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Mentre i dipendenti erano in ferie, l’azienda aveva svuotato velocemente i capannoni al fine di trasferire ‘in segreto’ i macchinari in un sito produttivo in Polonia. Parliamo del noto caso ‘Firem’ di Formigine: la corte d’Appello di Bologna, nei giorni scorsi, ha confermato la sentenza di primo grado nei confronti dei titolari della Firem e di un consulente, e il conseguente diritto al risarcimento delle parti civili, ovvero il curatore fallimentare, la Fiom Cgil di Modena e le lavoratrici e lavoratori (14). Gli imputati erano stati dichiarati colpevoli di bancarotta fraudolenta e condannati a un anno e dieci mesi di reclusione – pena sospesa – e al pagamento delle spese processuali. Nei confronti della Firem, inoltre, i giudici in primo grado avevano condannato i titolari ad una provvisionale immediatamente esecutiva di 200mila euro. Inoltre gli imputati erano stati condannati al risarcimento del danno nei confronti di sindacato ed ex lavoratori (rappresentati dell’avvocato Sabattini) da liquidarsi in separata parte civile. La Fiom Cgil decise di costituirsi parte civile perché il messaggio era importante: “La libertà di impresa ha un limite, fatti come questi non possono e devono mai più succedere”. “Esprimo soddisfazione per il risultato raggiunto – afferma l’avvocato Simone Sabattini – ma se da un lato c’è soddisfazione per la conferma della sentenza di primo grado, dall’altra parte c’è dispiacere perchè gli imputati non hanno fatto fronte alle richieste di risarcimento conseguenti alla condanna penale nei confronti dei lavoratori e del sindacato”. Era l’agosto del 2013 quando l’azienda formiginese iniziò appunto a smontare e trasferire i macchinari presso un sito produttivo in Polonia. Fu casuale la scoperta che permise alla Fiom Cgil e ai lavoratori di iniziare un lungo presidio davanti ai cancelli per fermare il trasferimento del poco che era rimasto. Iniziò una complessa trattativa che permise l’attivazione di ammortizzatori, il pagamento di arretrati ed un accordo che alla presenza delle istituzioni prevedeva il mantenimento delle attività sul territorio. L’azienda pagò una parte delle spettanze, ma delocalizzò comunque in Polonia, provocando in pochi mesi il fallimento della Firem di Formigine. Nel 2018 era arrivata la sentenza di primo grado per bancarotta fraudolenta nei confronti degli imputati e, nei giorni scorsi, a distanza di dieci anni dai fatti la Corte d’Appello di Bologna l’ha confermata. “La sentenza ha confermato un principio di giustizia: il comportamento fraudolento di questi soggetti non può essere impunito – afferma Stefania Ferrari segretaria Fiom Cgil Modena – Dovremo attendere ancora i 90 giorni che la giustizia prevede, poi procederemo attraverso il giudizio civile a quantificare il danno subito dai lavoratori, che all’improvviso hanno visto messo in discussione ogni progetto di vita, privi di occupazione, della dignità del lavoro, e privi di ogni sostentamento”. L’avvocato dell’azienda, Luca Pastorelli Luca, fa sapere che – lette le motivazioni – probabilmente presenterà ricorso in Cassazione.

Valentina Reggiani

 

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