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Il decreto legge, approvato lunedì in Consiglio dei ministri, è stato presentato ieri pomeriggio in Senato. Lo ha comunicato all’assemblea la presidente di turno Mariolina Castellone (M5s). Il provvedimento contiene la cosiddetta norma anti-rave, le misure Covid relative all’obbligo vaccinale, le norme sull’ergastolo ostativo e il rinvio dell’entrata in vigore al 30 dicembre della riforma del processo penale. Dopo tutte le polemiche di questi giorni è certo che il testo della norma anti-rave verrà modificato. Una strada potrebbe essere quella di un maxi emendamento del Governo.

L’obiettivo minimo è abbassare le pene massime da sei a quattro anni, in modo tale da non prevedere l’arresto immediato e le intercettazioni telefoniche, e circoscrivere la fattispecie di reato, così da non poterla utilizzare per altri tipi di manifestazioni. Si potrebbe indicare come oggetto della norma i “raduni musicali non autorizzati” o legarli allo “spaccio e uso di droghe”. Comunque, se il Governo fosse intenzionato a non presentare correttivi “lo farà Forza Italia”, ha detto il vice presidente della Camera Giorgio Mulè a Tagadà. Pur aprendo a modifiche parlamentari, difende il merito il ministro dell’Università Anna Maria Bernini sempre di Fi: «Questa norma non si applica a manifestazioni di dissenso che potrebbero avvenire nelle università e nelle scuole, qualunque forma di dissenso non ha alcunché a che spartire con questa norma».

Ma da FdI trapela l’intenzione di marciare dritti: sulla norma che proibisce l’organizzazione dei rave “non si torna indietro”, è il diktat di Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento, che più tardi sembra fare una parziale marcia indietro. Ieri, sempre il volto rassicurante di questo governo di destracentro – ossia il vice ministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto – è andato a Omnibus a gettare acqua sul fuoco: «L’intervento sui rave party, come chiarito dal ministro Nordio, individua con molta chiarezza i beni giuridici tutelati, che sono l’ordine, l’incolumità e la salute pubblica. Se ci sarà da intervenire per rendere più chiara la tipicità della norma ed evitare così le strumentali accuse di applicabilità ai casi di legittimo esercizio del diritto di manifestare la propria opinione, questo potrà accadere nell’ambito del dibattito parlamentare. Una cosa è certa: questa non è e non sarà una norma liberticida».

Beato lui che ha tante certezze, perché a guardarsi intorno è guerra tecnica e politica alle interpretazioni di legge. «Se il buongiorno si vede dal mattino devo dire che con il decreto legge anti-rave questo Governo ha iniziato male», ha sintetizzato la leader di +Europa Emma Bonino. Sempre dall’opposizione interviene Matteo Richetti, capogruppo di Azione-Italia Viva alla Camera: «Il rave è stato gestito con le leggi già esistenti, non servivano e non servono provvedimenti aggiuntivi. Guai a fare distrazione di massa, vanno aumentate le sanzioni amministrative, non giocare ai manettari». Si è fatto sentire anche Matteo Renzi che guarda oltre: «si modifichi quello che va modificato, si eviti qualsiasi attentato alla libertà di espressione, dopo di che pensiamo ad altro, dall’emergenza bollette, alla situazione internazionale». Sui rave «è giusto – ha detto Renzi – che ci sia una norma, c’è anche in Francia ma è stata scritta molto meglio. Si può mettere un pochino più chiara, in Parlamento si risolve ma mi preoccupa molto di più quello che hanno fatto sul covid. Io – ha osservato – da un medico no vax non mi faccio curare».

Infine dal Pd Debora Serracchiani, capogruppo dem alla Camera, chiede a tutti i gruppi di sottoscrivere un emendamento abrogativo della norma: «Dubbi, ripensamenti, propositi di riscrittura anche profonda del testo nell’esame parlamentare della norma anti rave attraversano la maggioranza – si legge in una sua nota – e da giorni esponenti del governo e dei partiti che lo sostengono sentono l’obbligo di spiegare, chiarire, limitare l’ambito della possibile applicazione del nuovo reato introdotto con decreto legge lunedì». «Senza considerare – ha aggiunto la deputata – la bocciatura di giuristi, avvocati, costituzionalisti. Togliere di mezzo questo obbrobrio giuridico dunque è solo un fatto di buon senso e del resto, come dimostrato a Modena, è già possibile intervenire. Per questo presenteremo al dl aiuti ter, attualmente all’esame della Camera, un subemendamento che abroga la norma così da eliminarla il prima possibile, chiedendo la sottoscrizione a tutti i gruppi parlamentari», conclude la Serracchiani.

 

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