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Il decreto salva casa voluto da Matteo Salvini potrebbe arrivare in Cdm “la prossima settimana”. È lo stesso vicepremier ad annunciarlo ribadendo però che “non si tratta di un condono”. La bozza del testo, ma ecco quel che sappiamo su che cosa prevede il piano salva casa di Salvini e che cosa si potrà sanare.

“Dovremmo aver finito il percorso del decreto salva casa, che qualcuno chiama condono, io non penso che lo sia, e vorrei che arrivasse la prossima settimana in Cdm per l’approvazione”, così il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini è tornato a parlare del suo piano edilizio pensato per sanare le “piccole difformità”all’interno delle abitazioni. La proposta più volte annunciata dal leader del Carroccio sarebbe quindi pronta ad approdare in Consiglio dei ministri nel giro di una settimana.

Resta da vedere se la sanatoria uscirà indenne dal confronto con gli alleati. Sia da Fratelli d’Italia che da Forza Italia, infatti, il piano edilizio annunciato da Salvini è stato accolto con cautela. In particolare, il vicepremier Antonio Tajani si è riservato di valutare la normativa quando approderà in Cdm, rigettando però qualsiasi ipotesi di un condono edilizio. Salvini ha escluso che si tratti di una misura simile, ma piuttosto di “una sanatoria per tutte le piccole irregolarità interne alle case delle italiani. Una grande operazione di sburocratizzazione con la quale restituiamo casa agli italiani”, ha ribadito oggi ai microfoni di Rtl 102.5.

Cosa prevede la sanatoria edilizia di Salvini e perché si parla di condono

In attesa della prima bozza che uscirà dal Cdm, le informazioni finora note provengono direttamente dal Ministero delle Infrastrutture, secondo il quale la sanatoria edilizia di Salvini interverrà solo su alcuni tipi di irregolarità. Si tratterà di difformità di natura formale, relative a singole unità immobiliari (ad esempio tramezzi o soppalchi) e di irregolarità che potevano essere sanate al tempo dei lavori ma non oggi, per via di modifiche alla disciplina normativa. Per il Mit tali difformità sarebbero “circa l’80%  del patrimonio immobiliare italiano secondo uno studio del Consiglio nazionale degli ingegneri”.

Il piano che il Mit ha in cantiere dunque dovrebbe riguardare solo singole modifiche strutturali e non immobili interamente abusivi. In particolare, la sanatoria si propone di superare il criterio della “doppia conformità”, che non consente di regolarizzare quelle difformità che erano sanabili all’epoca della loro realizzazione ma che attualmente risultano vietate dalla legislazione in vigore. Spesso tale disciplina finisce per impedire la messa in regola delle abitazioni da parte di quei proprietari che desiderano metterle in vendita e per creare degli stalli presso gli uffici comunali, alle prese con le numerose richieste di sanatoria.

Dalle opposizioni sono fioccate le accuse nei confronti del leader della Lega di voler approvare un ennesimo condono edilizio per accaparrarsi maggiori consensi in vista delle imminenti elezioni europee. Dal canto suo Salvini ha negato che si tratti un condono edilizio ribadendo che il decreto riguarderà solo “interventi all’interno delle case. Non pensiamo di sanare le ville abusive. Regolarizzare una cameretta fatta anni prima per il secondo figlio, un bagno, un soppalco o una veranda non consuma suolo”. Il vicepremier si dice convinto che il decreto ad hoc su cui il suo ministero sta lavorando potrebbe “liberare i Comuni da milioni di pratiche e aiutare migliaia di famiglie a poter comprare, vendere o affittare casa”.

Quando verrà approvato il decreto salva casa di Salvini

Dopo aver indicato come prima scadenza la fine di aprile per la presentazione del suo decreto salva casa in Consiglio dei ministri, Salvini aveva poi rimandato l’approvazione del piano salva casa a “fine maggio”. I dettagli sulle tempistiche non sono ancora noti, ma il ministro si aspetta che il piano edilizio arrivi in Cdm la prossima settimana. Se dovesse effettivamente trattarsi di un decreto legge, come più volte sostenuto da Salvini, il testo verrebbe varato dal governo per poi arrivare in Parlamento. Qui i lavori dovrebbero concludersi nel giro di un paio di mesi, al termine dei quali il decreto dovrebbe essere trasformato in legge.



 

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