Apprendiamo, dalla bozza della manovra finanziaria 2025, che il governo prospetta di allargare indiscriminatamente la “web tax” trasformando una tassa pensata per i colossi del web, che fatturano in Italia ma pagano le imposte all’estero, in un balzello del 3% sul fatturato che colpisce chiunque lavori sul digitale nel nostro Paese, eliminando gli (alti) tetti minimi per la sua applicazione.
Oggi si apprende poi che, dall’allargamento della platea, il governo stima maggiori entrate annue di 51,6 milioni di euro, una quota risibile del bilancio dello Stato che, però, impatterebbe moltissimo sui conti delle imprese che operano nei servizi digitali, da quelle più piccole alle start-up.
Non poche imprese si troveranno in enorme difficoltà immediata e ripenseranno il loro business, rallentando i loro investimenti (col rischio – calcolato? – di una conseguente riduzione del gettito). Tutto questo potrebbe avere pesantissime ripercussioni sul fronte occupazionale, in un settore in cui i giornalisti già lottano, da anni, per ottenere pieno riconoscimento della loro professione e professionalità (non è raro il precariato) e livelli di retribuzione adeguati alla funzione che rappresentano nell’ambito del pluralismo dell’informazione.
Il Comitato di Redazione di Citynews, che rappresenta oltre 300 colleghi impiegati nelle testate del gruppo, si dichiara molto preoccupato delle conseguenze dell’applicazione della nuova “web tax” così come annunciata, nell’ambito di un settore che non viaggia certo a gonfie vele e avrebbe, semmai, bisogno di maggiore attenzione da parte del governo.
Per questo motivo, il Cdr di Citynews si unisce al coro di voci che, da più parti, chiedono al governo di ritornare sui propri passi e sollecitano tutti i gruppi parlamentari a farsi carico di una riflessione complessiva che vada nelle direzione di una tutela dell’informazione digitale, scongiurando ricadute nefaste sulla comunità giornalistica che ogni giorno opera con professionalità.
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La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni: la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.
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