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Il collaboratore utilizzato come testa di legno e reclutato come liquidatore della società At Alberghiera Turistica srl al solo scopo di evitare le conseguenze negative delle attività illecite che da lì a poco sarebbero state poste in essere. Tenuto all’oscuro della portata delle operazioni da compiere, scoperte sole quando tutto ormai era stato pianificato. Antonio Marchio, ex collaboratore del commercialista Saverio Francesco Nitti, liquidatore della At Alberghiera, formalmente intestatario dell’atto di compravendita del terreno a Stalettì, indagato per bancarotta fraudolenta e per accesso abusivo al sistema informatico e telematico, nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Catanzaro sulla distrazione di fondi pubblici, che ha portato il noto penalista di Catanzaro Giancarlo Pittelli agli arresti domiciliari (LEGGI), ha delineato la figura dell’avvocato nella duplice veste di amministratore di fatto della At Alberghiera srl e della Sorusi srl in una serie di dichiarazioni rilasciate il 19 maggio 2022 agli investigatori.

L’incarico di liquidatore della società da ricoprire ad “occhi chiusi”

Ha riferito che Nitti gli chiese di assumere la carica di liquidatore di una società cui era socio l’onorevole Pittelli, prospettandogli “la cosa” come un incarico semplice e che lui comunque lo avrebbe coadiuvato. Ha raccontato della telefonata di Pittelli in cui gli diceva di recarsi nello studio del notaio Panzarella dove erano presenti lo stesso ex parlamentare di Forza Italia e sua moglie Caterina Concolino, un incontro avvenuto per la nomina a liquidatore della società At Alberghiera Turistica srl, durante il quale Marchio chiedeva ai presenti di avere contezza della documentazione della società e dove Pittelli rispondeva perentoriamente: “sa già tutto Saverio”, riferendosi a Nitti, dal quale solo qualche giorno dopo riusciva ad avere copia cartacea del libro giornale e della situazione contabile a decorrere dal 2016. “Avrei dovuto caricare le poste di bilancio nel programma che serve all’elaborazione dei bilanci. Emergeva un grosso credito Iva per circa 60mila euro e crediti diversi per circa 600mila euro che Nitti mi disse si riferivano in gran parte ad un credito verso i soci. Ho anche chiamato Pittelli per avere contezza di tali crediti, il quale mi tranquillizzò sul fatto che si trattava di anticipi ai soci e del fitto del terreno ammontante a 7.800 euro annui. Nel passivo c’era un debito verso i soci per 200mila euro nonché altri 800mila che mi dissero erano debiti verso altri finanziatori e un debito verso fornitori, non meglio specificati di circa 40mila euro. Sia Nitti e che Pittelli mi spiegarono dopo che la parte più grossa del debito riguardava un mutuo ipotecario concesso dalla Banca alla At Alberghiera Turistica”.

“Pittelli mi disse che il debito era stato garantito da lui personalmente”

Il 29 ottobre 2018 su indicazione di Nitti, Marchio si era recato a Catanzaro nello studio del notaio Sebastiano Panzarella e Rita Tirinato, amministratore unico della società Sarusi srl, gli chiedeva se fosse al corrente del motivo della sua presenza sul posto “in quanto neanche lei lo era”. Nello studio erano presenti oltre Tirinato, anche Pittelli, Nitti e il notaio Panzarella e quest’ultimo disse subito che si doveva fare una compravendita che era soggetta ad Iva. Marchio chiedeva spiegazioni e Nitti gli disse che avrebbe dovuto stipulare un rogito di vendita del terreno della società alla Sarusi srl e quest’ultima si sarebbe accollata il mutuo della At Alberghiera, affrontando anche la questione del recesso del socio di cui non sapeva nulla. “Nitti e Pittelli mi dissero che per pagare il debito verso il socio avrebbero utilizzato riserve disponibili della società. Io ero titubante, ma Pittelli si indispettì, dicendomi che il debito era garantito personalmente da lui; mi disse che subito avremmo fatto una scrittura contabile per coprire un debito con un credito verso i soci e avremmo contestualmente istituito una riserva garantita con denaro del socio Pittelli. Io però rimanevo titubante in quanto la società di cui ero liquidatore non disponeva di alcuna riserva”.

