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Gira una voce, non so se sia vera, anzi lo escluderei, ma ve la passo lo stesso così come mi ha raggiunto: Ilaria Salis sarebbe stata eletta anche con l’appoggio di Fratelli d’Italia. Un paradosso? Una dietrologia da pianerottolo? Forse, ma da non escludersi a priori nel tempo della politica duttile, la politica del tutti dentro e del tutto e il contrario di tutto. La confidenza è articolata e paranoicamente precisa. A inizio primavera si prende, misteriosamente, a parlare di questa galeotta italiana in Ungheria, questa militante antifà accusata di avere spaccato facce di neonazisti veri o presunti insieme a un commando di sodali (tutti risoltisi a patteggiare tranne lei). Subito la segretaria piddina Elly Schlein fa sapere, e questo è un fatto certo, di volerla candidare ma si scontra con l’opposizione bigotta del partito, la fazione santegidiense che sa far di calcolo politico: “Pacifisti va bene, ma appoggiare una così cosa rende?”. Schlein capisce l’antifona e chiede agli impresari Fratoianni&Bonelli di pensarci loro. I due accettano ma dopo la débacle di Soumahoro non possono sbagliare e chiedono garanzie precise: elezione certa e una serie di benefit mediatici e politici. Accordo fatto, Salis viene trionfalmente candidata. A questo punto si inserirebbe Meloni che avrebbe invitato, per così dire, ad adoperarsi per l’elezione della precaria esaltata di estrema sinistra. Meloni sa come andranno le elezioni, sa che farà incetta di voti a livello personale, sa che Ursula von der Leyen resterà al suo posto, ha bisogno di appoggiarla ma le serve la non belligeranza del PD, che difatti manda segnali in codice: “Giorgia stiamo arrivando” dice Elly come una vecchia amica. E Giorgia si trattiene dal dirle “fai presto, ti aspetto” ma il senso del silenzio è quello. Meloni vuol durare in Europa anche per durare in casa, dove l’opposizione di sinistra si è fatta sempre più annacquata, diuretica, sì, qualche punturina per salvare le apparenze, ma il patto di convivenza è chiaro: il PD e i suoi derivati non infieriscono sul trasformismo postmussoliano di “Giorgia” e nemmeno sui risvolti imbarazzanti del cerchio magico: il portavoce del cognato Lollo, il Paolino Signorelli nipote dell’ideologo ultranero, inchiodato da intercettazioni imbarazzanti in cui esalta l’Olocausto e i criminali nell’orbita neofascista come Diabolik, ammazzato da albanesi in un regolamento tra narcotrafficanti, ma “l’Unità” del pompiere Sansonetti denuncia i leaks che hanno portato allo scoperto le chat. Che garantismo! Allo stesso modo, non c’è nessuna pressione da destra sulla sinistra rediviva, anzi viene accolta si direbbe con soddisfazione e quasi con sollievo la inaspettata conferma elettorale della capa piddina. “Stiamo arrivando”, all’insegna del “c’è posto per tutti”. In questa ottica, forse complottista, certamente complottista, Ilaria Salis assume il ruolo di anello di congiunzione, di trait d’union del tutti dentro in Europa. Non l’ha ancora capito babbo Salis che, come il bove nella gelateria, prende a dare della nana Mammola alla premier, ma glielo faranno capire. Salis padre è un altro che si è un po’ montato la testa, da sovranista urbaniano alle kermesse dell’Anpi, è inebriante il familismo sociale ma a questo punto gli serve un correttivo: vedrete che presto verrà indotto a più miti e diplomatici consigli.

Fine della ricostruzione dietrologica ma sia come sia a questo punto la maggioranza vaccinista e chiusurista di Ursula sembra inattaccabile: ha perso ma resta e i primi a puntellarla chi sono? I verdi di Fratoianni&Bonelli, demiurghi dell’antagonista Salis della quale l’esponente fratellino Marcora chiede oggi il pignoramento dello stipendio da fresca europarlamentare: risulterebbe infatti un debito pregresso di 90mila euro relativo a una casa occupata in viale Romagna a Milano, zona Città Studi.

Punture di spillo, teatro per coprire l’indicibile? Ma no, che vai a pensare. Però alcuni fatti sono incontestabili: uno, che a questo punto novantamila euro di debito per una europarlamentare destinata a ramazzare 3 milioni in 5 anni sono uno schiocco di dita, due che questo debito Ilaria Salis non lo pagherà mai, la giustizia essendo uguale per tutti i potenti che in quanto tali godono di impunità, di franchigia sulle malefatte pregresse, vere o presunte che siano. Se si pensa che per fare il bidello occorre la fedina penale immacolata ma per farti eleggere all’Europarlamento puoi sbandierare 4 condanne definitive e 29 precedenti di polizia, fatto inspiegabile alla luce dei codici, dei regolamenti non del costume della politica utilitaristica e pubblicitaria, metalegale. Comunque una volta dentro, sei dentro “e l’Ungheria se lo piglia in culo” come riassume efficacemente uno che sta dentro e ostenta di saperla lunga.

Pignorare sei mesi di stipendio da nuova avanguardia non del popolo ma della élite globalista e finanziaria, ultra-capitalista? Il legale di Ilaria, avvocato Losco, ha già cominciato a fare il suo mestiere mascherandosi dietro impedimenti e garbugli cartacei, burocratici. E che altro dovrebbe fare? Alla fine vedrete di questa storia non si parlerà più. Però animo, adesso con Salis la lotta dall’interno leninista, “cambiare la UE da dentro” diventa fattibile, possibile. Con Salis e Vannacci, con Elly e Giorgia. Basta aspettare. Sempre che nel frattempo la UE di Ursula von der Vaccinen di concerto al boss dell’OMS, Tedros, non escogiti una nuova pandemia del gallo cedrone, dal pappatacio, della peste nera o manzoniana, nel qual caso toccherà avere pazienza e restare, come ai bei tempi, chiusi e vaccinati. Ma è importante avere votato, se no vincevano quegli altri e allora non c’erano più speranze.

 

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