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I debiti non pagati dalle famiglie e dalle piccole imprese trentine sfiorano nel 2023 i 900 milioni di euro, quasi la metà delle rate di debito rimaste indietro in tutta la regione, che sono arrivate a 1 miliardo 818 milioni di euro. La somma è inferiore al record storico del 2022, quando i debiti di famiglie e imprese sono balzati a 2 miliardi 232 milioni, ma è il secondo maggior livello di sempre, superiore del 31,6% rispetto al 2019. Il quadro della situazione è stato fatto da Unirec, l’associazione delle società di recupero crediti, nel suo consueto rapporto annuale. Nel 2019 i debiti non pagati in regione ammontavano a 1 miliardo 381 milioni, nel 2020 e nel 2021, complici le dilazioni e le agevolazioni decise in epoca Covid per andare incontro a famiglie e imprese in difficoltà con i redditi, erano scesi a 1,3 e poi a 1,2 miliardi. Nel 2022 l’esplosione: l’inflazione, gli aumenti delle bollette e poi dei tassi di interesse, ma anche il credito al consumo che cresceva mentre i redditi venivano erosi hanno portato le rate insolute a 2,2 miliardi. L’anno scorso si è scesi un po’, ma l’onda lunga degli aumenti e della stretta al costo del credito rimane e continua a mordere nelle situazioni più in difficoltà. Le famiglie trentine in sofferenza sono circa 15mila, le piccole e micro imprese oltre 2.500.
Numeri molto superiori a quelli dei debiti in sofferenza con le sole banche, che sono ormai una cifra contenuta. Secondo la Banca d’Italia, i crediti in sofferenza a fine 2023 ammontavano a 150 milioni in Trentino, di cui 33 milioni in capo a 1.211 famiglie e 117 milioni a carico di 663 aziende, e a 161 milioni a Bolzano, di cui 14 milioni di 816 famiglie e 137 milioni di 460 imprese. Se si considerano anche le inadempienze probabili, la cifra complessiva dei crediti deteriorati in regione sale a 1 miliardo e mezzo, ma siamo comunque lontani dai valori degli anni della crisi bancaria. Gli istituti di crediti hanno effettivamente migliorato il loro portafoglio prestiti. Ma hanno anche ceduto buona parte dei crediti deteriorati sul mercato, a società veicolo e società finanziarie che provano a valorizzarli attraverso strumenti del mercato finanziario. Il debito non pagato però resta e il debitore ha a che fare direttamente con le società di recupero crediti.
Tra le rate insolute, poi, ci sono molte altre cose. Intanto l’aumento del costo dei mutui nell’ultimo anno ha messo in difficoltà i nuclei familiari che avevano un prestito per la casa a tasso di interesse variabile. Secondo il recente rapporto presentato dalle Acli trentine, l’aumento medio degli interessi sui mutui accesi tra il 2020 e il 2022 è stato pari a 1.330 euro per famiglia. Poi c’è l’onda lunga della grande inflazione, soprattutto le bollette non pagate perché diventate improvvisamente troppo care. Oggi il pagamento di luce e gas è tornato relativamente sostenibile, ma le maxi bollette da migliaia di euro del periodo di prezzi del gas e dell’energia alle stelle rimangono e oggi sono affidate alle società di recupero.
I trentini e gli altoatesini hanno continuato a spendere per i beni durevoli, come spiega l’Osservatorio Findomestic (vedi pagina a fianco). Ma questo è stato possibile anche grazie all’aumento del credito al consumo, cioè degli acquisti a rate spesso mediati da una società finanziaria. Il credito finalizzato o i prestiti personali in Trentino hanno raggiunto la soglia di 1 miliardo. Sempre secondo Bankitalia, le banche hanno limitato i prestiti al consumo, ma le finanziarie no: a marzo 2024 l’incremento rispetto all’anno precedente è del 16,4%. E anche tra i pagamenti a rate spuntano gli insoluti: rate non pagate dell’acquisto della macchina o dello smartphone, il debito con la società finanziaria, il leasing rimasto indietro nel caso delle piccole aziende.
Secondo il rapporto Unirec 2024 sul 2023, le imprese di recupero crediti hanno gestito l’anno scorso a livello nazionale circa 37 milioni di pratiche affidate in conto terzi per un valore di 174 miliardi. Le pratiche non corrispondono al numero di famiglie e imprese perché un consumatore può avere più di una partita deteriorata e un’azienda può averne diverse. Le pratiche in capo alle famiglie sono i due terzi del totale, ma il loro valore è di circa la metà di quello complessivo. Sono aumentate le pratiche recuperate, passate da quasi 13 milioni nel 2022 ai quasi 14 milioni del 2023, per un importo recuperato di oltre 17 miliardi, in aumento dell’11% rispetto al 2022. Il lavoro di recupero crediti dà quindi i suoi risultati. Sul versante del portafoglio in conto proprio, cioè delle pratiche in capo direttamente alle società di recupero crediti, la cifra complessiva risulta in calo dagli oltre 41 miliardi del 2022 a poco più di 30 miliardi.

 

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