La scoperta del debito di quasi un milione di euro

Dopo una lettura veloce dell’atto, Marchio firmava il rogito per l’alienazione del bene e dopo averlo letto, scopriva che il rimborso della quota al socio recedente era già avvenuto in precedenza. “Mi dissero sia Nitti che Pittelli che l’ipoteca iscritta sul terreno della società era relativa ad un finanziamento che aveva ottenuto la società in passato e che con questo atto avrei estinto l’ipoteca per vendere l’immobile”. Il 10 aprile 2019 tra le mail una cartella esattoriale del 2016 contenente un’intimazione di pagamento della Regione per un debito della società di quasi un milione di euro. “Chiesi subito spiegazioni a Nitti, il quale non sorpreso mi diede la sensazione di esserne già a conoscenza. Mi disse anche di guardare il bilancio 2011 nella cui nota integrativa era indicato che questo credito della Regione era stato cancellato a seguito di rinuncia da parte dell’At srl. Nitti già al corrente della storia riguardante il contributo mi spiegò che dovevo stare sereno in quanto si trattava di un finanziamento regionale a cui però la società aveva rinunciato. Nitti ribadì che la Regione stava  sicuramente commettendo un errore a reclamare tale credito perché il denaro del contributo regionale non era mai stato erogato. E quindi non era entrato nelle casse della società. Stanco della situazione, dissi a Nitti che volevo andare via dalla società”.

Il liquidatore scopre di essere stato preso in giro

Il commercialista, secondo il dichiarato di Marchio, si sarebbe mostrato contrariato, gli disse che non aveva fiducia in lui e che non apprezzava l’opportunità di crescita professionale che gli aveva dato. Senza dirgli nulla Marchio inviava una raccomandata a Pittelli per convocare un’assemblea che si tenne il 10 luglio 2019 nello studio del commercialista. Pittelli non si presentò all’assemblea, ma si incontrarono in un’altra occasione nella quale chiedeva le dimissioni, spiegando il suo disappunto per essere stato preso in giro soprattutto riguardo al debito della Regione, affermando che avrebbe denunciato sia lui che Nitti se non gli avesse accordato le dimissioni, accettate poi dal penalista che lo congedò in malo modo, assicurandosi prima che avesse depositato le scritture della società nel suo studio aggiungendo che sarebbe stato subito nominato il mio successore. “Dopo l’incontro con Pittelli dissi a Nitti che mi aveva deluso e che sarei andato via, Nitti mi fece capire che avrebbe preso il posto di liquidatore al mio posto”.  Dichiarazioni, dalle quali si evince come Marchio sia stato utilizzato: “anche quando riceveva la documentazione e si accorgeva dell’esistenza di alcune poste di bilancio poco comprensibili- si legge nella richiesta di misura cautelare della Procura- sia Nitti che Pittelli lo rassicuravano, non facendo mai menzione dell’esistenza dell’ingente debito verso la Regione, di cui Marchio si sarebbe accorto soltanto tempo dopo”.

“Il notaio sapeva del piano organizzato per distrarre il bene”

Di fondamentale importanza per l’accusa è quanto è avvenuto il giorno della stipula dell’atto di compravendita. Marchio ha riferito di essere stato chiamato da Nitti per recarsi dal notaio Panzarella, senza conoscere le ragioni della convocazione. Solo dopo essere arrivato nello studio notarile, interrogato da Rita Tirinato, altrettanto inconsapevole, scopriva alla presenza del notaio Panzarella, di Pittelli e di Nitti che si stava per stipulare la vendita del terreno  della At Alberghiera Turistica srl in liquidazione alla Sarusi srl.

“Appare evidente che lui non abbia preso accordi per la vendita, né per le modalità di pagamento del prezzo, circostanze che gli venivano spiegate proprio in quel momento da Nitti e da Pittelli che lo accompagnano in un’altra stanza per parlare privatamente. Oltre alle modalità quantomeno coercitive di quanto avvenuto, appare opportuno sottolineare come il notaio Panzarella, nonostante avesse compreso che il formale venditore non avesse alcuna consapevolezza dell’atto da stipulare procedeva ugualmente a rogare la compravendita”. Anzi a detta di Marchio era proprio Panzarella a spiegare sia a lui che a Tirinato il motivo della convocazione dovuto alla stipula di una compravendita, a riprova della sua consapevolezza del piano organizzato per distrarre il bene e il prezzo della garanzia creditoria della Regione.

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