ROMA — Quindici giorni dopo la chiusura della rottamazione delle cartelle esattoriali versione 2023, la quarta negli ultimi sette anni, per giunta chiusa con risultati senza precedenti, ed alla vigilia della riforma fiscale che il governo vorrebbe attuare dal prossimo gennaio, Matteo Salvini rilancia il condono. Mettendo in campo non più e solo la cancellazione di interessi, sanzioni e aggio di riscossione, ma di una parte del debito fiscale vero e proprio. Per il leader della Lega, la «pace fiscale», è una riforma strutturale chiave, «come quella della giustizia» ha detto ieri a Matera, scatenando un coro di critiche dell’opposizione: «Serve una grande e definitiva pace fiscale — ha detto — per liberare milioni di italiani ostaggio da troppi anni del fisco e dell’Agenzia delle Entrate. Sto parlando di italiani che hanno fatto la dichiarazione dei redditi, ma che poi non sono riusciti a pagare tutto quello che dovevano».
Sono contribuenti perfettamente conosciuti al fisco, e raggiunti sistematicamente dagli accertamenti, che sugli omessi versamenti sono automatici. Tutt’altro, dice Salvini, rispetto «agli evasori totali, completamente ignoti al fisco, che per me possono andare in galera buttando la chiave», indicando una nuova «soglia», per così dire, per l’evasione «di necessità »: 30 mila euro. «Se qualcuno ha un problema fino a 30 mila euro che si trascina da anni, chiudiamolo. Gliene chiediamo una parte e azzeriamo tutto il resto» ha aggiunto il ministro. Un meccanismo che appare diverso dalla rottamazione delle cartelle, l’ultima delle quali si è appena chiusa, che cancella solo sanzioni, interessi e aggio di riscossione, ma pretende il pagamento di tutto il debito tributario. Una sanatoria che, tra l’altro, ha avuto un successo clamoroso, grazie alle condizioni molto più vantaggiose rispetto alle edizioni precedenti. I contribuenti che hanno aderito sono stati addirittura 3 milioni e 827 mila, il doppio del previsto, con un debito stimato in 50-60 miliardi di euro, anche se è presto per dire che la partita del fisco, almeno con questi contribuenti, sia già finita (e la prospettiva di una nuova sanatoria non aiuta).
Nelle precedenti rottamazioni, la prima nel 2016, la «bis» nel 2017, la «ter» nel 2018, moltissimi cittadini hanno avviato la procedura, definito con il fisco gli importi da versare, sgravati da sanzioni, interessi e aggio, ma poi non hanno pagato, oppure hanno smesso dopo le prime rate. Così, se nel 2016 dovevano entrare 17,7 miliardi ne sono stati incassati 8,2, nel 2017 meno di 3 miliardi invece che 8,4, nel 2018 appena 8,6 miliardi a fronte dei 26,3 dell’incasso stimato.La pace fiscale invocata ieri da Salvini assomiglia di più al saldo e stralcio delle cartelle, con la cancellazione totale del debito o di una parte, che finora ha riguardato le cartelle di importo più piccolo, da mille a cinque mila euro, e per solo per i contribuenti con i redditi più bassi, fino a 30 mila euro di Isee.
La tentazione della maggioranza di arrivare a un vero e proprio condono, del resto, è sempre più forte. Anche per l’avvicinarsi della riforma fiscale, con la delega in discussione in Parlamento, e che l’esecutivo vorrebbe avviare già dal prossimo anno. Un cambiamento profondo del sistema (su accertamento e riscossione in Parlamento non ha ancora iniziato a lavorare), anche secondo la teoria economica ortodossa, potrebbe giustificare un colpo di spugna sul passato. La stessa presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e da sempre il suo partito, come anche Forza Italia, sostengono la necessità di cambiare il rapporto tra cittadini e fisco che oggi, parole sue, riscuote «un pizzo di Stato».
Prospettive che preoccupano non poco le opposizioni, ieri scatenate nelle critiche a Salvini. «Quando viene legittimata l’evasione fiscale non si arresta mai» dice Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro del Pd, mentre per Francesco Boccia quello di Salvini è un vero e proprio «inno» all’evasione. Va giù duro anche Giuseppe Conte, leader del M5S, che parla di «messaggi devastanti». «Un carosello di rumori fastidiosi» dice Carlo Calenda di Azione, mentre per Angelo Bonelli , Avs, «il governo fa la guerra ai poveri e premia gli evasori».
Sarà scontro frontale, quindi. Le avvisaglie si erano già avvertite la scorsa settimana in occasione del voto dell’Aula della Camera sulla delega per la riforma fiscale. Con il Parlamento pronto a bocciare un ordine del giorno del Pd proprio sull’evasione sul quale pure il governo aveva dato un parere favorevole.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link
Informativa sui diritti di autore
La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni: la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.
Vuoi richiedere la rimozione dell’articolo?
Clicca qui