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  • La partita IVA in regime forfettario prevede un tetto massimo annuale per il 2024 di 85.000 euro.
  • Questa soluzione offre la possibilità di avere delle agevolazioni fiscali e di pagare solo un’imposta sostitutiva al 15% o al 5%.
  • Presenta, inoltre, dei vantaggi sia rispetto alla partita IVA in regime ordinario sia a quella in regime dei minimi. 

L’apertura della partita IVA in regime forfettario è un momento molto importante: rappresenta il punto di partenza di un’attività professionale, spesso il risultato di una scelta maturata dopo anni di lavoro da dipendente. 

Che tu sia un libero professionista o gestisca un’attività, se vuoi procedere con la scelta del regime fiscale forfettario, in questa guida potrai trovare le informazioni che ti interessano in merito a:

  • limiti da rispettare in termini di fatturato annuale;
  • costi da sostenere, in relazione a imposte e contributi, con alcuni esempi;
  • vantaggi che ne potrai ricavare.

Prima di iniziare, illustriamo in breve il funzionamento del regime forfettario, che si differenzia dalla tradizionale partita IVA in regime ordinario

Cos’è il regime forfettario

Si parla comunemente di partita IVA forfettaria per riferirsi alla partita IVA aperta con le regole del cosiddetto regime forfettario, riservate ai liberi professionisti e alle ditte individuali che non superano l’importo di 85.000 euro annui per il 2024, inteso come limite di ricavi e compensi annuali. 

A differenza del regime ordinario o semplificato, il regime forfettario permette di poter accedere a una serie di agevolazioni dal punto di vista fiscale, ed è aperto a tutti i codici Ateco, senza differenza alcuna. 

Il 54,2% delle nuove partite IVA aperte nel primo trimestre 2024 (99.930) hanno aderito al regime forfettario, con un aumento del 3,3% rispetto all’anno precedente (fonte: Osservatorio partite IVA).

Un’altra particolarità del regime forfettario, che lo contraddistingue dal regime dei minimi, è che non prevede né limiti di durata, né limiti di età. Per il regime dei minimi, invece:

  • era previsto un limite di durata di 5 anni per chi aveva più di 35 anni;
  • era possibile godere delle condizioni agevolate per più di 5 anni con meno di 35 anni al momento dell’apertura della partita IVA.

Non potranno, invece, accedere al regime forfettario i soggetti che siano soci di Srl, ovvero di società di persone, italiane o estere, e che detengano, dunque, quote di controllo in una Srl. 

Al fine di comprendere meglio cosa comporti l’apertura della Partita IVA con regime forfettario, in particolare per quel che riguarda i costi, vediamo qual è il funzionamento e quanto si paga, tra imposte e contributi INPS

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Come funziona la partita IVA forfettaria?

P.Iva forfettariaP.Iva forfettaria

La partita IVA regime forfettario si differenzia da quella ordinaria per l’assenza di IRPEF e addizionali; al loro posto è infatti prevista una sola aliquota sostitutiva:

  • al 15%, come regola generale;
  • oppure al 5%, nel caso in cui si rientrasse nell’aliquota start-up, ovvero per i primi 5 anni di un’attività, che si sta svolgendo per la prima volta in assoluto. 

L’imposta sostitutiva viene applicata sul reddito imponibile, che viene calcolato a partire da un’ulteriore percentuale: si tratta del coefficiente di redditività. Tale coefficiente varia in relazione al proprio codice Ateco e viene utilizzato per ricavare, in modo forfettario e ogni anno, il fatturato effettivamente tassabile. 

Una seconda differenza rispetto alla partita IVA ordinaria è data dall’impossibilità di poter scaricare le spese. Con il regime fiscale forfettario infatti non si applica l’Iva, normalmente utilizzata nel regime ordinario. Nel prossimo paragrafo faremo qualche esempio per chiarire meglio come si calcolano le imposte nel regime forfettario

Requisiti per l’accesso al regime forfettario

Requisiti di accesso principali

  • I ricavi della propria attività non devono essere superiori a 85.000 euro l’anno, per il 2024. Nel caso in cui si esercitino più di un’attività quest’importo è considerato come somma dei ricavi provenienti da ognuna di queste.
  • avere sostenuto, nel corso dell’anno, spese per importi non superiori a 20.000 euro lordi, in forma di pagamento a lavoratori dipendenti, a collaboratori, soci e familiari che prestano la propria attività in azienda.

