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Matteo Salvini, vicepremier e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, negli ultimi giorni ha richiamato l’attenzione sulla necessità di una nuova pace fiscale, facendo riferimento in particolar modo al meccanismo del saldo e stralcio per i debiti fino a 30.000 euro: cos’è e come funziona?

Nel bel mezzo dei lavori per la riforma fiscale, il vicepremier e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini è tornato a parlare di pace fiscale facendo riferimento, in particolare, al saldo e stralcio per permettere a tutti e tutte coloro che hanno debiti fino a 30.000 euro di mettersi in regola col Fisco.

Ma cos’è e come funziona questo meccanismo agevolato che permette ai cittadini e alle cittadine di regolarizzare la propria posizione?

Per comprenderne il significato basta guardare al passato, senza neanche andare troppo lontano: il primo Governo Conte, che vedeva sempre Salvini come vicepremier, lo ha introdotto con la Legge di Bilancio 2019.

Che cos’è il saldo e stralcio citato da Salvini come strumento di pace fiscale?

Diversi Governi dopo e con una tregua fiscale approvata nell’ultima Manovra, e ancora ai nastri di partenza, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha riacceso i riflettori sul saldo e stralcio:

“Oltre alla riforma della giustizia, una grande e definitiva pace fiscale tra fisco, agenzia delle entrate e contribuenti italiani è fondamentale per liberare milioni di italiani ostaggio da troppi anni dell’Agenzia delle entrate”.

Più nel dettaglio ha fatto riferimento alla possibilità di pagare una parte dei debiti col Fisco e di cancellare il resto:

“Sto parlando di italiani che hanno fatto la dichiarazione dei redditi e non sono riusciti a pagare tutto quello che dovevano, cioè gli evasori totali per me possono andare in galera e buttare la chiave, ma se qualcuno ha un problema fino a 30 mila euro che si trascina da anni, chiudiamolo. Gliene chiediamo una parte e azzeriamo tutto il resto”.

Qualche giorno dopo ha rincarato la dose, evidenziando la necessità di una nuova pace fiscale, presente anche nell’accordo della coalizione del centro destra presentato in campagna elettorale.

Effettivamente nel testo si faceva riferimento esplicitamente all’introduzione di un nuovo saldo e stralcio come “strumento per trovare un accordo tra cittadini ed Erario per la risoluzione del pregresso”.

Di strumenti per raggiungere lo stesso scopo, però, con la Legge di Bilancio 2023, che è frutto del lavoro dei primi mesi di Governo di cui il vicepremier Salvini fa parte, ne sono arrivati diversi: primi fra tutti la rottamazione quater, solo ai nastri di partenza, e lo stralcio dei debiti fino a 1.000 euro.

A sottolineare questo aspetto è anche il collega di Governo Maurizio Leo, viceministro dell’Economia e delle Finanze, che interpellato sul tema a margine dei lavori sulla riforma fiscale si è espresso con le parole riportate da ANSA:

“Personalmente ragiono sull’esistente, che sono oggi la delega fiscale e la rottamazione che deve fare il suo corso, le istanze sono state presentate entro il 30 giugno, l’Agenzia delle entrate deve entro settembre mandare la proposta e poi si devono fare i pagamenti”.

Saldo e stralcio, come funziona?

Salvini, dal canto suo, non sembra fare passi indietro sul tema e le sue ultime dichiarazioni richiamano alla memoria quel meccanismo che ha preso forma nella Legge di Bilancio del 2019, la legge numero 145/2018, firmata dal Governo gialloverde.

A spiegare il significato in termini sintetici del saldo e stralcio delle cartelle è l’Agenzia delle Entrate Riscossione: “una riduzione delle somme dovute” e l’azzeramento di sanzioni e interessi di mora.

Si tratta, quindi, di un meccanismo diverso dalla rottamazione che permette ai contribuenti di estinguere i debiti iscritti a ruolo eliminano interessi e sanzioni, ma pagando tutto il dovuto.

Nell’ultime versione prevista, il saldo e stralcio era dedicato esclusivamente alle persone fisiche in grave e comprovata difficoltà economica componenti di famiglie con un ISEE, Indicatore della Situazione Economica Equivalente, non superiore a 20.000 euro. E la possibilità di ridurre l’importo dovuto era limitata ad alcune tipologie di debiti affidati all’Agente della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2017.

In particolare, oggetto di saldo e stralcio erano i “carichi derivanti dagli omessi versamenti dovuti in autoliquidazione, in base alle dichiarazioni annuali, e quelli derivanti dai contributi previdenziali dovuti dagli iscritti alle casse professionali (in caso di delibera) o alle gestioni previdenziali dei lavoratori autonomi INPS”.

Questa volta l’idea di Salvini, però, sembra puntare su una logica diversa, un limite di accesso in base al valore del debito e non al reddito della persona che dovrebbe corrispondere le somme al Fisco.

In termini pratici, in questo modo, una persona con una buona disponibilità economica e un debito non superiore a 30.000 euro avrebbe accesso comunque alla possibilità di pagarne una parte e azzerare il resto.

Ma, per ora, non si esce dal campo delle ipotesi, le priorità per il Governo in questi giorni di luglio sono altre: arrivare compatti ad approvare la riforma fiscale prima della pausa estiva del Parlamento, così come promesso più volte.

 

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