Metti una sera a cena. E se la cena è con Riccardo Patrese, il pilota che ha attraversato quasi due decenni della storia della Formula Uno (dal ’77 al ’93) e che ancora oggi, con 256 gran premi disputati (con sei vittorie e vice campione del mondo nel 1992), è l’italiano più presente nella storia delle corse a ruote scoperte, il desco è sicuramente da ricordare. Il pilota padovano, oggi settantenne, è stato infatti ospite giovedì sera, al ristorante Vinicio di Fossalta, del Circolo della Biella dove ha presentato il suo libro autobiografico ’F1 Backstage’, scritto a quattro mani con Giorgio Terruzzi, storico giornalista. La serata è stata piacevolissima, condotta dal presidente del Circolo della Biella Matteo Panini, che ha organizzato l’evento con Francesco Vigarani e Renzo Raimondi, presente anche il presidente Aci di Modena Vincenzo Credi.
Prima della cena abbiamo inercettato proprio Patrese, intento a rimirare la Shadow Ford DN8 con cui esordì in F1 nel 1977, portata nel salone di Vinicio dal suo attuale proprietario, il sanmarinese Marco Bianchini. “Questa Shadow si ricorda di me ed io di lei… È una bellissima macchina, sono contento che questa sera ci siamo incontrati di nuovo”. Patrese, lei ha unito due epoche della Formula 1
“Certo, io sono l’unico pilota esistente ed esistito che ha visto e guidato sia macchine come questa Shadow, abbastanza ‘basiche’ e con poca aerodinamica, fino a monoposto molto evolute come la Williams del 1992. Ho corso 256 Gran Premi, per anni è stato un record, poi è stato battuto anche perchè oggi fanno ventiquattro gare all’anno, Alonso è vicino ai quattrocento….”.
Nel libro lei si definisce un sopravvissuto…
“È vero, soprattutto quando penso a tutta la mia carriera e vedo tante immagini impressionanti. Non ho mai passato una notte in ospedale nonostante sia passato in mezzo ad incidenti importanti, ho visto tanti piloti andarsene”.
Perchè questo libro autobiografico?
“L’ho fatto con un grande amico come Giorgio Terruzzi, che mi seguiva sin dai tempi dei miei esordi in Formula 2. Tutto nasce perchè negli ultimi vent’anni, in famiglia, raccontavo storie che magari nemmeno loro avevano mai vissuto, e allora mia moglie mi ha detto, più o meno, ora che sei arrivato al traguardo del settant’anni metti questi ricordi a disposizione dei tuoi fan”.
Sliding doors nella sua carriera, come ad esempio l’episodio della scomparsa di Elio De Angelis nel maggio 1986…
“È vero, avrei dovuto fare io quel test a Le Castelet con la Brabham. Elio, che era mio compagno di squadra e che non aveva trovato ancora il feeling con la macchina, mi chiese se poteva fare lui quella sessione di prove. Il team diede l’ok, e purtroppo sapete come andò a finire. Fu dura per me ritornare in macchina, Bernie Ecclestone riuscì a trovare le parole giuste”.
Fu vicino alla Ferrari…
“Sì, Gilles Villeneuve quando fu assunto dalla Ferrari, subito non fece delle belle gare con qualche incidente di troppo ed Enzo Ferrari aveva pensato a me per avvicendarlo sulla macchina e mi convocò nel suo ufficio a Modena per firmare un precontratto. Poi Gilles vinse il Gran Premio del Canada e allora fu confermato. Ma Enzo Ferrari, che con me fu sempre molto paterno, anche dopo mi telefonava spesso e mi diceva che prima o poi un volante per me ci sarebbe stato. Ma non fu così”.
Tra gli aneddoti, il famoso valzer danzato con Grace di Monaco dopo la vittoria del 1982
“Un valzer indimenticabile, riservato al vincitore che doveva aprire il ballo della serata di gala del Gran Premio. Ma io non sapevo ballare il valzer e allora lo… guidò lei”.
Il suo ritiro nel ’94, legato alla scomparsa di Ayrton Senna…
“Quell’anno non avevo trovato una macchina, e visti i miei buoni rapporti con la Williams il sabato andai a Imola per propormi come collaudatore. Poi il giorno dopo il terribile schianto al Tanburello. Mi proposero di sostituirlo come pilota. Ma dissi di no, ero rimasto molto segnato dalla morte di Senna”.
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