Giovanni Boccaccio, nell’introduzione alla Terza Giornata del Decamerone (raccolta di cento novelle da lui scritta nel XIV secolo) così descriveva il giardino di Villa Palmieri, alle porte di Firenze: «Il veder questo giardino, il suo bello ordine, le piante e la fontana co’ ruscelletti procedenti da quella, tanto piacque a ciascuna donna e a’ tre giovani che tutti cominciarono ad affermare che, se Paradiso si potesse in terra fare, non sapevano conoscere che altra forma che quella di quel giardino gli si potesse dare».
Proprio in questo giardino si riunivano i giovani protagonisti delle sue novelle, un giardino “paradisiaco” affacciato a sud verso Firenze, alle pendici di Fiesole, i cui vasti poderi, i prati e le fonti d’acqua già presenti all’epoca, il suo ordine impeccabile, le piante meticolosamente curate e la fontana con ruscelli incantarono giovani e donne. Non meno sontuosa e paradisiaca la villa che domina la collina, Villa Palmieri, conosciuta anche come villa del Decamerone, con una storia che risale al XIV secolo, è ora in vendita in trattativa riservata per la cifra record di oltre 50 milioni di euro. Con i suoi circa 4000 mq e un parco di 9 ettari che si classifica come il secondo più grande di Firenze dopo i giardini di Boboli, è considerata una delle cinque residenze più costose in Italia.
I proprietari dal ’300 in poi
«Villa Palmieri appartenne in origine alla famiglia di Cione di Fini, una nobile casata dedita alle lettere e iscritta in Firenze alla “corporazione dei tessitori di lino”. Questa iscrizione, soltanto noninale, era necessaria in quel tempo per godere dei privilegi di cittadinanza; Dante stesso fece parte di quella dei ” fisici e farmacisti” per la stessa ragione. Successivamente la villa fu chiamata “Schifanoia”, un’attribuzione non infrequente alle ville toscane che significa “evita le noie”», scrive Salvatore Cortesi, un giornalista dell’epoca. La villa fu poi ceduta nel 1454 a Matteo di Marco Palmieri e, nel 1697, l’erede Palmiero Palmieri avviò una significativa ristrutturazione, aggiungendo una terrazza rivolta a sud, un loggiato a cinque arcate e le caratteristiche scalinate curvate “a tenaglia” che conducono al giardino dei limoni. Durante un controverso restauro del dopoguerra, purtroppo, le decorazioni barocche della facciata sono andate perdute. Nel 1760, la villa fu acquistata dal terzo conte Cowper e, successivamente, passò al conte inglese di Crawford e Belcaress, che a metà Ottocento trasformò il giardino in un parco all’inglese, arricchendolo con numerose piante esotiche e architetture scenografiche, tra cui la splendida Fonte dei Tre Visi e una cappellina in stile neobarocco.
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