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«Protestano perché pretendono di fumare in cortile? Ben venga. Per noi questa protesta diventerà un bel pretesto per fare cultura. L’obiettivo? Magari è ambizioso, ma è fare diventare i nostri studenti, fumatori e non, protagonisti di una campagna antifumo coi compagni più giovani. Cominceremo con l’apertura di un canale Instagram per parlare di questi temi. A breve convocheremo un incontro con i ragazzi». A parlare è Marco Battaglia, il professore di Filosofia del Liceo Classico Manzoni che, nei giorni scorsi, ha multato cinque studenti, sorpresi a fumare nel cortile del liceo di via Orazio.

«Ma perché multa solo me, che a scuola siamo in duecento che fumiamo, su mille studenti?». «Ma cosa interessa a lei, prof, se io fra trent’anni muoio perché fumo?». «Ho appena finito la versione di latino. Una sigaretta me la merito». Hanno obiettato così i ragazzi puniti e i compagni solidali, ricevendo il bollettino da 27,5 euro, il minimo fissato dalla legge, estesa anche alle sigarette elettroniche, di non fumare in tutti i locali scolastici, le pertinenze, cortili e giardini. Poi, sabato scorso è arrivata la protesta plateale, indetta dal Collettivo Politico Manzoni: un flash mob con fumogeni e comizio, per rivendicare «il sacrosanto diritto di fumare in cortile». E la critica alle multe: «Metodo punitivo e diseducativo, che anziché insegnarci a smettere di fumare per il nostro bene come i professori sostengono, ci insegna solamente a farlo di nascosto».

La scuola, naturalmente, non cambia idea. La legge va rispettata. «Le multe sono servite e continueremo a darle, se occorre» precisa il professore, ma intanto comincerà un progetto innovativo, che si affianca alle normali iniziative di educazione contro il tabagismo, già promosse dal liceo, soprattutto in prima. E se è vero che chi fuma dice di farlo «per combattere lo stress», in classe potrebbero arrivare lezioni di respirazione profonda. Lo spiega la preside Milena Mammani: «Lo proporrò ai professori di scienze motorie. Conoscere gli esercizi base della respirazione profonda poi serve per tutta la vita — dice la dirigente — Nella scuola c’è una pluralità di voci: è l’unico luogo veramente democratico dove diverse generazioni si confrontano. I ragazzi chiedono di fumare ma c’è anche chi chiede di poter respirare. Si nascondono per fumare in cortile ma poi il fumo sale e raggiunge le classi. Devono prendere consapevolezza di questa dipendenza, non arrogando diritti inesistenti, ma provando ad agire su se stessi, per uscirne. Loro sono il futuro e devono vivere bene e lungo. Quest’anno abbiamo 10 quinte e quindi tanti maggiorenni. Potrebbero diventare un esempio per i ragazzi di prima».

Dopo le multe, qualcuno ha fermato il professore di Filosofia per dirgli: «Lei è un “grande”». Già cambiato idea? «I ragazzi sono bellissimi proprio perché sono così imprevedibili e sempre in evoluzione» dice il docente, che in una classe aveva fatto un sondaggio. Il 100 per cento dei ragazzi ha risposto che avrebbe smesso di fumare per le multe, non per altri motivi. «La loro protesta può essere una buona occasione. Errare vuol dire anche camminare, non solo sbagliare. Ebbene, camminiamo insieme: la cultura deve cambiarti la vita. Il nostro obiettivo non è dare più multe, è farli arrivare al cuore del problema, a far capire che la legge contro il fumo è stata una conquista». E allora, ecco che il tema del fumo si trasforma in una conversazione di etica e filosofia. «Serve il proibizionismo?». «Fumare è un bisogno indotto: sei veramente libero se fumi?». «Fumare tocca le labbra, zona fonte di vita fin dalla nascita e poi zona erogena». Non fumare è anche una scelta etica. I ragazzi oggi hanno una forte sensibilità per la giustizia climatica e sociale. «La coltivazione del tabacco in Kazakistan vede un 60 per cento di manodopera minorile, esposta a tumori per inquinamento indiretto». E poi «Per essiccare le foglie di 300 sigarette si consuma un albero. Pensate di avere qui il “bosco del Manzoni”, dico ai ragazzi. E pensate a quante cose belle si potrebbero fare coi soldi risparmiati dalla spesa sanitaria per curare i fumatori e le persone che si ammalano per il fumo passivo» conclude Battaglia.

 

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