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A Taranto un commerciante si toglie la vita a seguito di un errore bancario; a Noventa di Piave, in provincia di Venezia, un falegname si impicca perchè le ditte non lo pagavano. Altri due casi di suicidi per la crisi, dal 2008 sono già duemila. Il “Comitato piccoli imprenditori Invisibili” li ricorda con una fiaccolata.

Debitori insolventi, a cui vengono negati mutui e prestiti, clienti che non pagano, mancanza di liquidità, passivi che diventano oberanti. Questi e altri i motivi che spesso spingono commercianti ed imprenditori all’insano gesto. Oggi è accaduto di nuovo. Altri due casi di suicidi innescati in qualche modo dalla crisi economica. A Noventa di Piave, in provincia di Venezia, e a Taranto.

Nel primo caso, un falegname 60enne si è impiccato. Non che l’artigiano non lavorasse, ma il suo problema era diventati i pagamenti. «Mi raccontava che le ditte non lo pagavano, che avanzava molti soldi e che temeva di non potere pagare i due operai. È sempre stato una brava persona, onesta. Per lui questa situazione era diventata una ossessione», le parole del proprietario dell’officina, accanto alla falegnameria, raccolta da Il Gazzettino. «È scandaloso il fatto che sia nata una nuova “figura di fallito”. Una volta il fallito era quello che aveva i debiti, oggi sono quelli con i crediti», ha commentato in merito alla tragedia, Luca Zaia, governatore del Veneto.

A spingere al suicidio il commerciante di Taranto è stata invece  una controversia con una banca, che si era opposta alla concessione di un prestito di 1300 euro che gli serviva per saldare  il pagamento di una fornitura. Per giunta, si era visto addebitare, forse per errore, 4.500 euro di commissioni bancarie. L’uomo non ha retto al colpo e si è ucciso, impiccandosi ad un albero. La tragedia è stata scoperta da uno dei suoi tre figli, allarmato dal mancato rientro a casa del padre.

Due morti molto simili quelle dei due commercianti italiani. Due casi che si vanno a sommare agli oltre duemila che dal 2008 spargono sale sulla ferita sempre aperta dei suicidi causati dalla crisi. Per ricordarli stasera il Comitato piccoli imprenditori Invisibili (Co.p.i.i.), fondato dall’imprenditrice Giuseppina Virgili che nel 2009 mise provocatoriamente in vendita i propri organi per cercare di salvare la sua azienda dalla bancarotta, ha organizzato a Milano, Firenze e Torino una fiaccolata. «Chi lo desidera può esporre un cartello con il nome di un imprenditore suicida» si legge sul sito web del comitato. Un’iniziativa che vorrebbe non fermarsi alla semplice fiaccolata. L’obiettivo è quello di arrivare alle istituzioni «perché non è giusto che continuiamo a morire per la crisi, senza alcun supporto morale e materiale».



 

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