Dove c’erano casse, futuristici openspace e batterie di bancomat, adesso c’è un grosso cartello “Vendesi”, in alcuni casi per interi prestigiosi palazzi che ospitavano direzioni e uffici centrali. Mentre i colossi bancari hanno ripreso un complesso Risiko di acquisizioni e fusioni, in Sicilia gli sportelli continuano a chiudere. In grandi città e soprattutto nei piccoli centri dove gli anziani si affidano alle poste e gli imprenditori fanno chilometri per ottenere un finanziamento.
Il deserto siciliano
Un dato basta per giustificare il termine “desertificazione bancaria”: secondo la Fisac Cgil, se nel 2003 in Sicilia non avevano neanche uno sportello solo 50 comuni su 390, nel 2021 erano diventati 119 e adesso sono cresciuti a 147 su 391 comuni, visto che nel frattempo è nato quello di Misiliscemi, dal primo giorno senza neanche una banca. In tutto, secondo l’ultimo report Fiba Cisl, più di 360 mila siciliani vivono in città senza banche. Un danno anche per gli imprenditori: 19 mila aziende sono in territori senza sportelli e altre 27 mila ne hanno uno solo. In totale le agenzie si sono ridotte da 1.122 del 2021 a 1.042 a fine 2023 e quest’anno l’emorragia è continuata.
Lo sportello mancante
A Palermo, dopo le chiusure di Unicredit alla fine dello scorso anno, adesso è toccato a IntesaSanpaolo che ha smobilitato tre grosse filiali in piazza Castelnuovo, via Pecoraino e in via Marchese di Villabianca, proprio di fronte alla sede Unicredit chiusa pochi mesi fa. Sparirà presto anche la Bnl di via Libertà mentre in via Roma ben tre palazzi che ospitavano proprio Unicredit e Intesa stanno diventando alberghi o sono ancora in vendita e via Maqueda da tempo è rimasta senza un bancomat. Chiusure che nei comuni medi e piccoli significano grandi disagi per cittadini e imprenditori.
Fuori provincia
Nell’interno dell’Isola, dove c’è anche il record di strade provinciali e statali chiuse per frane, ignari clienti si sono visti trasferire il conto in filiali anche fuori provincia per la chiusura della propria. È il caso di quelli dell’agenzia Intesa San Paolo di Pietraperzia, in provincia di Enna, che devono affrontare una ventina di tortuosi chilometri per arrivare a Caltanissetta. O di quelli di Villarosa, accorpati alla sede di Enna. In questi mesi Intesa ha chiuso sedi anche a Canicattì, Campobello di Mazara, Custonaci, Marsala e Trapani. Monte dei Paschi a Casteldaccia, Santa Teresa di Riva, Scicli e Campobello di Licata. Credit Agricole, che ha rilevato le filiali del Credito Siciliano, ne ha chiuse 26 in pochi anni, le ultime a Roccalumera, Agira, Aci Sant’Antonio e Ispica.
Addio mutui
«Da sette anni, dopo la chiusura di Unicredit, siamo senza banche — racconta il sindaco di Altavilla, Pino Virga — oggi tutti si appoggiano alle Poste, dove gli anziani ritirano la pensione. Lì c’è l’unico bancomat e abbiamo ottenuto con diverse lettere di farlo sostituire per evitare che si bloccasse. C’è un mercato immobiliare florido, ma chi vuole stipulare un mutuo deve andare altrove».
Banca off line
A questi dati fa da contraltare la capacità di usufruire dei servizi on line evitando di andare in filiale. Secondo il report Fiba Cisl, nel 2023 soltanto un siciliano su tre, il 35%, usava l’internet banking, quindi app o home banking on line. La media italiana è del 52%. Più in basso della Sicilia ci sono soltanto Campania e Calabria. «Il problema è drammatico per i cittadini — conferma Mimma Argurio, segretaria Fisac Cgil Sicilia — e li espone anche al rischio di finire nelle mani di truffatori. Ma anche per i dipendenti che si trovano a gestire una mole di lavoro crescente con un calo della professionalità richiesta. Nel Nord Est stiamo assistendo al fenomeno di giovani che dopo aver vinto il concorso lasciano il posto in banca. In Sicilia è diverso, qui aspettiamo ancora che Unicredit apra il polo specialistico di Palermo come aveva promesso». Nell’Isola i bancari sono diminuiti di quasi il 25% in 10 anni, contro il 13,6% di media italiana e oggi sono 8.594. Più ottimista Rosario Mingoia della Uilca: «Unicredit ha investito in Sicilia assumendo più di 200 giovani negli ultimi tre anni».
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