Una “lettera appello” inviata ai trenta componenti della commissione che alla Camera discutono gli emendamenti del decreto “Salva casa”, ribattezzato “Salva Milano”. Il timore è che tutto si trasformi in un “colpo di spugna” che cancelli le inchieste sull’urbanistica – almeno una dozzina – aperte dalla procura del capoluogo lombardo, che da tempo ormai scava su alcune pratiche che, come ha scritto di recente anche un gip convalidando il sequestro di un cantiere, in alcuni casi violano “l’abc dei principi costituzionali”.
L’appello è firmato, tra gli altri, da urbanisti, giuristi, architetti, costituzionalisti tra cui il vicepresidente emerito della Corte costituzionale, Paolo Maddalena. I firmatari chiedono che il Parlamento ribadisca l’assoluta inderogabilità delle norme fondamentali che garantiscono un minimo di dotazioni di servizi e di verde necessari alle città. “Non ci sono norme ‘confuse’ o ‘contraddittorie’ da ‘interpretare’: ci sono leggi fondamentali da rispettare, per garantire i diritti di tutti i cittadini”, la sintesi del messaggio.
Per i firmatari, il “salva-Milano” non dovrebbe andare oltre “il comprensibile obiettivo” di tutelare “gli incolpevoli acquirenti di immobili” finiti al centro delle inchieste, “senza alcuna sanatoria per operatori, professionisti, funzionari e dirigenti che avessero violato le leggi vigenti, le cui eventuali responsabilità vanno lasciate all’accertamento della magistratura”.
Allo stesso tempo, però, il decreto “rischia di cancellare decenni di cultura urbanistica”, riassunti tra l’altro in una legge fondamentale (il dm 1444/68) che “fissa i diritti della collettività”. Si teme la “cancellazione di ogni regola urbanistica e di ogni limite alle pretese della rendita”: “La mostruosa edificazione nei cortili è emblematica del degrado cui si è arrivati”.
Ancora, “il Parlamento “non può permettersi di smantellare” un altro “fondamentale principio”, cioè “l’obbligo di dover ricorrere a strumenti attuativi chiari e al permesso di costruire quando si mutano i carichi urbanistici”. Cioè quando, per esempio, in un quartiere sorge dall’oggi al domani un grattacielo senza però prevedere quali servizi in più servono in quell’area: una contestazione al centro di diverse inchieste.
Infine, “l’emendamento “salva-Milano non dovrà comunque riguardare il futuro: dopo la conversione in legge del decreto, l’edilizia milanese (e, più in generale, quella italiana) dovrà svolgersi nel rigoroso rispetto delle leggi poste a tutela di tutti, fermo altrimenti l’intento dei sottoscritti firmatari di avvalersi di ogni strumento utile per opporsi alla preannunciata deriva, anche nella convinzione che evidenti profili di illegittimità non passerebbero indenni da una pronuncia della Corte costituzionale”.
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