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Salgono i fondi per l’auto: «Duecento milioni in più» #finsubito prestito immediato


Un incontro costruttivo per portare avanti il dialogo che però non prevede attualmente alcun impegno definitivo. Il governo e Stellantis, l’unico costruttore automotive attualmente presente nel nostro paese, cercano di avvicinare le posizioni dopo le recenti polemiche, ma non ci sono ancora le condizioni per siglare un accordo di «alto profilo». Bisognerà attendere l’esito degli incontri europei che ci saranno a Bruxelles a fine mese per verificare se nasceranno le opportunità per alzare l’asticella e spostare il dossier a Palazzo Chigi. Un chance importante per chiudere l’intesa. Ieri mattina, alla presenza del Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, si è riunito il tavolo di lavoro che cerca di dare certezze ad un comparto fortemente in difficoltà. Le parti hanno ribadito le posizioni, dando ulteriori dettagli del quadro in evoluzione.

LO SCENARIO EUROPEO

È chiaro però che molto dipenderà da come si evolveranno le cose a livello comunitario dove l’Italia è impegnata in una complessa manovra per far invertire la tendenza. È proprio il nostro esecutivo a spingere per rivedere il quadro, valutare in modo diverso la scadenza del 2035 ed intervenire subito per far togliere le multe per chi emette troppa CO2 già dal 2025. Una misura prevista da tempo, ma che creerebbe ulteriore disagio ad un settore con l’acqua alla gola. «Il governo intende aumentare la dotazione del fondo automotive nella manovra economica, sostanzialmente di raddoppiare le risorse e giungere a 400 milioni». Così il Ministro ha risposto alle accuse di disimpegno. A questa cifra si aggiungono altre risorse: «Ci sono inoltre 500 milioni di euro per i contratti di sviluppo sui settori in transizione, a cominciare dall’automotive, che speriamo di raddoppiare dopo un confronto con la Commissione europea che è già in atto, così da giungere nel prossimo anno a un miliardo. Questi si sommano ai 400 milioni e ai residui 240 milioni dei precedenti piani». Facendo la somma si tratta di «un miliardo e 640 milioni» per gli anni 2025 e 2026. Urso ha spiegato che cambierà il modo di intervento perché quanto avvenuto finora non ha dato i risultati sperati: «Tutte queste risorse le destineremo all’offerta, cioè sul sostegno alle imprese che presentano accordi di innovazione, investimenti e ricerca, contratti di sviluppo, per realizzare nuovi stabilimenti o per rendere più efficienti quelli attuali, cioè per rafforzare il sistema industriale e quindi tutelare al meglio l’occupazione».

Il rappresentante dell’esecutivo ha concluso sottolineando che sono previsti «24 miliardi per i settori in transizione dal 2027 al 2036». Urso chiede a Stellantis di prendersi la responsabilità sociale del rilancio in Italia con un piano di investimenti dettagliato, di investire sulla gigafactory e di ubicare nella Penisola la nuova piattaforma per auto piccole per la quale sono in competizione anche Spagna e Francia.

NESSUNA MINACCIA

Al tavolo, a cui erano presenti anche le associazioni sindacali, le Regioni che ospitano impianti di Stellantis e l’Anfia in rappresentanza dell’indotto, il costruttore transatlantico era rappresentato da Giuseppe Manca, responsabile delle Risorse Umane di Stellantis Italia: «Abbiamo, ancora una volta, sottolineato il fatto che non è nostra intenzione, come sta avvenendo nel resto d’Europa, minacciare chiusure di stabilimenti né licenziamenti collettivi».

Il manager ha anche aperto ad incentivi sul piano continentale: «Visto il mercato dell’automobile e dell’elettrico, è chiaro che lo stop degli aiuti costituisce un problema. La rivisitazione dei bonus va rivista a livello dell’Unione. Oggi Stellantis produce molto per il mercato estero, la 500 Bev di Mirafiori è fatta soprattutto per l’esportazione. I modelli che arriveranno già subito, nel primo trimestre del 2025, sono appetibili all’estero. Quindi è chiaro che vale la pena parlare di incentivi, ma a livello europeo. Su questo mi sembra che ci sia un impegno del Ministro a rivedere tutte queste posizioni a Bruxelles».

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