Condizioni di esclusione

  • Avvalersi di regimi IVA speciali o di altri regimi di determinazione forfettaria del reddito;
  • non risiedere nello Stato Italiano, a meno non si tratti di soggetti residenti nell’ambito dell’Unione Europea;
  • esercitare un’attività di scambio di terreni o fabbricati o di mezzi di trasporto nuovi;
  • esercitare già una attività d’impresa;
  • partecipare ad associazioni professionali, società di persone o imprese familiari, oppure che controllano società a responsabilità limitata e che esercitano attività in qualche modo riconducibili a quella che svolgono individualmente;
  • svolgere la propria attività prevalentemente nei confronti del datore di lavoro o nei confronti di coloro con i quali hanno avuto rapporti di lavoro come dipendenti nei due periodi d’imposta precedenti (non rientra in questo caso chi ha svolto in questi due anni un’attività di pratica per l’esercizio di professioni);
  • aver percepito un reddito da lavoro dipendente, nell’anno precedente, superiore a 30.000 euro, a meno che il rapporto di lavoro sia cessato.

Ricordiamo quindi anche gli altri requisiti da rispettare per accedere a questo vantaggioso regime fiscale:

  • non aver svolto nei tre anni precedenti alcuna attività autonoma, neanche in forma associata o familiare;
  • rispettare il limite di 30.000 euro per redditi da lavoro dipendente o assimilati, oppure da pensione;
  • la nuova attività aperta con questo regime fiscale non deve essere la continuazione di una precedente attività autonoma o lavoro dipendente.

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Nuovi limiti 2024 per il regime forfettario

Nel 2024 il tetto massimo di ricavi annui per accedere alle agevolazioni del regime forfettario è di 85.000 euro (precedentemente era di 65.000 euro).

La decisione è stata presa dal governo Meloni con la Legge di Bilancio 2023 e la flat tax fino a 85.000 euro offre la possibilità a un numero maggiore di lavoratori autonomi di accedere a tale regime fiscale vantaggioso. Va ricordato che, superata la nuova soglia, possono verificarsi diverse situazioni:

  • superando 85.000 euro, ma rimanendo entro i 100.000 euro, per il 2024 puoi ancora rientrare nel regime fiscale forfettario, tuttavia dall’anno successivo dovrai necessariamente passare al regime fiscale ordinario;
  • superando i 100.000 euro di ricavi invece, non potrai rimanere nel regime forfettario, ma dovrai passare immediatamente a quello ordinario.

Ma cosa accade se, dopo aver superato la soglia, rientrerai nuovamente entro gli 85.000 euro di ricavi? In questo caso potrai effettivamente rientrare nel regime fiscale forfettario solamente dopo due anni.

La flat tax estesa a tutti rimane un obiettivo del governo, con lo scopo di promuovere lo sviluppo dell’economia in Italia abbassando alcune tasse per imprenditori e Partite Iva. Questo potrebbe tradursi in un nuovo regime fiscale forfettario esteso nei prossimi anni, secondo le ipotesi, a 100.000 euro.

La Legge di Bilancio 2023 ha introdotto anche una flat tax incrementale, ovvero una aliquota sempre al 15%, dedicata a chi ha una Partita Iva con regime ordinario, da applicare solamente sui guadagni aggiuntivi rispetto agli anni precedenti.

Regime forfettario: esempio di calcolo delle tasse

Supponiamo di aver aperto la partita IVA forfettaria il 1° gennaio 2021 e di essere riusciti a fatturare 30.000 euro. Si dovrà per prima cosa cercare quale sia il coefficiente di redditività associato al proprio codice Ateco. 

Immaginiamo di rientrare tra quelle attività professionali il cui coefficiente è pari al 78%: come si calcolano i contributi da versare? Per iniziare, si dovrà moltiplicare il proprio fatturato lordo annuale per il coefficiente di redditività

In questo caso, dunque, il primo calcolo sarà il seguente: 30.000 * 78% = 23.400

L’importo di 23.400 euro ottenuto corrisponderà al reddito imponibile sul quale applicare l’imposta sostitutiva, al 15% o al 5%:

  • nel primo caso, le imposte da pagare saranno pari a 23.400 * 15% = 3.510 euro;
  • nel secondo caso, invece, il totale sarà pari a 23.400 * 5% = 1.170 euro

Requisiti per l’aliquota al 5%

calcolo tasse partita iva regime forfettariocalcolo tasse partita iva regime forfettario

Al fine di poter usufruire dell’aliquota start-up al 5%, si dovranno rispettare le seguenti condizioni:

  1. non avere svolto, nei tre anni precedenti all’apertura della Partita IVA regime forfettario, la stessa attività professionale, neanche in forma familiare o associata;
  2. non proseguire con un’attività svolta precedentemente, anche se sotto forma di lavoro dipendente o assimilato (sebbene vi siano alcune eccezioni, come per esempio per avvocati e medici);
  3. non superare il limite di ricavi annuali di 85.000 euro. 

