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Superbonus 110, le ultime notizie



18 Giugno 2024



13:53

Una ricerca pubblicata dalla Banca d’Italia fa il punto sul Superbonus e sul bonus facciate: insieme sono costati circa 170 miliardi di euro dal 2021 al 2023, che scendono a 100 miliardi considerando le maggiori entrate derivate dalle tasse. Circa 45 miliardi di euro di lavori sarebbero stati fatti comunque anche senza bonus.

Una nuova ricerca, pubblicata dalla Banca d’Italia, analizza che impatto hanno avuto sull’economia italiana due misure lanciate nel 2020 per rilanciare il settore edilizio in seguito alla pandemia: il bonus facciate e il Superbonus 110%. Il risultato ottenuto dai ricercatori è che le due misure, nel periodo tra 2021 e 2023, siano costate oltre 170 miliardi di euro allo Stato italiano. Si tratta, in media, di tre punti percentuali di Pil all’anno.

Anche considerando gli incassi aggiuntivi per le casse pubbliche, legate all’attività economica generata dai bonus, si parlerebbe comunque di circa 100 miliardi di euro. L’effetto è stato molto positivo sulle imprese del settore edile, ma per quanto riguarda l’impatto sull’economia italiana in generale, questo avrebbe potuto essere più forte.

La ricerca (che è disponibile online in lingua inglese) stima che oltre 45 miliardi di euro di lavori sarebbero stati comunque effettuati, anche senza incentivi. Questo è uno dei problemi principali, e contribuisce al fatto che il “moltiplicatore fiscale” è meno di uno: il Pil nel complesso è cresciuto meno di quanto lo Stato abbia speso per i due bonus. Per stessa ammissione dei ricercatori, invece, il testo non tiene conto di altri aspetti del Superbonus: su tutti i benefici ambientali, ma anche gli effetti dell’aumento dei prezzi delle case e nel settore edile, o le questioni legati alla cessione del credito.

Quanto è costato il Superbonus

Per quanto riguarda il costo dei due bonus, la stima dei 170 miliardi di euro non è ufficiale, ma ottenuta incrociando i vari dati a disposizione e i comunicati del governo. Si tratta comunque di un risultato in linea con altre stime sullo stesso argomento. Guardando agli altri Paesi europei paragonabili all’Italia, poi, i ricercatori hanno osservato che negli altri casi la spesa nel settore edile è risalita dopo la pandemia, per poi restare piuttosto stabile e, dal 2023, iniziare un leggero calo. In Italia invece la spesa è cresciuta moltissimo, ben più che negli altri Stati.

Tuttavia, la stima è che ‘solo’ i tre quarti dei lavori effettuati con Superbonus e bonus facciate siano effettivamente stati incentivati dai bonus. Gli altri, per un valore di circa 45 miliardi di euro, sarebbero stati effettuati comunque anche se il governo non avesse varato nuove misure ad hoc. Si tratta, in sostanza, di soldi che lo Stato avrebbe potuto risparmiare ottenendo gli stessi risultati per il settore edilizio.

Chi ci ha guadagnato di più

Per quanto riguarda il ritorno economico che lo Stato ha ricevuto, la stima dei ricercatori è che sia stato più basso dei soldi spesi. Infatti, “il rapporto tra il Pil generato dalle politiche e lo stimolo fiscale varia tra lo 0,7 e lo 0,9”. In sostanza, per ogni euro che lo Stato ha investito nel Superbonus 110% e nel bonus facciate, ne è derivata un crescita del Pil tra i 70 e i 90 centesimi. A motivare questa mancanza è soprattutto, secondo la ricerca, la presenza di quel ‘peso morto’ da 45 miliardi di euro, dei lavori che sarebbero comunque stati fatti anche senza bonus.

Così, lasciando fuori gli incassi extra per lo Stato legati all’attività economica generata dagli incentivi, risulta che il costo di Superbonus e bonus facciate per le casse pubbliche sia stato di circa 100 miliardi di euro. In poche parole: “La misura è ben lontana dal ripagarsi da sé”. Una proposta per il futuro contenuta nella ricerca è che in futuro i bonus edilizi offrano la percentuale di sconto più alta solo alle famiglie più povere, e solo per i lavori unicamente ‘green’. In ogni caso, il consiglio è che la percentuale resti sempre sotto il 100%.

Chi ha sicuramente beneficiato di queste misure sono le imprese edili: gli investimenti pubblici nel settore edilizio non raggiungevano livelli simili (in termini di percentuale del Pil) da 2008. Dopo la pandemia il numero di aziende edili è cresciuto, dopo anni di forte calo, e in Italia le spese dei privati nel settore sono aumentate molto più che nel resto d’Europa, portando a un aumento sia del valore prodotto da queste aziende, sia delle assunzioni.



 

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