Nel 2024 le famiglie italiane hanno speso in media 329 euro per la gestione dei rifiuti, con un incremento del 2,6% rispetto al 2023. Questo è quanto emerge dal rapporto dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva, che analizza le tariffe applicate nei capoluoghi di provincia.
Nonostante l’aumento delle spese, si registrano progressi nella raccolta differenziata dei rifiuti: nel 2022 il tasso ha raggiunto il 65,2%, in crescita dell’1,2% rispetto all’anno precedente, sebbene ancora distante dagli obiettivi prefissati.
Tariffe: Catania la più cara, Trento la più economica
Tra i capoluoghi di provincia, Catania si conferma la città più onerosa per la Tari, con una spesa media di 594 euro annui, invariata rispetto al 2023. All’opposto, Trento è il capoluogo più conveniente, con una tariffa di 183 euro, leggermente inferiore all’anno precedente.
Il 2024 ha visto cambiamenti significativi nelle classifiche: tra i capoluoghi più costosi entrano Andria, Cagliari, Pistoia e Trapani, mentre ne escono Benevento, Latina, Messina e Salerno. Sul fronte opposto, tra le città meno care esce Bolzano ed entra Siena.
Sud più caro, Nord più virtuoso
Le analisi territoriali evidenziano differenze nette: il Sud Italia è l’area dove le famiglie spendono di più e si registra una minore percentuale di raccolta differenziata. La Puglia è la regione più cara, con una tariffa media di 426,50 euro (+4% rispetto al 2023). Al contrario, il Trentino Alto Adige si conferma la regione più economica, con una media di 203 euro.
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