Utilizza la funzionalità di ricerca interna #finsubito.

Agevolazioni - Finanziamenti - Ricerca immobili

Puoi trovare una risposta alle tue domande.

 

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito
#finsubito news video
#finsubitoagevolazioni
Agevolazioni
Post dalla rete
Vendita Immobili
Zes agevolazioni
   


Nella mente degli adulti e degli anziani, il ricordo è ancora vivo: la tazzina di caffè al bar accompagnata dalla sigaretta, l’aria irrespirabile all’interno dei cinema, il volto del dirimpettaio di scrivania avvolto in una nube di fumo. Fino al 16 gennaio 2003 nessuno aveva mai immaginato che queste esperienze avrebbero fatto parte soltanto dell’album dei ricordi.

Cosa avvenuta invece a partire dal 2005, anno in cui entrò in vigore la legge voluta due anni prima dal ministro della Salute Girolamo Sirchia. Escludendo la riforma del titolo V della Costituzione che ha completato la regionalizzazione dell’assistenza sanitaria, se c’è una misura adottata dal secondo Governo Berlusconi in questo settore rimasta scolpita nella memoria degli italiani è proprio la legge 3 del 2003, che all’articolo 51 disciplina la “Tutela della salute dei non fumatori”.

Maria Sofia Cattaruzza, professoressa associata di igiene generale e applicata all’Università di Roma La Sapienza e presidente della Società Italiana di Tabaccologia, la definisce “un grande traguardo di civiltà, grazie a cui siamo riusciti a proteggere sia i non fumatori sia i fumatori”. Ma il mercato si è adeguato, al punto tale da rendere incompleta la protezione che quella stessa disposizione è oggi in grado di garantire. Ecco perché, all’interno della comunità scientifica, sono quasi tutti d’accordo con la necessità di apporre un’ulteriore stretta.

Che cosa dice la legge

L’Italia è stato il primo grande Paese europeo a regolamentare il fumo in tutti i locali chiusi pubblici e privati, compresi i luoghi di lavoro e le strutture del settore dell’ospitalità. La legge 3/2003 è sempre stata considerata un modello di efficace intervento di salute pubblica.

Sulla scia di quanto fatto dal nostro Paese, infatti, in Europa e nel mondo sono state introdotte norme a tutela dal fumo passivo. In alcuni casi, anche più restrittive. Senza per esempio l’istituzione di spazi per fumatori all’interno dei locali chiusi, previsti in Italia a fronte di un’ampiezza, di una congrua collocazione e di una ventilazione sufficiente negli stessi.

Al di là del divieto di fumo, ancora oggi nei locali devono essere affissi cartelli appositi, identificati i responsabili dell’applicazione della norma, previste multe per i fumatori che la violano (tra 27,50 e 550 euro: con aggravanti quali la recidiva, il fumo in presenza di donne in gravidanza e bambini fino a 12 anni) e per gli esercenti inadempienti (220-2.200 euro).

L’impatto della legge 3/2003 sulla società

Misure che oggi vengono date per scontate, ma che non erano tali nell’Italia di inizio secolo. Al punto che la cosiddetta legge-Sirchia fu molto osteggiata all’inizio. Oltre che dai fumatori, dai commercianti: spaventati di fronte all’ipotesi che gli italiani iniziassero a non frequentare più i locali pubblici, alla luce della stretta. Ricadute economiche di questo tipo, in realtà, non ce ne furono. Gli italiani si adattarono. Ma soprattutto determinarono la risposta attesa dagli esperti di sanità pubblica.

“Dopo un lungo periodo di calo dei fumatori tra gli uomini e di aumento tra le donne, i cinque anni successivi all’entrata in vigore della legge furono caratterizzati da una flessione significativa dei fumatori in entrambi i sessi”, ricorda Roberta Pacifici, fino a pochi mesi fa alla guida dell’Osservatorio fumo, alcol e droga dell’Istituto Superiore di Sanità. Poi, poco alla volta, la flessione del numero di fumatori si è attenuata.

Più che per il ritorno delle sigarette tradizionali, per la diffusione di alcuni prodotti (trinciati, sigari, sigaretti) e l’avvento sul mercato di nuovi dispositivi (sigarette elettroniche, a tabacco riscaldato, puff-bar) che hanno “quasi annullato l’effetto della legge sui fumatori tradizionali – prosegue l’esperta –. La curva è pressoché piatta anche nel momento in cui l’analisi viene scorporata per fasce d’età. Questo vuol dire che ormai non si registrano più variazioni significative”.

In Italia il fumo è un’abitudine di quasi 1 persona su 4

Sulla base dei dati presentati in occasione dell’ultimo World No Tobacco Day, in Italia a fumare sono 12,4 milioni di persone. Quasi 1 connazionale su 4: più uomini (7,5 milioni) che donne (4,9 milioni). I dati sono in crescita dal 2019. Negli ultimi due anni, coincisi con la pandemia, l’incremento è stato di due punti percentuali.

“Le sigarette tradizionali sono ancora le più fumate, ma negli ultimi due anni abbiamo registrato un aumento dell’800 per cento delle vendite di stick e sigarette elettroniche – dichiara Pacifici –. Chi ricorre a questi prodotti quasi sempre è un consumatore duale. Continua cioè a fumare anche le sigarette. Questo spiega perché il dato complessivo rimane costante”.

Un problema sanitario, ma pure sociale. “Si sta tornando a normalizzare un gesto che ormai non era più considerato tale – aggiunge Cattaruzza -. Eppure, con la consapevolezza che abbiamo oggi sui danni del fumo, le sigarette non arriverebbero mai sul mercato”.

