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Continuano gli effetti del Superbonus nel settore dell’edilizia. Un’analisi delle Camere di Commercio denuncia la scomparsa di 11.000 imprese del comparto dell’edilizia. All’interno alcune considerazioni di un ingegnere che, come tanti altri, aveva compreso quale sarebbe stato alla fine l’esito del Superbonus.

Non tutto è oro quel che luccica

Nel precedente articolo del luglio 2022 si aveva sottolineato il fatto che molti erano stati travolti dall’entusiasmo generato dal malinteso che il bonus al 110% fosse tutto gratis e si era affermato che non era stata solo disattenzione, ma anche responsabilità del governo, che aveva fatto passare un messaggio fuorviante.

A livello politico avevano sbandierato che questa operazione era gratis, da quel momento c’è stata la corsa alla diligenza: tutti a chiedere il 110% con il risultato che i prezzi delle materie prime e della manodopera sono lievitati (e non sono ancora scesi) , il mercato delle costruzioni è stato invaso da operatori di dubbia professionalità, gente improvvisata che cavalcava il mercato.

Si aveva evidenziato come eravamo tutti testimoni di una crescita “abnorme” del numero di imprese nel ramo delle costruzioni e dell’impiantistica (cosa sbandierata da molti come un capolavoro di crescita senza fare un controllo accurato dei dati), il dato era stato confermato dalla crescita sproporzionata delle iscrizioni di aziende nel campo delle costruzioni e dell’impiantistica nei registri delle Camere di Commercio.

In cantiere si accertava continuamente che molte imprese erano sprovviste di mezzi tecnici, con personale impreparato o con una minima o nessuna esperienza lavorativa in materia.

 

Imprese del settore dell’edilizia: oltre 11.000 cessazioni di attività alla fine del 2023

Apprendiamo ora dai giornali e dalla televisione che elaborazioni fatte su dati forniti dal Registro delle Imprese delle Camere di Commercio il numero abnorme delle imprese nate a metà del 2020 per esercitare un’attività nei codici Ateco dell’edilizia, dalle costruzioni , dell’impiantistica, e che dopo poco tempo molte di queste imprese hanno chiuso i battenti, a un ritmo sempre più alto, per arrivare a “oltre 11.000 cessazioni di attività” alla fine del 2023.

 

Qual è la causa di queste chiusure?

Il decreto n. 21 del 2022 era stato appositamente emanato con lo scopo di limitare il fenomeno delle imprese improvvisate, in base a quel decreto solo i titolari di una qualificazione SOA potevano realizzare lavori di importo superiore a 516 mila euro che accedevano ai bonus edilizi.

Le Società Organismi di Attestazione (SOA) sono organismi di diritto privato con forma giuridica di Società per Azioni costituite con un capitale sociale interamente versato minimo di un milione su autorizzazione dell’ AVCP (Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici) [soppressa e sostituita, con D.L. 90/2014, dall’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC)].

Queste società accertano l’esistenza nei soggetti esecutori di lavori pubblici degli elementi di qualificazione, ossia della conformità dei requisiti alle disposizioni comunitarie in materia di qualificazione dei soggetti esecutori di lavori pubblici. Tali requisiti sono riassunti nel regolamento per il sistema di qualificazione contenuto nel decreto del Presidente della Repubblica 25 gennaio 2000 n. 34.

Il conseguimento dell’Attestazione SOA è obbligatorio ai fini della partecipazione a gare d’appalto per l’esecuzione di lavori pubblici, poiché comprova, in sede di gara, la capacità dell’impresa di eseguire, in maniera diretta o in subappalto, opere pubbliche con importo a base d’asta superiore a 150.000 euro.

L’Attestazione SOA quindi qualifica l’azienda ad appaltare lavori per categorie di opere e per classifiche di importi.

La qualificazione SOA è un’attestazione tipica degli appalti pubblici che serve proprio a misurare la storicità delle imprese: un soggetto senza dipendenti, senza attrezzature e senza una storia di commesse nel suo curriculum non può ottenerla.

Questi obblighi, però, sono entrati pienamente in vigore solo da luglio 2022 e hanno iniziato a svolgere i primi effetti a gennaio del 2023, era già troppo tardi per porre rimedio ai danni causati dalle imprese improvvisate..

Ora è chiaro perché, con il passare dei mesi, c’è stata una tendenza all’aumento di queste uscite in tutti i settori (dalla realizzazione di costruzioni ai lavori di completamento, di finitura, tinteggiatura, rivestimenti, intonacatura, posa di infissi, preparazione di cantieri, demolizioni, impianti , lavori di falegnameria e carpenteria in legno, fabbricazione di porte e finestre in metallo ) imprese non qualificate venivano allontanate dal mercato delle costruzioni.

Già a fine 2022 si viaggiava intorno alle 1.500 / 1.800 cancellazioni, tale quota è stata ampiamente superata all’inizio del 2023 salendo a quota 3.500, guarda caso è proprio in questi mesi che le norme sulla qualificazione SOA iniziavano a entrare pienamente in vigore.

I numeri delle cancellazioni restano molto alti per tutto il 2023 viaggiando intorno a quota 1.800 / 2.000 cancellazioni.
Sembra impossibile ma nessuno si era mai posto una domanda: molte di queste imprese erano nate con 1.000 € di capitale, prive di mezzi ed esperienza, personale poco qualificato, ma quale futuro potevano esse avere?

Era palese fin dall’inizio che queste srl erano nate solo per sfruttare le opportunità del superbonus e della cessione del credito, venuti meno questi presupposti erano destinate a chiudere (e molto spesso a fallire).
Ma il problema non è stato la chiusura di queste imprese ma il fatto che, con la loro chiusura, hanno lasciato dietro di sé disastri (lavori fatti male, lavori non completati, piccoli artigiani non pagati e debiti).

 

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