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di Sergio Governale

Solution Bank, l’ex Credito di Romagna il cui 90% è stato rilevato cinque fa dal gruppo bancario di Hong Kong SC Lowy, fondato da Michel Lowy e Cheon Lee (si veda altro articolo di BeBeez), ha finanziato il gruppo Leolandia, presieduto da Giuseppe Ira, con un prestito garantito dal Fondo di Garanzia Pmi di MCC (si veda qui il comunicato stampa). L’importo del finanziamento, secondo quanto risulta a BeBeez, è pari a 2,25 milioni di euro.

L’operazione è finalizzata al supporto delle esigenze di capitale circolante e di liquidità, nonché ad investimenti nello sviluppo dell’omonimo parco divertimenti situato a Capriate (Bergamo), con lo scopo di sostenerne la crescita e consolidarne la posizione sul mercato. Leolandia è dedicato alle famiglie con bambini fino ai dieci anni, con oltre cinquanta giostre e attrazioni e più di 700mila visitatori l’anno.

Greenberg Traurig Santa Maria è lo studio legale che ha assistito Solution Bank nell’operazione, mentre Dike Strategy ha agito in veste di advisor delle società del gruppo Leolandia che hanno ricevuto il finanziamento.

Leolandia, a trenta minuti da Milano, nasce negli anni Settanta dall’idea di Guido Pendezzini con l’intento di creare un parco la cui principale attrazione fosse la riproduzione della nostra penisola in miniatura. Aperto come Minitalia nel 1971, oltre alla riproduzione delle bellezze artistiche e naturali dell’Italia, offriva un’area giochi, un’arena per gli spettacoli e negozi attrezzati per la vendita di prodotti dell’artigianato delle varie regioni. Il parco è rimasto in gestione alla famiglia fondatrice fino al 1997, quando è stato ceduto ad una seconda proprietà, costituita da due famiglie già operanti nel settore delle attrazioni viaggianti, che ne ha mutato il nome in Fantasy World-Minitalia. Alla fine del 2007 è avvenuto il terzo cambio di gestione: Zamperla, azienda vicentina tra i maggiori produttori mondiali di attrazioni per parchi di divertimento (già socia di minoranza nella gestione precedente) e la società finanziaria bergamasca Thorus, hanno dato il via a un’operazione di recupero, restyling ed espansione del parco, potenziandone l’offerta attrattiva e cambiando il nome in Minitalia Leolandia Park. E’ datato 2010 l’ultimo cambiamento nell’organizzazione, quando Thorus è diventato l’unico e attuale proprietario del parco, che ha cambiato definitivamente il nome in Leolandia, trasformandosi in un parco a tema.

A luglio il parco si arricchirà di una nuova attrazione acquatica, primo step di un progetto che cambierà il volto di un’intera zona del parco, che occuperà una superficie di 2.500 metri quadrati e permetterà di incrementare del 33% l’offerta di superfici acquatiche di Leolandia, per un totale di oltre 10mila metri quadrati.

Leolandia Holding, di proprietà di Thorus e a capo di una serie di società che spaziano dai viaggi al real estate, ha chiuso il 2021 con ricavi pari a quasi 4,2 milioni di euro, in crescita del 77,7% rispetto all’esercizio precedente, un ebitda di oltre 3,5 milioni, in aumento dell’84,6%, e debiti finanziari totali di 10,31 milioni, tutti a medio-lungo termine (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).

A Leolandia Holding fa capo anche il 20% di Leolandia Umbria, società nata per gestire il parco divertimenti da realizzare all’interno dell’area di crisi industriale complessa di Terni-Narni, un progetto da 36 milioni di euro, di cui oltre 23 milioni forniti da Invitalia (si veda altro articolo di BeBeez), annunciato poco prima della pandemia e non ancora decollato.

Solution Bank, diretta da Frank Fogiel e presieduta da Massimo Versari, ha assunto l’attuale denominazione quattro anni fa (si veda qui il comunicato stampa dell’epoca), dopo che nel 2018 è entrata nell’allora Credito di Romagna sottoscrivendo un aumento di capitale di 50 milioni di euro. La banca, fondata nel 2003 e con sede a Forlì, stava attraversando una fase difficile. Nel 2010 era infatti stata commissariata dalla Banca d’Italia, che aveva imposto l’amministrazione controllata durata quattordici 14 mesi nell’ambito di un’indagine che riguardava l’Istituto Bancario Sammarinese. Nel luglio del 2016 Palazzo Koch aveva poi imposto la procedura di “removal”, una mossa adottata per la prima volta nel nostro Paese, con l’effetto di allontanare il management. E questo perché l’istituto di vigilanza chiedeva discontinuità rispetto al 2010. Intanto tra il 2014 e il 2017 la banca aveva registrato perdite complessive superiori a un terzo del capitale. E in quelle condizioni non avrebbe avuto più il patrimonio sufficiente per operare. L’intervento di SC Lowy, che nei primi tre anni ha investito complessivamente circa 100 milioni di euro nella banca italiana, aveva quindi evitato la liquidazione (si veda altro articolo di BeBeez).

Oggi si definisce una challenger bank, perché offre alla clientela sia i prodotti bancari tradizionali (gestioni patrimoniali, prestiti, mutui, etc.) che i servizi di corporate & investment bank (oltre al credito ordinario, sostegno in situazioni complesse e di ristrutturazione) con soluzioni specialistiche e innovative di livello internazionale per la clientela business e per quella retail. L’istituto italiano ha un peso rilevante nel bilancio della controllante di Hong Kong, che già quattro anni fa era pari al 40% (si veda altro articolo di BeBeez), con focus, tra gli altri, anche nei settori real estate, shipping e utp.

All’inizio dell’autunno scorso Solution Bank ha siglato un accordo di collaborazione con October, piattaforma fintech di direct lending specializzata nei finanziamenti alle imprese, in virtù del quale le pmi clienti potranno ottenere prestiti con una nuova modalità semplice e veloce (si veda altro articolo di BeBeez).

 

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