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LECCE -“Bisogna avere consapevolezza della fondamentale funzione che i magistrati sono chiamati ad esercitare”. E’ questo uno dei primi passaggi della relazione del presidente della Corte d’Appello di Lecce Roberto Maria Carrelli Palombi di Montrone, nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario.
In primis è stato affrontato il tema delle ultime riforme in cantiere in parlamento: “In tema di modifica della disciplina di prescrizione dei reati e dell’improcedibilità per decorso dei termini di durata massima del giudizio di impugnazione, mi corre l’obbligo, quale magistrato chiamato a confrontarsi da oltre 30 anni con l’applicazione delle norme di legge, che reiterati interventi su un istituto di diritto sostanziale così importante quale è la prescrizione , incidono in modo negativo sulla certezza del diritto “.

«Occorrerà riflettere sull’impatto che potrà avere sul carico della Corte d’Appello la proposta di legge, se verrà approvata dal Parlamento, in tema di modifica della disciplina della prescrizione dei reati e dell’improcedibilità per decorso dei termini di durata massima del giudizio di impugnazione». Ha continuato Roberto Maria Carrelli Palombi di Montrone.

Quanto a «”La presenza media giornaliera” nelle carceri del distretto di competenza della Corte d’Appello di Lecce (Brindisi, Lecce e Taranto) – ha continuato «è stata sempre superiore sia a quella regolamentare che a quella tollerabile, i casi di suicidio sono aumentati, come sono aumentati i tentativi di suicidio e gli atti di autolesionismo». 
In riferimento al carcere di Lecce «mi sono segnalati gravissimi problemi di sanità penitenziaria – ha aggiunto – nel senso che non si riesce ad assicurare all’interno della struttura alcuni anche normali interventi terapeutici dovendo, con tutto ciò che ne consegue, ricorrere alle cure delle strutture pubbliche esterne». Il presidente ha evidenziato «che il suicidio di un detenuto, cioè di una persona privata del bene supremo della libertà personale in forza di una decisione provvisoria o definitiva dell’Autorità Giudiziaria, oltre al danno in termini della perdita di una vita umana, costituisce un palese fallimento della potestà punitiva dello Stato che, per precetto costituzionale, riveste una funzione di emenda». «Si tratta di numeri, dietro i quali – ha proseguito – ci sono uomini e donne affidati, allo Stato, che hanno deciso di togliersi la vita e rispetto ai quali, anche alla luce del dato emergente dal panorama nazionale, sono necessari adeguati interventi di prevenzione».

«Nell’ultimo anno, tra Lecce e Taranto – ha sottolineato il Pg Antonio Maruccia – vi sono stati 5 suicidi, 116 tentati suicidi, 294 episodi di autolesionismo, 240 scioperi della fame, 100 scioperi della terapia, 45 aggressioni fisiche al personale di polizia, a Taranto 42 detenuti psichiatrici e 250 con problemi di tossicodipendenza. Non sono numeri, sono colpi sferzanti per la responsabilità di ognuno di noi».
«In tutti gli istituti del distretto – ha aggiunto il Pg – il personale di polizia penitenziaria è assolutamente insufficiente al pari delle altre figure professionali indispensabili per le attività di trattamento. La Direzione distrettuale antimafia di Lecce denuncia il fallimento della funzione carceraria posto che i capi e gregari dei clan, una volta scarcerati, dopo periodi anche lunghi di pena, ritornano più e meglio di prima, al centro delle attività criminali nel nostro territorio». Nelle carceri di Puglia, a fronte di 2912 posti, sono ristrette 4475 persone, ha annotato il procuratore generale.

L’APPELLO DEL PROCURATORE GENERALE ANTONIO MARUCCIA

“Lancio un vero e proprio appello alla nostra imprenditoria: occorre la vostra la vigilanza, la collaborazione attiva, occorre la partecipazione vostra e quella delle Associazioni e delle Camere di commercio, di cui pure riscontriamo e apprezziamo l’impegno. Ogni volta che incrociate un affare, una impresa, una iniziativa economica che desta perplessità e sospetti, rivolgetevi con fiducia alle forze dell’ordine. Le Procure della Repubblica sapranno sostenervi e tutelarvi.

Ed un ruolo fondamentale, anche oggi come negli anni ‘90, lo svolgono i mezzi di informazione. I giornalisti, anche in passato, hanno subito sulla loro pelle le ritorsioni della criminalità.
Abbiamo bisogno tutti, cittadini e istituzioni, di una stampa libera che informi correttamente anche sulle indagini, senza bavagli e senza processi mediatici che alterano l’equilibrio delle parti processuali.
Nel nostro Distretto, in questi otto anni, la magistratura si è sempre attenuta a canoni di continenza e riserbo, rispettando la presunzione di non colpevolezza. Non per caso, al riguardo, mai ho ricevuto lamentele dal Foro o dai cittadini”.

 

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