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Matteo Salvini illustra a Montecitorio il piano “Salva-casa” licenziato dal Consiglio dei ministri pochi giorni fa e si augura che il Parlamento possa convertire definitivamente il decreto nel giro di poche settimane “Mi auguro che le Camere utilizzino i due mesi previsti dalla norma per approvare definitivamente un decreto che aiuterà in concreto alcuni milioni di italiani, che aiuterà a contenere il costo degli affitti e del mattone“. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti parla di “politica dei fatti, della realtà, della vita quotidiana” costruita in quasi un anno di percorso “con tutte le categorie professionali che hanno a che fare con il settore casa“. Salvini nega categoricamente che si tratti di una norma spot in chiave Europee: “Magari si riuscisse a fare un provvedimento così in quindici giorni per la campagna elettorale. Sarei un genio“. Tuttavia resta il fatto che “la nostra è una politica diametralmente opposta a quella dell’Europa” perché l’Ue “tassa la casa in nome di uno pseudo green ideologico e fanatico, noi la casa degli italiani vogliamo valorizzarla e liberarla dalla burocrazia“.

Superficie minima

Il testo verrà discusso dalla commissione Ambiente e Lavori pubblici di Montecitorio dal prossimo 11 giugno. “Dal mio punto di vista è bene che si allarghi il perimetro delle possibilità di regolarizzare, perché la burocrazia sta bloccando un intero sistema“, aggiunge il vicepresidente del Consiglio. All’interno della Sala Salvadori della Camera dei Deputati il vicepresidente del Consiglio ha anche modo di presentare il pacchetto di emendamenti proposto dalla Lega. Il Carroccio intende, per esempio, consentire “l’abitabilità anche ai cosiddetti ‘micro appartamenti’. Per una persona: non meno di 20 mq (oggi: 28 mq); per due persone: non meno di 28 mq (oggi: 38 mq)“. Un modo per dare “una pronta risposta le esigenze di milioni di studenti, lavoratori e giovani coppie che vivono nelle grandi città“.

Altezza soffitti

Tale misura, spiega il partito di Salvini, “non potrà che tradursi in un ampliamento dell’offerta abitativa e, auspicabilmente, anche in una riduzione del costo degli affitti“. Naturalmente la riduzione delle dimensioni minime verrà accompagnata da misure “volte a garantire condizioni di agibilità dell’immobile, con particolare riguardo ai requisiti di igiene e sicurezza“. Nel solco della precedente proposta, la Lega propone di rendere abitabili “anche i locali con un’altezza interna inferiore a 2,70 metri, fino al limite minimo di 2,40 metri“.

Quest’ultima altezza è già consentita per alcuni spazi della casa (corridoi, bagni), quindi lo stesso “potrebbe valere per il soggiorno e la cucina, laddove in ogni caso vi siano condizioni di aerazione e luminosità tali da consentire l’abitabilità dell’unità immobiliare“. Tale misura “intende anche garantire omogeneità rispetto alla riduzione dei limiti di altezza, che già trovano diffuse deroghe sia per i comuni montani, sia per i cosiddetti ‘sotto-tetti’, secondo i regolamenti comunali“, spiega il Carroccio, aggiungendo che su questa misura “è stato già acquisito il parere favorevole del Ministero della salute“.

Cambio destinazione d’uso

Diventerebbe “ragionevole” e “di buon senso” consentire la possibilità per il proprietario di un locale posto al piano terra di “cambiare la destinazione d’uso per ricavarne un’abitazione“. Per il partito di Matteo Salvini, infatti, questo sarebbe un emendamento sollecitato in particolare “dai piccoli Comuni: si pensi al caso dei borghi storici che, per evitare lo spopolamento dei centri storici, hanno l’esigenza di valorizzare il tessuto urbano e individuare misure che incentivino l’insediamento di nuovi nuclei familiari o realtà artigianali o commerciali“.

Rimane peraltro, anche in tale ipotesi, la possibilità per i Comuni di “vincolare il cambio di destinazione d’uso al rispetto di ‘specifiche condizioni’, perché ovviamente – viene spiegato – bisogna tenere conto degli effetti che la misura può produrre nei diversi contesti urbani e garantire che la medesima sia utilizzata per obiettivi di riqualificazione dei centri abitati, non certo per alimentare degrado o perdita di valore identitario“.

Tolleranze e verifica in loco dei lavori

Modifiche significative vengono introdotte anche in materia di tolleranze costruttive ed esecutive, assicurando ai cittadini che avevano già realizzato interventi nella propria casa, “una normativa più elastica e rispondente alle esigenze concrete“. Partendo così dalle novità già introdotte, i parlamentari leghisti intendono estendere tali semplificazioni “anche per tutti quegli immobili ed interventi che saranno realizzati in futuro“: così si assicura una “uniformità della disciplina in materia di tolleranze e un trattamento uniforme per tutti gli interventi edilizi“.

Inoltre, per garantire il legittimo affidamento dei cittadini nei confronti dell’operato della pubblica amministrazione, se un cittadino ha ottenuto un certificato di agibilità/abitabilità da un tecnico del comune o della ASL che ha effettuato un sopralluogo senza rilevare difformità, “nessuno potrà dirmi, in un secondo momento, che il mio immobile non è conforme“.

Regolarizzare parziali difformità

Andranno poi in atto le semplificazioni sugli interventi realizzati prima del 1977 (Legge Bucalossi) e che, “per difficoltà da parte dei cittadini di reperire la documentazione, non si riescono a regolarizzare“. Anche in questo caso, ne deriverebbe uno “sblocco del mercato immobiliare e del patrimonio delle famiglie“. Pertanto si proporrà per le varianti realizzate in sede di realizzazione degli immobili prima del ’77 “forme semplificate di regolarizzazione delle parziali difformità presenti“. Il decreto Salva-Casa, per evitare che il Comune possa semplicemente negare un permesso di costruire o una Scia in sanatoria, “prevede che la pubblica amministrazione possa indicare eventuali interventi correttivi sull’immobile che il privato deve realizzare ai fini della regolarizzazione“. Appare quindi opportuno “limitare l’entità (e quindi l’importo) dei lavori che possono essere richiesti ai cittadini per regolarizzare il proprio immobile, circoscrivendoli solo a quelli che sono necessari e imprescindibili per la sicurezza“.

Potere sostituivo Regioni

A normativa vigente, una Regione potrebbe ancora annullare il permesso di costruire anche dopo dieci anni dal rilascio del titolo edilizio, sostituendosi al comune. Dunque, sempre nell’ottica di garantire il legittimo affidamento dei cittadini, la Lega propone di “ridurre le tempistiche per l’esercizio di questo potere sostitutivo” anche al fine di “assicurare la certezza dei diritti delle famiglie che hanno già ricevuto un titolo abilitativo da parte del comune“.

Salva Milano

Infine, una norma che viene molto auspicata dalle amministrazioni locali. Con gli ultimi emendamenti presentati, non potendo arrestare lo sviluppo e la crescita delle città, la Lega intende fare un intervento “per aiutare le centinaia di famiglie che vivono oggi in palazzi che non possono essere abbattuti“.

L’obiettivo è quello di trovare soluzioni al problema delle ristrutturazioni edilizie “che non riguardano solo Milano, ma anche altre città dove per anni si è lavorato seguendo la stessa interpretazione di norme“. Sono tutti problemi che nascono dalla “sovrapposizione tra la normativa statale, la normativa regionale e i provvedimenti adottati da alcuni Comuni“.

 

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