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Regime forfettario e contributi

Oltre alle imposte, qualsiasi titolare di partita IVA forfettaria dovrà versare anche i contributi previdenziali: a quanto ammontano e come si calcolano? In primo luogo, sarà necessario iscriversi, a seconda della propria attività:

  1. alla Gestione separata INPS, riservata ai professionisti senza cassa;
  2. alla Gestione Artigiani e Commercianti INPS per chi opera in questi settori;
  3. alla Cassa previdenziale di categoria, nel caso in cui si fosse iscritti a un albo professionale. 

Il calcolo dei contributi INPS sarà differente a seconda della tipologia di attività svolta, che potrà consistere in un lavoro autonomo, professionale o di impresa. Nel caso dei contributi in Gestione Separata INPS, sarà applicata un’aliquota pari al 26,07% sul reddito imponibile. 

Tornando all’esempio fatto in precedenza, se ho un fatturato annuo di 30.000 euro e un reddito imponibile di 23.400 euro (perché il mio coefficiente di redditività è pari al 78%), i contributi che dovrò versare saranno pari a 23.400 euro * 26,07% = 6.100,38 euro.

Mentre chi è iscritto alla Gestione Separata INPS versa una quota di contributi in base ai ricavi, chi è iscritto alla Gestione Artigiani e Commercianti INPS dovrà versare anche una quota fissa annuale.

Va ricordato che per chi lavora con regime fiscale forfettario e Gestione Separata, va aggiunto il 4% in fattura in merito ai contributi, mentre i contributi cambiano per chi è iscritto ad una cassa professionale specifica.

Partita IVA forfettaria e fatturazione elettronica obbligatoria

Un vantaggio interessante per le partite IVA forfettarie era l’esclusione dell’obbligo di fatturazione elettronica. Dalla Legge di Bilancio 2022, è stata introdotta la fatturazione elettronica come obbligo anche per i forfettari.

La finalità di tale obbligo è quella di combattere l’evasione fiscale e la circolazione di fatture non tracciabili. Tuttavia è stato disposto un periodo di esenzione per alcune partite Iva particolari. Negli scorsi anni infatti, chi aveva una partita Iva forfettaria poteva essere escluso dall’obbligo di fattura elettronica se i ricavi erano inferiori a 25.000 euro annui.

Dal 2024 invece l’obbligo di utilizzare questo strumento è esteso a tutti, inclusi i forfettari con ricavi inferiori a questa cifra. Decade quindi il periodo transitorio, per cui tutte le partite Iva devono emettere fatture in formato elettronico.

Le uniche circostanze in cui è ancora possibile essere esonerati riguardano coloro che fatturano verso l’estero a soggetti non residenti in Italia, oltre ai professionisti sanitari che lavorano per persone fisiche.

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Quante tasse si pagano con la partita IVA e regime forfettario 2024

A conti fatti, un forfettario che guadagna in un anno 30.000 euro, con aliquota sostitutiva del 15%, dovrà versare 3.510 euro di imposte e 6.018,5 euro di contributi, per un totale di 9.528,5 euro

Nel caso in cui godesse dell’aliquota agevolata al 5%, dovrebbe sostenere una spesa totale di 7.188,5 euro. Tali importi, che dovranno essere pagati tramite modello F24, potranno essere divisi in rate. 

Generalmente forfettari e minimi versano le tasse per l’acconto dell’anno in corso e il saldo dell’anno precedente entro il 30 giugno. Tuttavia quest’anno la scadenza è stabilita con termine il 1 luglio 2024.

Le scadenze da rispettare nel caso di pagamento a rate sono quindi le seguenti, tenendo conto delle ultime novità:

  1. prima rata: scadenza il 1 luglio 2024;
  2. seconda rata: scadenza il 16 luglio 2024;
  3. terza rata: scadenza il 20 agosto 2024;
  4. quarta rata: scadenza il 16 settembre 2024;
  5. quinta rata: scadenza il 16 ottobre 2024;
  6. sesta rata: scadenza il 18 novembre 2024;
  7. settima e ultima rata: scadenza il 16 dicembre 2024.

Lavoro dipendente e partita IVA forfettaria

Una delle domande più comuni sul regime forfettario è relativa alla sua compatibilità con il lavoro da dipendente.

A partire dal 1° gennaio 2020, potranno usufruire del regime forfettario anche i soggetti:

  • con un reddito da lavoro dipendente o assimilato che non sia maggiore a 30.000 euro;
  • con spese annuali per la retribuzione e assunzione di impiegati e collaboratori non superiori a 20.000 euro

Inoltre, chi aderisce al regime fiscale forfettario può anche avere dei collaboratori occasionali, non superando la soglia di 20.000 euro di spese. Questa soglia non è soggetta a modifiche per il 2023.

Chiusura partita IVA con regime forfettario

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Quello del freelancer può essere un mestiere ricco di soddisfazioni e con il quale, spesso, si può fare realmente il lavoro che più si ama. Tuttavia, non è una strada vincente per tutti, quindi si potrebbe decidere, a un certo punto, di chiudere la partita IVA.

