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di PIETRO MASSIMO BUSETTAContinuità è la parola chiave del primo incontro svoltosi il 9 gennaio a Palazzo Chigi tra gli otto commissari e i vertici della nuova struttura di missione della Zes unica. In realtà tre sono le date importanti nel cammino dell’introduzione delle Zes nel Mezzogiorno d’Italia: il 2017 quando il decreto 91 prevede la nascita delle Zone Economiche Speciali (Zes); il 2021, anno nel quale le otto zone economiche speciali vengono potenziate con il decreto 77 e il 2023 quando si istituisce, con il decreto 124/2023, dal 1 gennaio 2024, la Zes  unica del Mezzogiorno.  

L’ultima scadenza, cioè Il trasferimento delle competenze, alla Zes unica previsto per il 1 gennaio, non è stata rispettata. La struttura centrale non era pronta per sostituirsi agli otto commissari nominati in accordo con le Regioni. Per cui essi continueranno a gestire, fino al 1 marzo prossimo, le singole Zes, che però saranno estese a tutto il territorio regionale e non più alla sola area precedente. 

In tal modo i Commissari potranno completare le operazioni in itinere e non si rischierà di perdere affari  già maturati. Il ministro Raffaele Fitto ha nominato i vertici apicali della Struttura di missione: Il coordinatore sarà di Antonio Caponetto, che rappresenterà il nuovo punto di riferimento operativo della Zes unica per il Mezzogiorno.

Consigliere di Stato, 58 anni, originario di Catania, Antonio Caponnetto, dal 2020, è stato responsabile dell’Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità presso Palazzo Chigi e in passato ha ricoperto anche l’incarico di direttore generale dell’Agenzia di Coesione territoriale.

Insieme a lui sono stati nominati gli altri vertici apicali dell’organismo chiamato al coordinamento strategico e all’indirizzo delle attività connesse all’istituzione della Zes unica.

I due direttori generali che affiancheranno Caponetto saranno Pietro Paolo Mileti, già segretario generale del Comune di Roma, e Lorenzo Armentano, dirigente dei ruoli della Presidenza del Consiglio dei ministri. 

Queste nomine, come ha spiegato  lo stesso Ministero, «rendono operativa la Struttura di Missione Zes e consentono di avviare tempestivamente le attività propedeutiche all’estensione a tutto il territorio del Sud Italia delle misure di semplificazione e agevolazione fiscale, precedentemente limitate alle aree retroportuali delle attuali otto Zes».

«Con la piena operatività della Struttura di Missione Zes», ha dichiarato il Ministro Fitto, «il Governo fornisce un nuovo e fondamentale impulso al rilancio del Mezzogiorno attraverso la semplificazione normativa e procedurale e l’attrazione degli investimenti privati in tutto il territorio del Sud».

La centralizzazione della struttura di missione  di tutte le competenze è un passaggio delicato e presenta alcuni rischi che vengono messi in evidenza sia dalle Organizzazioni Datoriali che dai Sindacati. 

«Zes unica? Lo prendiamo come un segnale di fiducia nello strumento Zes per promuovere lo sviluppo del territorio del Meridione. Mettendo mano su uno strumento che stava funzionando vorremmo in primis non generare soluzioni di continuità fra gli investimenti in corso e quelli in partenza e partecipare allo sviluppo della strategia sia a livello nazionale, sia per le singole Regioni». Così Vito Grassi, Vicepresidente Confindustria, e Santo Biondo, segretario confederale della Uil, manifesta le sue preoccupazioni dichiarando «abbiamo sempre sostenuto la necessità di un potenziamento concreto delle Zone economiche speciali. Anche per questo, dopo aver ritenuto inopportuna l’idea del Governo di accentrare a Roma tutte le responsabilità progettuali delle Zes, riteniamo determinante che questo strumento, dall’alta valenza produttiva, rimanga legato alle strategie territoriali». 

Le preoccupazioni manifestate traggono origine da un pensiero che attiene ai compiti ai quali le Zes dovrebbero dare risposta, e cioè che diventino strumento per l’attrazione di investimenti dall’esterno dell’area, indispensabili per potenziare la base produttiva manifatturiera del Mezzogiorno, estremamente contenuta, e che rappresenta il tallone di Achille del suo sistema occupazionale. 

Esiste il rischio che la  struttura centralizzata, che si sta creando a Roma, possa  dedicarsi prevalentemente alla semplificazione amministrativa delle richieste, non costituendo però quella task force che vada a recuperare gli investimenti importanti che vogliono localizzarsi in Europa. 

Il recente episodio della Intel che rinuncia al suo insediamento a Vigasio è illuminante della difficoltà e della competizione esistente tra Paesi che vogliono tutti quanti la localizzazione di quelle imprese, che prevedano un  numero elevato di professionalità di livello. 

Esiste anche il rischio che la struttura centralizzata, si attivi per seguire alcune operazioni, anche importanti, ma non metta in funzione  quel meccanismo virtuoso che dovrebbe far diventare attraenti per gli investimenti alcuni territori particolari del Sud, considerato che la Zes  ormai unica per tutto il territorio, corrisponde al 40% della superficie di tutto il Paese. Quello che deve accadrà é tutto da scrivere, ma il compito é certamente di quelli ardui.  (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

 

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