Dopo la prima parte pubblicata ieri, ecco la seconda parte del racconto di Dirk Gerritse alias “Venividi1993“, trentunenne olandese top reg di Pot Limit Omaha High Stakes.
Nella prima parte del suo racconto, convidiso su X, Dirk aveva raccontato degli inizi difficili a Malta di quando faticava ancora a trovare un giusto bilanciamento tra poker e stile di vita.
Oggi il racconto si fa ancora più interessante e si intitola “Broke ma felice“.
“Broke ma felice”: la seconda parte del racconto di Dirk “Venividi1993” Gerritse
“Chiamo i miei genitori su Skype per dire loro che qualcuno aveva deciso di investire su di me, con un deal 70/30 sulle vincite. Hanno sempre appoggiato le mie scelte, dal momento in cui non sono mai tornato a chiedere un prestito, ma riuscivo a intravedere i loro dubbi. Spiegai che, se anche avessi perso, il rischio se lo sarebbe preso il finanziatore e non io, ma vedevo che faticavano a crederci.
Ad ogni modo, ciò che conta è che mi fossi rimesso in moto. Per quanto mi costasse, tornavo a a inseguire ciò che amavo di più: il poker. Lo staking parte bene, ma una striscia sfortunata mi erode il bankroll. Così, il mio finanziatore capisce che mi serviva qualcosa in più dei soldi per riuscire nel mio obiettivo.
Per proteggere il suo investimento, organizza la mia prima sessione di coaching. Fino a quel momento, tutto ciò che sapevo l’avevo imparato da solo, da qualcosa che avevo letto o dall’esperienza diretta. Mi insegna tutto sulle linee di puntata nel poker e su come bilanciarle a modo. Se ad esempio avevamo una mano che si può bettare due volte, avremmo potuto bettarla su flop e turn, ma anche su turn e river, o su flop e river.
Una lezione piuttosto semplice, si potrebbe dire, ma fece scattare qualcosa in me e iniziai ai implementare tutte le conoscenze e le strategie che mi insegnava. In ognuna di quelle lezioni bisettimanali, imparai sempre di più, e il mio valore atteso cresceva di conseguenza. Sebbene i miei profitti reali faticassero a emergere, sapevo di star facendo la cosa giusta e lo vedevo dal mio sempre più enorme database di mani.
Andare in pari divenne la norm, per cui iniziai a focalizzarmi sul prendere le giuste decisioni e vivere in modo più sano, piuttosto che fissandomi sui risultati delle sessioni. Ancora oggi, preferisco sempre fare la giocata giusta, piuttosto che vincere un allin. Per due anni, mi dedicai al poker con tutto me stesso, più che potevo. Però, contemporaneamente, la mia ragazza decise di mollarmi: la relazione a distanza non funzionava, e lei voleva andare avanti nella sua vita.
Un altro brutto colpo, sì. Ma quando lo dissi al mio staker, mi invitò a stare con lui e alcuni amici di poker a Città del Capo. Sarebbe stato l’ambiente ideale per far migliorare ancora il mio gioco. Informai i miei della cosa, erano comprensibilmente preoccupati. Del resto, solo due anni prima avevo detto loro che ero broke, e ora ero lì a dire che mi stavo per trasferire a Clifton Beach con alcuni amici. Si calmarono quando mostrai loro il posto, spiegando che questa era la svolta che cercavo.
Quei tre mesi di prova si rivelarono un sogno: tornavo a vincere ai tavoli, con uno stile di vita incredibile e, soprattutto, vivendo indimenticabili avventure che nulla avevano a che vedere con il poker. Vivere con gente con cui avevo molto in comune, una festa al mese a casa tua, andando su e giù dal monte Testa di Leone, bellissime cene in aziende vinicole e acqua fresca sempre a disposizione. A volte, trovarsi nell’ambiente giusto è tutto ciò di cui si ha bisogno, e questo il mio mentore lo sapeva già.
Iniziammo a fare viaggi di gruppo, una nuova destinazione ogni tre mesi. Ci sono ancora molte di queste avventure da raccontare, ma li serbo per il prossimo episodio. Stay tuned.”
Immagine di copertina: Dirk Gerritse (Youtube)
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