In questa ipotesi, ci sono tre possibilità tra le quali scegliere, ovvero:

  1. lasciare la partita IVA inattiva per 3 anni: sulla base del decreto 193/2016, la chiusura avverrà in automatico;
  2. compilare il modello utilizzato per l’apertura (che potrebbe essere il modello AA9/12, AA7/10 o ANR/3) entro 30 giorni dalla data di cessazione dell’attività;
  3. utilizzare il modello ComUnica, ma solo nel caso in cui si fosse iscritti al Registro delle Imprese. 

Qualora si procedesse con la chiusura della partita IVA forfettaria e con la successiva riapertura, sempre in regime forfettario, non si avrebbe più accesso all’aliquota agevolata al 5%, anche nell’ipotesi in cui si fosse in possesso dei requisiti richiesti o si utilizzasse un codice Ateco diverso rispetto a quello precedente.

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Serve un conto corrente aziendale per il regime forfettario?

Per quanto riguarda l’eventuale apertura di un conto corrente di tipo aziendale, non ci sono obblighi per i contribuenti che scelgono la partita IVA in regime forfettario. L’obbligo di conto corrente aziendale è stato infatti abrogato dall’art. 32 del D.L. n. 122/2008.  

Nonostante ciò, per facilitare la gestione delle proprie spese e mettere da parte gli importi necessari a pagare imposte e contributi, attivare un nuovo conto corrente di tipo business potrebbe essere un valore aggiunto. 

Si consiglia, in particolare, di optare per la sottoscrizione di un conto corrente online, il quale permetterà non solo di risparmiare sui canonici costi di gestione del conto, ma anche di:

  • pagare i modelli F24 direttamente dal proprio home banking;
  • separare le spese personali da quelle professionali. 

Quando conviene il regime forfettario

Il regime forfettario è stato introdotto, qualche anno fa, con lo scopo di favorire lo sviluppo delle piccole attività, che con tale regime non vengono appesantite da adempimenti come l’IRPEF o L’IRAP, imposte che tempo fa erano particolarmente gravose per i primi anni di attività di un’impresa.

Se con la tua attività hai deciso di aderire al regime forfettario, avrai tutta serie di vantaggi, che è importante schematizzare per capirne l’importanza.

In primo luogo, e l’abbiamo già visto, la tassazione avviene applicando il principio di cassa, cioè sulla base dei ricavi ottenuti nel periodo d’imposta. Se applichi a questi il coefficiente di redditività la somma così ottenuta, il reddito imponibile, verrà assoggettata all’aliquota prevista nel caso specifico.

La procedura di calcolo è molto semplice e non richiede grandissime competenze tecniche. È poi possibile detrarre l’importo dei contributi previdenziali INPS già versati, e questo consente un ulteriore alleggerimento dell’imposizione.

Purtroppo però non è possibile dedurre dal calcolo tutti i costi sostenuti per l’esercizio dell’attività e questo è un limite.

Se ritieni che le somme dei costi da dedurre raggiungano un importo significativo, forse ti è più conveniente aderire al regime ordinario, ma sarà un calcolo che dovrai fare con il tuo commercialista di fiducia.

Un altro vantaggio è che tutte le operazioni che farai con i tuoi clienti saranno escluse dall’ambito di applicazione dell’IVA, cioè non dovrai applicare l’IVA in fattura, così come sono escluse dall’ambito di applicazione degli Indici Sintetici di Affidabilità Fiscale (ISA) ed inoltre, sempre in fattura, non dovrai applicare la ritenuta d’acconto.

Per i commercianti e gli artigiani è poi possibile anche richiedere uno sconto del 35% dei contributi dovuti alla gestione Ivs.

In definitiva si tratta di agevolazioni e vantaggi notevoli, non solo per chi decide di aprire un’attività, ma anche per chi rientra nei limiti di fatturato che abbiamo già visto.

Partita IVA regime forfettario – Domande frequenti

Quanto costa aprire la partita IVA come libero professionista?

L’apertura della partita IVA in regime forfettario è economica e potrà essere fatta anche in autonomia, direttamente online, sul sito dell’Agenzia delle Entrate. 

Quanto costa una partita IVA a regime forfettario?

L’apertura di una partita IVA in autonomia non comporta dei costi: diverso è il caso in cui si affidi la pratica a un consulente dedicato, che potrebbe essere utile nella scelta del codice Ateco. 

La fatturazione elettronica è obbligatoria per i forfettari?

Dal 2024 sì, emettere le fatture in formato elettronico è obbligatorio per tutte le partite Iva con regime fiscale forfettario, indipendentemente dai ricavi percepiti durante l’anno.

 

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