I farmaci per smettere di fumare

Smettere di fumare da soli è possibile. Ma con il supporto del proprio medico o di specialisti della disassuefazione, le probabilità di successo aumentano notevolmente. Maggiore è il supporto che si riceve, infatti, più alta è la probabilità di smettere di fumare in modo definitivo. I sostegni possono essere di natura psicologica o farmacologica.

Nei 223 centri antifumo distribuiti lungo la Penisola – un censimento ufficiale è disponibile sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità – l’approccio è quasi sempre integrato. Sono diversi i farmaci prescrivibili per smettere di fumare. La terapia nicotinica sostitutiva ­- cerotti, gomme, caramelle, inalatori e spray sublinguali: venduti come prodotti da banco – prevede l’assunzione di nicotina farmaceutica pari al quantitativo della sostanza che il paziente è solito assumere attraverso il tabacco.

Gli altri sono invece farmaci di fascia C: si tratta della vareniclina (di fatto però non più presente sul mercato dal 2021, dopo il ritiro di alcuni lotti risultati contaminati), della citisina (prodotto galenico magistrale) e del buproprione (un antidepressivo che risulta efficace anche nei percorsi di disassuefazione dal fumo).

Le sigarette elettroniche e quelle a tabacco riscaldato non rientrano attualmente tra i prodotti prescrivibili ai fumatori che intendono smettere, nonostante l’effetto dannoso a loro imputabile sia quasi certamente inferiore rispetto alle sigarette tradizionali.

La necessità di aggiornare la legge Sirchia

I tempi sembrano maturi per un aggiornamento della legge 3/2003 in senso restrittivo. Ipotesi già sul tavolo del ministro della Salute Orazio Schillaci, che sembra favorevole all’equiparazione tra prodotti del tabacco di vecchia e nuova generazione.

“Il divieto nei luoghi chiusi va esteso a tutti i dispositivi oggi disponibili sul mercato: non abbiamo dati per definire innocue le loro emissioni – chiarisce Pacifici –. Le stesse indicazioni le riserverei ai luoghi all’aperto molto affollati. Non possiamo formare una nuova generazione che tolleri la dannosità sociale di un simile comportamento”. Parole che trovano d’accordo Cattaruzza: “Tra i giovani dilaga l’utilizzo di prodotti contenenti nicotina sintetica e sali di nicotina, che dà molta più dipendenza rispetto a quella liquida. Serve regolamentare un mercato che rischia di sfuggire dalle mani”.

Le intenzioni esplicitate dal ministero incontrano il gradimento anche del mondo delle associazioni di pazienti. “Ben venga l’estensione del divieto all’aperto in presenza di bambini e donne in gravidanza, la limitazione alle sigarette elettroniche e ai prodotti del tabacco riscaldati, l’eliminazione delle sale fumatori nei locali chiusi e l’estensione del divieto di pubblicità ai prodotti contenenti nicotina”, è il pensiero di Annamaria Mancuso, presidente di Salute Donna Onlus.

Secondo Bruno Aratri, presidente dell’associazione Insieme per i Pazienti di Oncologia Polmonare (ipop), “è necessario rafforzare l’opera di prevenzione e divieto del fumo: anche promuovendo ricerche indipendenti e campagne antifumo, oltre che investendo in programmi per la diagnosi precoce delle malattie correlate. Le risorse finanziarie necessarie potrebbero essere ottenute da un aumento delle tasse sui prodotti del tabacco.

Una petizione per proteggere i più giovani

È partita il 26 gennaio la raccolta firme per l’iniziativa che ha l’obiettivo di creare un ambiente senza tabacco e la prima generazione libera dal tabacco entro il 2030.

La petizione – in Italia coordinata dall’Irccs Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano in collaborazione con la Società Italiana di Tabaccologia – si inserisce all’interno della più ampia iniziativa promossa dalla ONG spagnola Nofumadores. Obiettivo: vietare la vendita delle sigarette (tutte) ai nati dopo l’1 gennaio 2010.

La petizione utilizza il meccanismo “Iniziativa dei cittadini europei”, che obbliga la Commissione a prendere in considerazione qualsiasi iniziativa che raccolga un milione di firme in almeno sette nazioni. Stati che, a loro volta, devono raggiungere una soglia minima di adesioni (in Italia servono 54 mila firme).

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Informativa sui diritti di autore

La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni:  la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.

Vuoi richiedere la rimozione dell’articolo?

Clicca qui

 

 

 

Per richiedere la rimozione dell’articolo clicca qui

La rete #dessonews è un aggregatore di news e replica gli articoli senza fini di lucro ma con finalità di critica, discussione od insegnamento,

come previsto dall’art. 70 legge sul diritto d’autore e art. 41 della costituzione Italiana. Al termine di ciascun articolo è indicata la provenienza dell’articolo.

Il presente sito contiene link ad altri siti Internet, che non sono sotto il controllo di #adessonews; la pubblicazione dei suddetti link sul presente sito non comporta l’approvazione o l’avallo da parte di #adessonews dei relativi siti e dei loro contenuti; né implica alcuna forma di garanzia da parte di quest’ultima.

L’utente, quindi, riconosce che #adessonews non è responsabile, a titolo meramente esemplificativo, della veridicità, correttezza, completezza, del rispetto dei diritti di proprietà intellettuale e/o industriale, della legalità e/o di alcun altro aspetto dei suddetti siti Internet, né risponde della loro eventuale contrarietà all’ordine pubblico, al buon costume e/o comunque alla morale. #adessonews, pertanto, non si assume alcuna responsabilità per i link ad altri siti Internet e/o per i contenuti presenti sul sito e/o nei suddetti siti.

Per richiedere la rimozione dell’articolo clicca qui