Pensione minima 2024 con 25 anni di contributi: cosa sapere (anche sul futuro) e quanto spetta? Esempi, calcoli e importi.
In questo approfondimento vedremo insieme quanto spetta di pensione minima 2024 con 25 anni di contributi (scopri le ultime notizie sulle pensioni e su Invalidità e Legge 104. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Pensione con 25 anni di contributi: quali novità?
In questi giorni – ne abbiamo parlato anche in questo approfondimento su The Wam.net – si sta ipotizzando la possibilità di introdurre Quota 92, una nuova misura previdenziale che unisce la pensione di vecchiaia alla pensione anticipata, rivolta a chi possiede un’anzianità contributiva minima di 25 anni.
Se riuscisse a convincere il governo (che è molto scettico al momento), ci si potrà accedere a 67 anni di età, ma anche a 62 o 63 anni di età (in questo caso ci sarebbe una riduzione dell’importo dell’assegno fino al 30-35%) oppure a 72 anni, per chi volesse posticipare l’uscita usufruendo di un bonus contributivo come avviene per Quota 103 col Bonus Maroni.
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In pensione con 25 anni di contributi: quando è possibile?
In attesa di saperne di più su Quota 92, quando è possibile andare in pensione con 25 anni di contributi versati?
Le uniche soluzioni sono la pensione di vecchiaia (67 anni di età e 20 anni di contributi), la pensione anticipata contributiva (64 anni di età e 20 anni di contributi) e la pensione di vecchiaia anticipata per invalidi civili (56 anni per le donne, 61 anni per gli uomini se invalide/i almeno all’80%, e 20 anni di contributi).
Impossibile, invece, puntare alle altre formule anticipate: per la pensione anticipata ordinaria occorre aver versato almeno 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e un anno in meno per le donne. Per Quota 41 precoci e Quota 103 occorrono 41 anni di contributi, per Opzione Donna e la pensione per lavori usuranti almeno 35 anni di contributi. Per l’Ape Sociale dai 30 ai 36 anni di contributi a seconda della categoria di riferimento.
Pensione minima con 25 anni di contributi: cosa sapere?
In questo approfondimento, però, ci concentreremo pure su quanto spetta di pensione minima con 25 anni di contributi.
Iniziamo col dire che la pensione minima è l’integrazione all’importo della pensione erogata dall’INPS nel caso in cui questo non raggiunge la soglia minima prevista dalla legge e fissata, per il 2024, a 598,61 euro al mese.
Dunque, a prescindere dall’anzianità contributiva a disposizione, che siano 25 anni di meno o qualcuno in più, l’importo della pensione minima non cambia, né per gli uomini, né per le donne.
L’unica differenza riguarda il periodo in cui sono stati versati i contributi, se prima o dopo il 1996 o esclusivamente a partire dal 1° gennaio 1996.
Nel primo caso si parla di sistema di calcolo misto e si ha diritto all’integrazione al trattamento minimo se la pensione maturata sia di importo inferiore alla soglia minima prevista dalla legge.
Nel secondo caso si parla di sistema di calcolo contributivo: a chi possiede un’anzianità contributiva maturata esclusivamente a partire dal 1° gennaio 1996 non spetta la pensione minima. Significa che, se l’importo della pensione è inferiore alla soglia minima prevista, questo rimane invariato, senza diritto all’integrazione.
Inoltre, chi va in pensione con 25 anni di contributi versati a partire dal 1° gennaio 1996, dovrà garantire un assegno minimo pari a 1,5 volte l’importo dell’Assegno sociale: significa che nel 2024, i contributivi puri possono andare in pensione solo se il loro assegno sia pari o superiore a 801,61 euro al mese. In caso contrario potranno andare in pensione soltanto a 71 anni di età.
Quanto spetta di pensione minima con 25 anni di contributi?
Ma quanto si prende di pensione con 25 anni di contributi? Dipende dal periodo in cui è maturata l’anzianità contributiva.
Se prima e dopo il 1996, l’assegno si calcola con le regole del sistema misto, individuando due quote: la prima con le regole del retributivo (l’aliquota del 2% moltiplicata per gli anni di contributi versati sino al 1995 e il risultato moltiplicato per le ultime retribuzioni percepite); la seconda con le regole del contributivo (il 33% della retribuzione lorda annua, moltiplicata per gli anni di contributi versati dal 1996 in poi. Sul risultato si applica il coefficiente di trasformazione in base all’età).
Ad esempio, con una retribuzione lorda annua di 25.000 euro e un’anzianità contributiva di 25 anni, maturata per i primi 10 anni fino al 1995 e gli altri 15 anni dal 1996 in poi, un pensionato percepirà un assegno mensile di 930 euro lordi, circa 680 euro netti al mese.
Se, invece, l’anzianità contributiva è maturata esclusivamente a partire dal 1996, l’assegno si calcola con il sistema contributivo.
Con 25.000 euro di retribuzione lorda annua e 25 anni di contributi versati, il montante contributivo finale sarà di 207.000 euro circa. Su questo importo si applica un coefficiente di trasformazione del 5,723% (a 67 anni), che ci restituisce l’importo lordo di un anno di pensione: 11.800 euro, circa 910 euro lordi al mese, intorno ai 650 euro netti al mese.
Faq sulla pensione minima
Quali redditi si considerano per il calcolo del reddito per la pensione minima?
Ai fini del calcolo dei redditi individuali o coniugali non vengono considerati:
- i redditi esenti da IRPEF (pensioni di guerra, rendite Inail, pensioni degli invalidi civili, trattamenti di famiglia…);
- la pensione da integrare al minimo;
- il reddito della casa di abitazione;
- gli arretrati soggetti a tassazione separata come il TFR.
Quali documenti sono necessari per ottenere l’integrazione al minimo per la pensione?
Per ottenere l’integrazione al minimo, che spetta a chi soddisfa determinati requisiti reddituali, è necessario presentare il Modello RED aggiornato all’anno in corso. Il Modello RED è una dichiarazione dei redditi che i pensionati devono obbligatoriamente presentare per l’ottenimento di particolari prestazioni collegate alla propria situazione reddituale o a quella del proprio nucleo familiare.
Spetta la pensione minima senza aver mai lavorato?
No, non è possibile. Per averne diritto bisogna essere titolari di una pensione diretta (di vecchiaia, di anzianità o anticipata) o di una pensione indiretta (la pensione di reversibilità). E siccome la pensione matura grazie agli anni di contributi accumulati e i contributi vengono versati dal datore di lavoro o autonomamente (vedi i lavoratori autonomi) quando si presta un’attività lavorativa, ecco che la pensione minima senza aver mai lavorato non si potrà mai percepire.
A quale “pensione minima” ha diritto chi non ha mai lavorato o ha pochi contributi?
Chi non ha mai lavorato o chi non è riuscito a maturare un’anzianità contributiva minima per la pensione ha diritto all’Assegno sociale, ma solo se possiede questi requisiti:
- 67 anni compiuti;
- cittadinanza italiana (i cittadini stranieri devono essere in possesso di regolare permesso di soggiorno);
- residenza in Italia da almeno 10 anni;
- reddito annuo pari o inferiore a 6.947,33 euro (nel 2023 era di 6.542,51 euro).
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