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I diritti del debitore in caso di pignoramento: come apparire nullatenenti e come fare opposizione.

I problemi legali vanno sempre affrontati con largo anticipo, specie quando si tratta dei debiti. Questo perché eventuali contestazioni tardive risulterebbero pretestuose, oltre che inutili a causa delle decadenze che la nostra legge prevede per le opposizioni.

Una volta pertanto ricevuta la notifica dell’atto di precetto – ossia l’ultimo invito a pagare entro massimo 10 giorni – è ormai troppo tardi per contestare il diritto del credito. Sicché il modo migliore per evitare il pignoramento è trovare un accordo con il creditore stesso. Sempre che questi accetti un dialogo.

Non c’è chi, il più delle volte si chieda come posso evitare un pignoramento quando ormai i termini per le impugnazioni sono spirati ed il credito risulta definitivamente consacrato. Tuttavia proveremo a fornire qualche chiarimento pratico.

Diventare nullatenente

Diciamoci la verità: l’espediente più spesso utilizzato dai debitori è quello di spogliarsi dei propri beni per apparire nullatenenti prima che arrivi il pignoramento. Senonché tentativi di questo tipo dovrebbero essere attuati prima ancora di contrarre il debito, indipendentemente da quando si è manifestata la morosità (ad esempio prima di concludere il contratto di mutuo con la banca). Questo perché qualsiasi donazione o vendita può essere altrimenti revocata entro 5 anni dal creditore.

Di certo revocare una vendita è molto più difficile di una donazione. Nella

donazione al creditore basta dimostrare che il debitore è rimasto privo di beni utilmente pignorabili, che possano cioè coprire il credito. Invece nella vendita bisogna dimostrare anche la malafede dell’acquirente o comunque la potenziale consapevolezza di questi di danneggiare il creditore. Una volta venduto il bene, ovviamente, i soldi andranno fatti sparire dal conto corrente.

Svuotare il conto corrente

Chi teme il pignoramento in banca può svuotare il conto corrente con uno o più prelievi oppure può fare un bonifico su un altro conto.

La banca può però chiedere informazioni circa la distrazione del denaro quando il prelievo è superiore a 10mila euro nell’arco dello stesso mese. Nel caso in cui le motivazioni addotte dal correntista appaiano insufficienti la banca può fare una segnalazione alla UIF, l’unità di informazione finanziaria che ha solo il compito di verificare l’assenza di ipotesi di reato. Non si tratta quindi di una segnalazione al fisco che invece non può dire nulla in caso di prelievi privi di giustificazione.

I contanti possono essere poi depositati in una cassetta di sicurezza, come spesso accade.

Un altro sistema per evitare il pignoramento del conto è trasferire il denaro su un diverso conto intestato ad un’altra persona di cui ci si possa fidare. I creditori, infatti, non possono pignorare un conto intestato ad un’altra persona che non sia il debitore. È suggeribile, in questi casi, stipulare una scrittura privata (meglio se registrata) per evitare che un giorno il titolare del conto possa rivendicare la proprietà delle somme accreditate sul suo conto.

Il rilascio dell’assegno circolare

Un sistema frequente per far sparire i soldi dal conto corrente è chiedere il rilascio alla banca di un assegno circolare per l’importo pari ai risparmi sul conto. In tal caso il conto viene svuotato ma il denaro resta nei depositi della stessa banca. Al correntista viene rilasciato un assegno intestato a un soggetto qualsiasi (magari una persona di fiducia del correntista stesso). Con la conseguenza che la banca custodisce gelosamente le somme (che non potranno essere toccate dai creditori) e il possessore dell’assegno ha

tre anni di tempo per incassare l’assegno o chiederne la revoca e il riaccredito del denaro sul proprio conto corrente.

La separazione consensuale

Il più delle volte la coppia composta da un soggetto indebitato finge di separarsi e, in forza di un accordo di separazione, trasferisce i beni al coniuge privo di debiti. L’accordo viene poi siglato dal giudice e, in presenza di immobili, trascritto nei pubblici registri (è peraltro esente da imposte).

Anche quest’atto però può essere revocato o addirittura annullato per simulazione, specie se la coppia continua a vivere insieme. Bisognerebbe allora non limitarsi a cambiare formalmente residenza, poiché un investigatore privato, ad esempio, potrebbe fornire la prova della convivenza tra i due coniugi e della falsità della simulazione.

La contestazione del pignoramento

Una volta iniziato il pignoramento, si può contestare l’esistenza del credito solo se la procedura esecutiva è scaturita da un assegno o una cambiale protestati o da un contratto di mutuo stipulato innanzi al notaio. In tutti gli altri casi, quando cioè il diritto del creditore è stato accertato da una sentenza del giudice o da un decreto ingiuntivo divenuto definitivo, le uniche opposizioni che si possono sollevare sono quelle al vizio di procedura o a eventi che si sono verificati dopo la notifica della sentenza o del decreto (ad esempio la prescrizione del credito). Così si può dar vita rispettivamente a una

opposizione agli atti esecutivi (quando si contesta la forma) o un’opposizione all’esecuzione (quando si contesta il diritto). La prima deve essere svolta entro 20 giorni dall’atto viziato mentre la seconda non ha limiti di tempo. Sul punto leggi l’approfondimento Quali sono i diritti in caso di pignoramento.

I limiti al pignoramento

Quando il debitore è un pensionato, non deve temere pignoramenti della pensione se questa è inferiore a mille euro e il pignoramento viene fatto presso l’Inps. In ogni caso il creditore può pignorare solo un quinto del minimo vitale, che è pari a due volte l’assegno sociale.

Se la pensione viene invece accreditata in banca, si può pignorare solo la giacenza che supera il triplo dell’assegno sociale. Le successive mensilità possono essere pignorate nei limiti di un quinto. Lo steso vale per il pignoramento del conto corrente su cui viene accreditato lo stipendio.

Maggiori informazioni nell’articolo “I limiti del pignoramento”.

Il pignoramento della casa

La casa può essere pignorata anche per debiti di basso importo (sebbene la procedura abbia costi elevati). Il pignoramento della prima casa è interdetto solo all’Agente della Riscossione.

Quando il creditore è Agenzia Entrate Riscossione chi ha più immobili può evitare l’ipoteca facendo scendere il debito al di sotto di 20mila euro (anche pagando solo una parte di quanto dovuto al fisco). Allo stesso modo è possibile evitare il pignoramento immobiliare facendo scendere il debito al di sotto di 120mila euro (pagando, anche in questo caso, soltanto una parte del debito stesso). Al di sotto di tali limiti infatti non è possibile rispettivamente iscrivere ipoteca o avviare il pignoramento immobiliare.

Intestare i beni ai figli

Spesso si intestano i beni ai figli per evitare il pignoramento. Si tratta però di un atto facilmente revocabile, trattandosi infatti di una donazione. E se il creditore agisce entro il primo anno dalla donazione non ha neanche bisogno di attivare l’azione revocatoria potendo agire direttamente nei confronti del donatario.

Il saldo e stralcio

Sicuramente il modo migliore per evitare il pignoramento è trovare un accordo con il creditore o, nel caso di una banca, ristrutturare il debito con la concessione di un altro prestito a condizioni più vantaggiose (eventualmente anche attraverso la portabilità del mutuo presso altro istituto di credito).

In tal caso si può proporre un saldo e stralcio, ossia un pagamento forfettario, che eviti al creditore le spese legali del pignoramento e l’incertezza che questo inevitabilmente comporta, specie dinanzi a una persona che non offre garanzie.

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