In corso a Bruxelles le trattative sul meccanismo di crisi in caso di afflusso massiccio di migranti in un Paese membro. Superata l’iniziale opposizione della Germania al testo in discussione, il negoziato ha incontrato un nuovo stallo da parte dell’Italia, dopo lo scontro Roma Berlino sul tema dei finanziamenti tedeschi alle ONG.
In stallo a Bruxelles la trattativa sull’ultima parte del Patto su Migrazione e asilo, quella che si occupa della gestione delle crisi e della cooperazione con i partner esterni per affrontare le pressioni migratorie. A far discutere è soprattutto il “meccanismo di crisi”, cioè il regolamento che si occuperà di disciplinare la situazione emergenziale nella gestione dei flussi migratori.
Il testo attualmente in discussione, modificato in parte rispetto a quello di luglio scorso, sarebbe il risultato della fusione di due diversi Regolamenti: il Regolamento per le crisi e le cause di forza maggiore e quello sulla strumentalizzazione nel campo della migrazione e dell’asilo.
Il primo prevede, in caso di crisi, la possibilità di controlli meno severi alle frontiere, la sospensione dei trasferimenti delle persone che in base dal Regolamento Dublino dovrebbero rimanere nel paese di arrivo fino alla decisione sulla domanda di asilo, l’introduzione di più solidarietà grazie a trasferimenti e finanziamenti a favore del Paese in crisi.
Sulla definizione di emergenza migratoria, la posizione negoziale del Consiglio, prevede che si verifichi un afflusso massiccio di cittadini di Paesi terzi e di apolidi, a causa di circostanze che sfuggono al controllo dell’Unione e dei suoi Stati membri, o in una situazione di strumentalizzazione dei migranti da parte di un Paese terzo o di un attore non statale, con l’obiettivo di destabilizzarlo Stato membro o l’unione. Più precisamente la situazione deve essere tale da imporre un onere sproporzionato al sistema, tenendo conto della popolazione, del PIL e delle specificità geografiche del Paese Ue interessato dalla crisi.
I negoziati in corso a Bruxelles vertono sui meccanismi e le procedere da applicare in caso di crisi, con particolare riguardo all’applicazione del principio di solidarietà tra gli Stati e quello di equa ripartizione delle responsabilità. In cima al dibattito anche i temi del rispetto dei diritti fondamentali, del trattenimento dei migranti e soprattutto dei minori.
La decisione dovrà essere approvata a maggioranza qualificata, ovvero con il 55% di Paesi e il 65% della popolazione complessiva dell’Ue. Al momento i Paesi Ue sono divisi in due blocchi, tra paesi costieri (Italia, Francia, Grecia, Spagna) favorevoli alle misure obbligatorie di ricollocamento, che alleggerirebbero i paesi di arrivo nello smaltimento dei flussi, e paesi centrali, come Ungheria e Polonia, fortemente contrarie a subire da parte di Bruxelles vincoli all’accoglienza di migranti sbarcati in altri Paesi.
La Germania, aveva inizialmente espresso parere contrario all’accordo, sbloccato poi il 28 settembre. Sul testo attualmente in discussione, è venuto meno però l’assenso dell’Italia, che ha chiesto più tempo per valutare alcuni contenuti normativi dopo la tensione sorta tra Roma e Berlino per il tema del soccorso in mare delle ONG, che la Germania ha deciso di finanziare. Proprio riguardo alle ONG, il testo attualmente all’esame dei Governi Ue prevede che “le operazioni di aiuto umanitario non dovrebbero essere considerate una strumentalizzazione dei migranti quando non hanno l’obiettivo di destabilizzare l’Unione o uno Stato membro”.
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