PESCARA – Nella vicenda Rigopiano “la giustizia è il tasto dolente. Dopo otto anni dalla tragedia io non sento che sia stata fatta giustizia, nella maniera più assoluta, e sono convinto che il 27 novembre in Cassazione non cambierà nulla: non credo che lo Stato possa condannare lo Stato”.
Lo dice Marco Foresta, 36 anni, figlio di Tobia Foresta e Bianca Iudicone, morti nel resort travolto dalla valanga nel 2017, intervenendo al cinema teatro Massimo di Pescara per la presentazione della docuserie Sky Original ‘E poi il silenzio. Il disastro di Rigopiano – La serie’ con Pablo Trincia.
“La nostra – aggiunge Foresta, a pochi giorni dall’udienza della Corte Suprema – è stata una lotta contro i mulini a vento. Penso che l’idea di giustizia sia stata stata quella di far sapere ciò che realmente è accaduto e ciò che realmente noi abbiamo passato”. “Non so cosa aspettarmi: se confermeranno ciò che è stato fatto finora, secondo me, non c’è stata giustizia verso i familiari e le vittime”, aggiunge Giampaolo Matrone, tra i superstiti della tragedia, presente in sala.
“Se invece verrà ribaltata la sentenza di secondo grado si ricomincia, ma sicuramente sarà un processo lungo e andrà in prescrizione” e questa “è la nota più dolente che mi rimbomba dentro la testa”, aggiunge.
In platea anche Rossella Del Rosso, sorella di Roberto, il proprietario dell’hotel, morto sotto la valanga: “Dopo Rigopiano c’è stato il ponte Morandi che ha tolto visibilità a questa vicenda, e a mio parere questo ha fatto gioco anche in generale per le istituzioni, perché questa tragedia vede sul banco degli imputati lo Stato e le istituzioni: nulla ha funzionato sul piano della prevenzione e dell’emergenza. Si spera che anche dalla docuserie emergano elementi che possano concorrere a far emergere la verità, oscurata fin da primo momento, perché sul banco degli imputati non c’erano tutti i responsabili”, aggiunge citando “le istituzioni a livello regionale, la Dicomac, di cui sono state ignorate le responsabilità”.
“Cosa accadrà? A questo punto non credo accadrà più di quanto abbiamo già visto, magari ci sarà la richiesta di un nuovo appello, ma anche lì il tema sarà quanto tempo ci vuole per arrivare alla verità giudiziaria. Non mi aspetto nulla di clamoroso, spero di essere smentito”, commenta Pablo Trincia, autore del podcast e della docuserie. E alla domanda se dalle procure sia stato chiesto il materiale raccolto, risponde: “A noi non è arrivata nessuna richiesta”.
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