Savona – Ci sono i fondi, dal Pnrr, ma non c’è una risposta certa almeno per ora per Savona, che resta l’unica provincia d’Italia sprovvista di un carcere. Questo dopo la chiusura, ormai otto anni fa, dell’ex casa circondariale di Sant’Agostino.
Il tema, rimasto ai margini anche delle promesse da campagna elettorale, è tornato attuale nel corso della Giornata europea della Giustizia civile, per la mancata risposta ricevuta dal Tribunale di Savona e dall’Avvocatura che avevano risollevato la questione ribadendo una delle necessità più urgenti per il territorio sul fronte della giustizia e inviato una nota al ministero della Giustizia ad inizio novembre. Sollecitazione rimasta inevasa.
Un obbligo di legge la presenza di una struttura circondariale in una provincia che, dal 2016, risulta scoperta. Dalla chiusura del vecchio penitenziario, ritenuto datato e inefficiente, i detenuti rimasi erano stati trasferiti nelle altre carceri del Nord Italia o della Liguria, Marassi a Genova e Valle Armea a Sanremo, senza trovare una soluzione locale e anzi finendo per aggravare lo stato di cronico sovraffollamento delle due strutture, riferimento per la regione. Mentre il Sant’Agostino, dopo anni di abbandono, è stato riscoperto e coinvolto in iniziative per ospitare nei suoi circa 3mila metri quadrati di spazi anche esposizioni artistiche, sulla struttura che dovrebbe sostituirlo tutto tace. Restano però le ripercussioni della sua mancanza, in termini di costi per la macchina della giustizia per il trasferimento dei detenuti da Genova o Sanremo a Savona e gli aggravi sulle spalle dei familiari dei reclusi. «Per il momento – spiega Donato Capece, segretario generale del Sappe, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria – Savona resta in tutta Italia l’unica provincia senza carcere. Un assurdo» .
La quota di detenuti che, se esistesse una struttura savonese rimarrebbero sul territorio, si aggira intorno alle 200 unità, che invece sono distribuite negli altri istituti. Negli anni sono state individuate diverse aree disponibili per ospitare un nuovo istituto, da Cengio a Carcare, ma «ad ora non è stato fatto nulla – sottolinea Capece – e tutti gli arrestati vengono portati a Genova o Sanremo, nel massimo disagio vista la distanza e con spese enormi che riguardano il trasporto ma anche la scorta e tutto l’apparato che si mette in moto ed ha costi ingenti. Invece avere una struttura servirebbe e urgentemente”». I fondi ci sarebbero, dal Pnrr, «ma non si muove nulla – continua il segretario del Sappe – e per fare un carcere secondo i crismi attuali servono almeno 7-8 anni, con una spesa di 50-60 milioni. Le risorse con il Pnrr vedevano a disposizione 266 milioni per ristrutturare alcune carceri fatiscenti o costruire moduli nuovi. Invece, con gli istituti di Sanremo e Marassi che dire sovraffollati è dire poco, la politica tergiversa su dove, come e quando costruire questo carcere». Attualmente il penitenziario di Marassi a Genova ospita circa 700 detenuti a fronte di una capienza massima di 550 posti, quello di Sanremo circa 400 con 250 posti a disposizione. «I fondi ci sono e Savona ha bisogno di un carcere ma in tempi brevi – conclude Capece – i politici si rendano conto che al di là dell’aspetto dell’esecuzione penale la creazione di un carcere porta con sé anche un indotto oltre a risolvere un problema prioritario come quello del sovraffollamento carcerario».
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