Meno tasse sulle plusvalenze del Superbonus per far ripartire il mercato delle ristrutturazioni. È questo il senso dell’emendamento Fdi al decreto legge Fiscale firmato da Lavinia Mennuni, che sintetizza settimane di confronto tra politici di diversa estrazione politica come Alberto Luigi Gusmeroli, Mauro Del Barba, Andrea de Bertoldi ed Emiliano Fenu e associazioni del settore (notai, geometri e agenti immobiliari).
L’emendamento chiede che la tassazione della plusvalenza non possa superare l’ammontare del beneficio fiscale goduto, di limitare a cinque anni (invece che dieci) il periodo di imponibilità della plusvalenza, di escludere gli immobili venduti entro il 1° gennaio 2024 e quelli in cui i lavori di riqualificazione abbiano riguardato esclusivamente le parti comuni dell’edificio e non il singolo appartamento. Inoltre, chi ha optato per la cessione del credito possa dedurne gli oneri finanziari e che con un meccanismo la tassazione si calcoli in funzione della effettiva fruizione del Superbonus nella dichiarazione dei redditi.
Nel frattempo l’esecutivo, come anticipa il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, sta lavorando a un «processo di riordino dei bonus edilizi» per limitarne il costo» e per evitare che lo squilibrio nei conti pubblici si allarghi agli anni successivi, come è avvenuto con il bonus sponsorizzato da Giuseppe Conte e costato alle casse dello Stato al 31 marzo 2024 quasi 129 miliardi di euro.
Secondo quanto ha anticipato Giorgetti, nel 2025 sarà ancora possibile detrarre il 50% del costo della ristrutturazione e del Superbonus per la prima casa (il 36% per le seconde case, nel 2026 e nel 2027 «le agevolazioni passeranno al 36% per le prime case e al
30% per le seconde case». Prorogato anche il bonus mobili con un tetto a 5mila euro, le detrazioni per le spese sostenute nel 2023 saranno rimborsate in un periodo di 10 anni invece dei 4 anni previsti in precedenza.
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