Il passaggio dal 2023 al 2024 presenta, nell’ambito delle agevolazioni fiscali per gli investimenti in nuovi beni strumentali, la grande novità del bonus ZES unica, con risvolti negativi soprattutto sulle PMI.
In particolare, l’applicazione del nuovo bonus ZES unica appare caratterizzato da alcune norme, in particolare la previsione di un limite minimo e un ristretto ambito temporale, che mal si conciliano con una efficace programmazione degli investimenti.
Rispetto agli anni precedenti, nei quali gli investimenti – soprattutto al Sud – potevano cumulare più agevolazioni tali da raggiungere anche l’intero costo dei nuovi beni, il nuovo anno non si presenta certo bene per le imprese che intendono effettuare investimenti in nuovi beni strumentali e fruire delle relative agevolazioni di tipo fiscale.
Infatti, a parte il persistere ancora del credito d’imposta per gli investimenti in nuovi beni strumentali destinati a strutture produttive dell’intero territorio nazionale (c.d. bonus 4.0), la nuova agevolazione per il Mezzogiorno, la c.d. bonus Zes unica, invece, ha caratteristiche alquanto diverse dalla precedente disciplina del bonus Sud la cui applicazione cessa il 31 dicembre 2023.
Il bonus ZES unica
L’art. 16 del decreto-legge n. 124/2023 (c.d. “decreto Sud”) ha esteso quasi all’intero territorio del Mezzogiorno la preesistente disciplina delle ZES (Zone economiche speciali), introducendo un contributo, sotto forma di credito d’imposta, nella misura massima consentita dalla Carta degli aiuti a finalità regionale 2022-2027, a favore delle imprese che provvedono ad acquisire nuovi beni strumentali, facenti parte di u
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