il Tfr in azienda: se entro sei mesi non confermano esplicitamente questa scelta, il Tfr verrà conferito al fondo complementare di categoria.
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