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Dopo un primo incontro tenuto ieri, giovedì, è stato rimandata a un secondo momento fissato per martedì 19 marzo la chiusura dell’assemblea che vedrà gli obbligazionisti del Gruppo Egea chiamati a esprimersi sul piano di saldo e stralcio proposto loro nell’ambito della composizione negoziata della crisi attiva dal giugno scorso. 

Quello di ieri, si apprende, è stato un passaggio interlocutorio servito all’adempimento di una serie di passaggi burocratici e alla nomina dei rappresentanti in seno alla categoria di creditori, che martedì saranno chiamati a esprimersi a favore o contro un piano che nel loro caso prevede il rimborso delle obbligazioni sottoscritte in una misura minima del 30%, con la possibilità di percentuali anche superiori in ragione dei risultati che verranno realizzati dal gruppo nei prossimi esercizi. 

Come già per i fornitori e per le banche, anche nel caso degli obbligazionisti servirà però l’accordo di una maggioranza qualificata dei creditori (dovranno essere a favore i titolari del 60% dei 30 milioni di euro di obbligazioni emesse dal gruppo albese, 10 milioni dei quali dei quali sono però garantite da Sace) affinché il piano di salvataggio possa proseguire tramite il coinvolgimento del Gruppo Iren, pronto a investire nuove risorse per 85 milioni di euro, e la costituzione di una “new-co” della quale la multiservizi erede delle municipalizzate di Torino, Genova, Parma, Piacenza e Reggio Emilia deterrà il 50% del capitale, mentre la parte restante sarà in mano alle banche e in particolare di quelle titolari dei crediti garantiti ancora da esigere, circa la metà degli oltre 320 milioni di euro di debiti bancari che gravano sulle casse di Egea, mentre sulla quota restante è in definizione un altro accordo di saldo e stralcio con rimborso al 30%. 

I fornitori hanno già accettato quel piano per il 60% dei crediti da loro vantati, la misura minima richiesto dalla normativa, e analoga intesa  è prossima alla definizione per quanto riguarda l’erario, che vanta crediti per 200 milioni di crediti (ne verranno pagati 60 milioni in dieci anni). 

Come già segnalato da queste pagine (leggi qui), se dal voto degli obbligazionisti non arrivasse l’auspicato via libera al saldo e stralcio la prospettiva sarebbe quella di un avvio del gruppo a una procedura di concordato semplificato e quindi al fallimento. In quell’ipotesi, era stato rilevato nella recente audizione tenuta nella 3ª Commissione consiliare del Comune di Alba dal consigliere di gestione Giovanni Valotti e dal commercialista Massimo Feira il primo creditore a dover essere soddisfatto diventerebbe l’erario. 

 

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