Casi in cui è possibile registrare un nome geografico come segno distintivo di una impresa.
Sei titolare di un’azienda che produce sigarette. Da qualche mese, stai pensando di creare una nuova linea senza filtro e di chiamarla “Bari” come la città in cui sei nato e cresciuto. Ma è legale usare un nome di città come marchio? Non esistono divieti particolari? Secondo la normativa, non è possibile registrare come segno distintivo un’indicazione geografica, a meno che non si tratti di un nome di fantasia che non abbia alcuna attinenza con il prodotto o il servizio che contraddistingue. L’argomento ti interessa? Allora mettiti comodo perché voglio darti qualche nozione di base che ti aiuti a capire meglio la questione che tratteremo a breve.
Marchio: cos’è e a cosa serve?
Pensa alle grandi aziende come Amazon, Google, Apple, Coca Cola, Nike, ecc. Il loro marchio è noto in tutto il mondo e, al tempo stesso, ha un valore economico enorme. Ma cos’è un marchio? È un segno di riconoscimento che, da un lato, consente di distinguere un prodotto e un servizio di un’impresa, dall’altro lato, accresce e diffonde nei consumatori la fiducia e la reputazione dell’azienda.
Il marchio ha i seguenti caratteri:
- territorialità: ovvero è protetto solamente nello Stato in cui viene registrato. Per tutelare il marchio anche all’estero è necessario depositare un marchio europeo o internazionale;
- settorialità: la tutela del marchio vale con riferimento ai prodotti ed ai servizi a cui è stato collegato al momento della registrazione;
- temporalità: una volta registrato, il marchio è valido per ben 10 anni, rinnovabili per un periodo di pari durata.
Il marchio può essere costituito da parole, nomi, lettere, cifre, disegni, colori, suoni, forma di un prodotto oppure può essere una combinazione di tali elementi.
Infine, possiamo distinguere:
- marchi individuali: se appartengono ad una persona fisica o ad una singola impresa;
- marchi collettivi: se hanno la funzione di distinguere prodotti e servizi di più imprese in base alla provenienza, alla natura o alla qualità.
È legale usare un nome di città come marchio?
Mettiamo il caso che tu voglia registrare il marchio della tua ditta con il nome della città in cui sei nato. Puoi farlo? La normativa prevede che non possono essere registrati come marchio le indicazioni geografiche. Tale divieto, tuttavia, pare che non sia assoluto. Invero, la possibilità di registrare come marchio un nome geografico (città, regione, paese, ecc.) è ammessa solo quando non ha alcuna relazione con il prodotto o il servizio che contraddistingue, ma si presenta come nome di pura fantasia ed è percepito come tale dal consumatore. Ti faccio un esempio per farti comprendere meglio questo concetto.
Tizio è il proprietario di un’azienda che produce sigari e decide di registrare il marchio con il nome “Montecatini”.
Come vedi, nell’esempio riportato è possibile registrare il marchio Montecatini, in quanto è pacifico che nel Comune italiano, noto per la presenza delle terme, non vi è una piantagione di tabacco.
Discorso diverso, invece, se si vuole registrare un marchio costituito esclusivamente da indicazioni descrittive della provenienza geografica del prodotto o del servizio contraddistinti (classico esempio è la città di Parma in relazione al prosciutto crudo). In tal caso, infatti, il marchio sarebbe nullo.
Inoltre, non puoi registrare come marchio:
- ritratti, nomi e segni notori senza il consenso dei soggetti interessati;
- stemmi, bandiere ed altri simboli di interesse pubblico;
- parole, figure o segni con significato politico o di alto valore simbolico;
- stemmi di partiti politici;
- segni contrari alla legge, all’ordine pubblico o al buon costume;
- riproduzioni di opere d’arte o di beni culturali.
Cosa fare per registrare un marchio?
Una volta compreso che il marchio ha la funzione di identificare un prodotto o un servizio di un’azienda, cerchiamo adesso di capire come si deposita e come acquisire il diritto esclusivo su di esso.
Prima, però, è necessario accertarsi che il proprio marchio non sia stato già registrato da altri in Italia o all’estero. Per fare tale verifica, ti basta consultare le banche dati online (come ad esempio, UIBM, EUIPO o WIPO). Fatti i dovuti controlli, devi presentare – direttamente oppure tramite un consulente esperto in materia – la domanda di registrazione all’Ufficio Brevetti e Marchi oppure ad una Camera di Commercio. Dato che un soggetto comune potrebbe incontrare delle difficoltà è sempre bene, in casi del genere, affidarsi a professionisti qualificati in grado di verificare preliminarmente che il marchio abbia i requisiti previsti dalla legge ai fini della registrazione.
Nella domanda, devi specificare in particolare:
- i dati del titolare del marchio;
- la rappresentazione del marchio;
- le classi di prodotti o servizi che il marchio andrà ad indicare.
Affinché la registrazione vada a buon fine è indispensabile che il marchio sia:
- nuovo: vale a dire non devono essere già registrati altri marchi identici o simili per gli stessi prodotti o servizi;
- lecito: il marchio non deve essere contrario alla legge, all’ordine pubblico o al buon costume né deve ingannare il pubblico sulla provenienza geografica o sulle caratteristiche dei prodotti e servizi;
- originale: il marchio deve avere un carattere distintivo, cioè deve consentire l’immediata individuazione dei prodotti o dei servizi.
Quando presenti la domanda devi scegliere se depositare un
marchio verbale (cioè costituito da solo testo) o un marchio figurativo (ossia grafico). La registrazione comporta alcuni costi, come le tasse, i bolli ed eventualmente anche l’onorario del professionista che funge da mandatario o da rappresentante.
Una volta depositata la domanda, l’ufficio deve effettuare una serie di controlli finalizzati a verificarne la regolarità e la conformità. Se non ci sono problemi, l’istanza verrà pubblicata su un bollettino onde consentire a chiunque di presentare opposizione. In caso contrario, il marchio viene registrato senza problemi e dovrà essere usato entro 5 anni.
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