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Il presidente della Consulta Luciano Gualzetti (Ansa)

L’usura è la conseguenza di un sistema malato che pone al centro il profitto e ai margini le persone indebitate, i poveri e i fragili. Un fenomeno preoccupante e dilagante, soprattutto in questo tempo di crisi che ha acuito il disagio economico e sociale di tante famiglie in difficoltà. La dignità umana viene così calpestata e annullata da criminali senza scrupoli che approfittano della debolezza e delle angustie di persone indifese che finiscono nella spirale perversa del sovraindebitamento.

È quanto emerso nel corso dell’Assemblea della Consulta Nazionale Antiusura “San Giovanni Paolo II” che si è tenuta sabato a Bari. «Il fenomeno del sovraindebitamento di famiglie e imprese è quello che ci preoccupa di più e per il quale abbiamo strumenti adeguati per intervenire», ha dichiarato Luciano Gualzetti, presidente della Consulta Nazionale. «Dietro però c’è l’usura che cerchiamo di prevenire con ascolto, accompagnamento e strumenti economici per le persone sovraindebitate in modo patologico e irreversibile».

Spesso è una lotta contro il tempo, per cercare di prevenire il ricorso agli strozzini. «Se agiamo in tempo le persone in difficoltà non si rivolgono al credito illegale», ha proseguito Gualzetti. «Occorre evitare che si usino strumenti finanziari in modo indiscriminato perché la piaga dell’usura è nascosta e difficile da intercettare in quanto le persone fanno fatica a denunciare, pensando che chi presta soldi in modo facile sia un salvatore».

Il fenomeno è in aumento, anche al Nord, e sta prendendo in ostaggio persone e imprese vittime della criminalità organizzata, con gravi ripercussioni sul tessuto economico. Gualzetti ha infine sottolineato che «Caritas e fondazioni assistono a un processo di impoverimento di famiglie e imprese in continua ascesa a causa dell’inflazione, dell’aumento delle bollette e della pandemia. In tutto questo – ha concluso – le persone pensano di risolvere o affrontare i problemi quotidiani rivolgendosi alle finanziarie e al credito al consumo, finendo invece nella trappola dell’azzardo o dell’usura».

Fondamentale e prezioso è il ruolo svolto da Fondazioni e associazioni che operano in modo capillare sul territorio, nell’attività di prevenzione del reato di usura e di sostegno a persone e famiglie in difficoltà economiche. Tuttavia, si avverte la necessità di alimentare sia l’azione preventiva che di intervento diretto in favore dei soggetti usurati, rimodellando e potenziando il “Fondo per la prevenzione dell’usura”, istituito presso il MEF dall’articolo 15 della legge 108/1996.

Sono questi i capisaldi di una approfondita ricerca effettuata dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, presentata nel corso dell’Assemblea. Dall’analisi dei dati raccolti, c’è un rilievo importante: i soggetti che più di frequente si rivolgono alle 34 fondazioni e associazioni che fanno parte della Consulta, sono persone tra i 48 e i 57 anni o pensionati, soprattutto uomini coniugati con famiglie molto numerose. Nella maggior parte dei casi, si tratta di cittadini che hanno un’occupazione lavorativa e che percepiscono redditi esigui o, comunque, hanno problemi di cattiva gestione del denaro.

Le difficoltà finanziarie nelle quali tali soggetti si trovano e a causa delle quali non riescono a far fronte agli impegni finanziari assunti sono legate soprattutto a eventi relativi all’attività lavorativa, come la perdita del lavoro, la cassa integrazione o la riduzione dei redditi. L’attività di ascolto è sia propedeutica all’istruttoria, sia di accompagnamento dell’intero percorso del soggetto vulnerabile e, quindi, anche successiva alla concessione della garanzia e all’erogazione del prestito, mirando a far emergere eventuali problematiche o disagi conseguenti o correlati allo stato di bisogno.

Nei casi di usura accertata, la Consulta e le fondazioni possono essere di aiuto nel promuovere le denunce da parte di chi è vittima degli usurai. Un’équipe di professionisti volontari – formata da avvocati, penalisti, commercialisti e consulenti del lavoro – affianca le vittime nelle problematiche tecnico-giuridiche che si presentano nel difficile percorso che la vittima deve affrontare. Viene anche fornita assistenza nella richiesta del mutuo al Commissario Straordinario Antiusura (ex art. 1) in collaborazione con la Prefettura.

Sono parte dello stesso processo di intervento le iniziative che le fondazioni e la stessa Consulta in via diretta realizzano nelle comunità in cui agiscono: dai progetti di educazione finanziaria, indirizzati anche alle scuole primarie e secondarie, alle iniziative di informazione sugli strumenti di supporto nella gestione di situazioni di sovraindebitamento. A fronte della notevole capacità operativa sul territorio mostrata dalle associazioni e fondazioni, vi sono comunque alcune criticità nel funzionamento del Fondo di prevenzione ex art 15 (in parte correlate al funzionamento del Fondo di solidarietà ex art. 14) che si possono definire “di sistema”.

La ricerca mette in evidenza la complessità del rapporto con le banche. Una problematica che parte dall’eccessiva lunghezza dei tempi per la conclusione dell’istruttoria da parte degli istituti bancari, che finisce per indurre i richiedenti a ricercare forme di credito illegale. Nel corso degli anni l’adozione di protocolli e convenzioni a livello locale tra fondazioni, associazioni e banche non si è sempre tradotta in prassi efficaci. In quest’ottica, potrebbe costituire uno strumento interessante la raccomandazione contenuta nell’Accordo quadro nazionale del 2021 che esorta gli istituti bancari a valorizzare gli accertamenti già svolti dai Confidi e dalle ASF. Con la legge 30 dicembre 2020 n.178 (legge di Bilancio 2021), il legislatore ha riconosciuto ai Confidi la possibilità di erogare crediti di minore importo ricorrendo alle somme del Fondo di prevenzione dell’usura.

Proprio sulla dotazione del Fondo, la ricerca dell’Università Cattolica focalizza l’attenzione sulla esiguità delle risorse. Da più parti si richiede un rafforzamento dei mezzi finanziari disponibili e anche una modifica del riparto delle risorse tra Confidi, fondazioni e associazioni.

La Consulta Nazionale Antiusura ha avanzato da tempo la proposta di prevedere che i residui annuali non utilizzati dal Fondo di solidarietà alle vittime dell’usura, di cui all’art. 14 della Legge 108/1996, vengano destinati nella misura del 50 per cento al Fondo di prevenzione dell’usura.

Tra l’altro, attualmente il 70 per cento dei fondi a disposizione va ai Confidi, il 30 alle Fondazioni e Associazioni. Sarebbe auspicabile, a parere dei ricercatori, un riequilibrio nella ripartizione delle risorse.



 

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