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Di Marina Visciano – Ho riflettuto a lungo sul fatto di scrivere o meno questa lettera e alla fine mi sono decisa. Sono un’insegnante della scuola secondaria superiore di secondo grado, ho 33 anni e vivo in Toscana. Sono una docente neoassunta in questo anno accademico 2023/2024.

Due anni fa ho partecipato al concorso straordinario bis (articolo 59, comma 9-bis, del DL n. 73/2021) in Liguria, perché nella mia regione erano previsti 0 posti disponibili. Per questioni burocratiche legate alle procedure concorsuali sono entrata un anno dopo rispetto ai vincitori di altre classi di concorso, che hanno potuto iniziare l’anno di prova già nel a.a. 2022/2023.

Comunque, il grande Checco Zalone, come nel suo celebre film Quo vado?, probabilmente avrebbe detto “Per il posto fisso? Vado anche al Polo Nord!”…e io sono d’accordo con lui. Per chi non lo sapesse, l’anno di prova va necessariamente svolto nella prima sede assegnata.

Vabbè, diciamo che si può anche fare. Nel mio caso posso anche dire di aver trovato un bell’ambiente di lavoro, ma purtroppo questo non è sufficiente quando i disagi e gli svantaggi derivanti da fattori esterni all’ambito scolastico sono così numerosi.


Per un anno ho fatto quattro ore di viaggio al giorno con i treni ad alta velocità (con i regionali sarebbero state sei), due ore all’andata e due a ritorno. Sarei potuta andare in auto, ma la tratta autostradale tra le due città costa 16,50 € all’andata e la stessa cifra a ritorno. Aggiungiamoci la benzina, si tratta di circa 60 € al giorno: insostenibile.

“Scusa se te lo chiedo, ma non ti conveniva cercare una sistemazione in Liguria?”

Eccola qua, la frase che più ti senti ripetere durante l’anno da chiunque incontri, in buona fede certo. Perché insomma, a 33 anni in Italia sei ancora considerata tale da poter prendere e spostarti, cambiare vita dall’oggi al domani, perché tanto “sei giovane!”. Solo che le persone non considerano, sempre in buona fede, che a 33 anni una persona possa avere una casa con un mutuo da pagare, per cui aggiungere un affitto sarebbe anch’esso insostenibile. Non considerano l’ipotesi che tu possa aver già fatto così tanti traslochi negli ultimi anni da non avere neanche più la forza mentale di rimettere la tua vita in una scatola. E poi ovviamente impensabile il fatto che tu possa avere un compagno o un marito che lavora nella tua regione con cui condividi la quotidianità. No.


Siamo tutti giovani e liberi di fluttuare nell’aria e nel Paese, e poi ci sentiamo pure dire che facciamo figli troppo in là con l’età, ma magari di questo parleremo in un altro momento.

Così, per le più e mille ragioni, ho vissuto un anno di pendolarismo, con il treno dell’andata in partenza alle 5.30 e il treno del ritorno con cui arrivavo a casa alle 18.00. Questo accadeva nella migliore delle ipotesi, quando non c’erano ritardi, guasti o “persone non autorizzate ferme in prossimità della linea”, altrimenti diventavano anche le 19.00 o le 19.30, con cambi treni improvvisati in qualche stazione compresa nel tragitto. Non sono mai riuscita a tornare a casa prima di quell’ora perché tra le 13.30 (orario del termine delle lezioni) e le 15.30 su quella tratta non ci son treni che ti portino a casa senza fare almeno due cambi in due stazioni diverse e rischiare di perdere le coincidenze. Ci ho provato qualche volta, con scarsi risultati. Se fino a ora però la mia lettera sembra più una pessima pubblicità alle autostrade e ai servizi
ferroviari italiani, in realtà l’obiettivo è un altro.

Ho viaggiato sui treni per anni, più di dieci, anche su tratte lunghe. Insegno da cinque anni con amore e passione, ma ho lavorato anche nell’ambito della libera professione, nel settore privato e nell’università, per cui risparmiamo altre frasi del tipo “se i docenti facessero qualche esperienza lavorativa fuori dalla scuola non si lamenterebbero”. Sono pienamente consapevole dei vantaggi e degli svantaggi dei diversi ambienti lavorativi, per cui vorrei davvero porre le basi per una riflessione concreta.


Sembra che l’ultima possibilità dei docenti neoassunti 2023-24 di avere un ricongiungimento familiare fuori dalla provincia di servizio sia sfumata nel nulla, se non in presenza di figli minori di 12 anni, familiari conviventi con L. 104 o invalidi civili (intesa MIM- sindacati). La mia non è certo una critica nei confronti di chi, in una o più di queste situazioni, potrà usufruire delle deroghe e potersi riavvicinare a casa. Anzi, direi che dare la possibilità a queste persone sia davvero il minimo per potersi considerare parte di una Paese civile. Non mi spiego però come possa essere negata la possibilità di riavvicinarsi a casa a tutti i neoassunti che hanno semplicemente un compagno o un marito, o magari un figlio sopra ai 12 anni (mi dispiace ragazzi, se avete 13 anni mamma o babbo restano a lavorare a Timbuctù!). Tale possibilità è stata invece data fino allo scorso anno a tutti i docenti, compresi i neoimmessi nell’a.a. 2022-2023 assunti da concorso straordinario bis che avessero superato l’anno di prova, grazie ad un’intesa tra Ministero e
sindacati che prorogava ulteriormente il CCNI 2019/22.

Da questo anno, i neoassunti sono soggetti al vincolo di permanenza triennale nella scuola di assunzione (“ai sensi del combinato disposto di cui all’art. 399/3 del D.lgs. 297/94 e dell’art. 13/5 del D.lgs. 59/2017”), sebbene sia comunque permesso di presentare domanda di assegnazione nella provincia di titolarità. Se è possibile cambiare scuola all’interno della stessa provincia quindi, perché non è contemplato farlo anche fuori da questo confine amministrativo? A maggior ragione per i docenti che hanno partecipato alla stessa procedura concorsuale, nello stesso anno, di coloro a cui questo diritto è stato concesso.

Dov’è, in tutto questo, la tutela della famiglia? Quella stessa famiglia che tanto ci teniamo a difendere nei comizi pubblici, nei grandi slogan. Promuoviamo la natalità nel Paese, come?

Effettivamente potremmo tentare un concepimento in videochiamata, non ci avevo ancora pensato.

Forse più che tutelare l’idea della famiglia, mi aspetterei che lo Stato ne tutelasse la serenità, affettiva ed economica, anche perché non è una novità che un cittadino sereno sia un lavoratore più produttivo.

E per essere sereni, è necessario essere vicini a chi si ama, a chi ci ama.

Della famiglia bisogna prendersene cura, e per farlo serve quotidianità.

Lasciateci tornare a casa.

 

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