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DAL 2025 IL TAGLIO DEL CUNEO CAMBIA, MA CON PIU’ OMBRE CHE LUCI. – NSM #finsubito prestito immediato


 6 novembre 2024 1° Lgt. in pensione Antonio Pistillo

Il taglio del cuneo fiscale attualmente vigente è in realtà uno sconto sui contributi dovuti dai lavoratori dipendenti finalizzato ad aumentare la busta paga. I contributi a carico dei lavoratori dipendenti del settore privato e pubblico sono rispettivamente il 9,19% e l’8,80% della loro retribuzione lorda che dopo la riforma sono stati ridotti del 7% per i redditi fino a 25 mila euro e del 6% per quelli oltre 25 mila e fino a 35 mila euro, senza, e bene precisarlo, produrre effetti negativi ai fini pensionistici.

Lo sconto contributivo, oltre a non essere strutturale, ha delle contraddizioni. La soglia dei 35 mila crea una distorsione per chi guadagna anche solo un euro in più oltre tale somma, in quanto perde tutto lo sconto che, di fatto, riduce la busta paga e ciò scoraggia gli straordinari e rende più complesso il rinnovo dei contratti, come documentato in un articolo pubblicato il 28 novembre 2023 e la riduzione dei contributi, oltretutto, si traduce in minore entrate per l’Inps.

Inoltre, i percettori di tale diminuzione pagano una Irpef maggiorata, in quanto la stessa va ad aumentare il reddito imponibile (stipendio lordo meno i contributi a proprio carico) sui cui si calcolano le tasse che, di fatto, riduce l’incremento in busta rispetto al valore percentuale dello sgravio. L’esempio a seguire rende più chiaro il concetto, infatti ad un risparmio di contributi di 138 euro, pari ad un taglio del 6%, corrisponde un aumento in busta paga di 95 euro per uno stipendio lordo di 2.300 euro.

Dal 2025 cambia tutto e quello che era un taglio dei contributi fino ai redditi di 35 mila euro si trasforma in un bonus esentasse per i redditi fino a 20 mila ed una detrazione fiscale per quelli oltre tale soglia e fino a 40 mila euro che verranno calcolati per scaglioni in base al reddito annuo, come da specchi a seguire:

La novità più rilevante prevista nella legge di bilancio in merito è aver reso strutturale un provvedimento che dal 2022 era stato sempre a tempo, ma non è da sottovalutare il fatto che non riduce più le entrate dell’Inps e che, estendendo la soglia del beneficio fino a 40 mila, si evita lo scalone che comportava la perdita totale del risparmio contributivo.

Tuttavia, ci sono anche molte ombre. Seppur vero che la platea dei beneficiari si allarga dai 13 milioni coinvolti finora ad oltre 14 milioni, per una piccola parte dei 13 milioni non cambia nulla, mentre per la stragrande maggioranza il beneficio del 2025 sarà inferiore al 2024 che produrrà una diminuzione della busta da gennaio prossimo. Ci guadagnerà solo quel milione in più con redditi sopra 35 mila e fino 40 mila euro, come evidenziato nella tabella a seguire.


Inoltre, ed è l’aspetto più preoccupante, nello schema precedente il taglio del cuneo era legato al solo reddito da lavoro e, in particolare, sulla singola mensilità, quindi senza recupero del beneficio, in sede di conguaglio a fine anno, in caso di superamento del reddito.

Oggi, lo scenario cambia completamente in quanto lo sgravio non è solo collegato al reddito da lavoro, ma si allargherà al reddito complessivo che potrebbe significare la perdita totale del bonus/detrazione anche con un reddito inferiore a 40 mila euro, in caso di altre entrate, come ad esempio il canone per affitto di immobili, altri compensi per attività occasionali ecc. ecc. A tal proposito, si evidenzia che il bonus e la detrazione verranno riconosciuti, in via automatica, dai sostituti di imposta che accerteranno anche la spettanza definitiva in sede di conguaglio di fine anno che sarà oggetto di ulteriore controllo in sede di dichiarazione dei redditi.

Infine, visto che è stato superato il principio basato sulla riduzione dei contributi a carico dei lavoratori dipendenti e il beneficio riconosciuto sotto forma di bonus fino a reddito di 20 mila euro annui e come detrazione per quelli superiori a tale somma e fino a 40 mila, non si capisce perché siano stati esclusi i pensionati, almeno quelli con pensioni basse e medio basse



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