La Via del Cotone si delinea come un progetto epocale destinato a ridefinire il panorama commerciale del Medio Oriente e oltre. Proposta dall’amministrazione Biden nel 2023, questa nuova rotta mira a collegare Europa e India attraverso Israele e le monarchie sunnite del Golfo Persico, offrendo un’alternativa più sicura e rapida alle rotte tradizionali come il Canale di Suez. Il nome richiama le antiche vie commerciali che univano Oriente e Occidente, ma il suo obiettivo è altamente moderno: trasformare Israele in un crocevia strategico per il commercio globale, riducendo la dipendenza dall’influenza cinese e rafforzando le connessioni economiche tra Europa, Medio Oriente e Asia.
Israele al centro della rete
Il progetto si fonda su una precisa realtà geopolitica: la posizione strategica di Israele, al crocevia tra Asia, Africa ed Europa. Attraverso il coinvolgimento dei porti di Ashdod ed Eilat, la Via del Cotone offrirebbe un passaggio terrestre per le merci provenienti dall’India e dirette in Europa, evitando le rotte marittime che attraversano il Golfo Persico e il Canale di Suez.
Questa configurazione presenta vantaggi significativi: riduzione dei tempi di trasporto, minori costi logistici e una maggiore sicurezza rispetto alle rotte tradizionali, spesso esposte a tensioni geopolitiche e pirateria. Per le monarchie del Golfo, il progetto rappresenta una straordinaria opportunità per diversificare le vie di esportazione di petrolio e gas naturale verso l’Europa, consolidando i legami commerciali con l’Occidente.
L’importanza dell’energia
Uno degli obiettivi principali della Via del Cotone è quello di creare una rete energetica integrata che unisca le risorse del Golfo Persico ai giacimenti di gas naturale scoperti nel Mediterraneo orientale. Questa sinergia potrebbe generare un mercato energetico competitivo, riducendo la dipendenza europea dal gas russo e rafforzando la sicurezza energetica dell’intera regione.
Israele, con le sue infrastrutture già sviluppate, si propone come fulcro di questo sistema. I terminali energetici israeliani potrebbero diventare il punto di raccordo per il trasporto di idrocarburi dal Medio Oriente verso l’Europa, incrementando il peso strategico del Paese nello scenario globale.
Il Canale Ben-Gurion: un’infrastruttura strategica
A supporto del progetto, Israele sta valutando la realizzazione del Canale Ben-Gurion, un’infrastruttura concepita per collegare il porto di Eilat al Mediterraneo attraverso il deserto del Negev e il Mar Morto. Questo canale offrirebbe una valida alternativa al Canale di Suez, bypassando uno dei punti di strozzatura più critici del commercio internazionale.
Il progetto, risalente agli anni ’50, è stato spesso accantonato a causa delle complessità politiche e dei costi elevati. Tuttavia, la prospettiva di integrarlo nella Via del Cotone lo ha riportato al centro del dibattito strategico. La sua realizzazione consoliderebbe il ruolo di Israele come hub logistico regionale, attirando investimenti e migliorando la connettività tra Asia, Europa e Medio Oriente.
I nodi geopolitici: Arabia Saudita e Iran
Per concretizzare la Via del Cotone, sarà essenziale stabilizzare le relazioni tra Israele e le monarchie del Golfo, in particolare l’Arabia Saudita. La normalizzazione dei rapporti con Riyad, iniziata con gli Accordi di Abramo nel 2020, resta però complessa. L’Arabia Saudita ha espresso preoccupazioni legate alla questione palestinese e teme reazioni negative da parte dell’opinione pubblica interna.
Un ulteriore ostacolo è rappresentato dal recente avvicinamento tra Arabia Saudita e Iran. Grazie alla mediazione cinese, i due Paesi hanno ripreso le relazioni diplomatiche, riducendo le tensioni che avevano caratterizzato gli anni precedenti. Questa distensione mette in discussione la logica anti-iraniana che aveva spinto gli Accordi di Abramo e potrebbe complicare il coinvolgimento saudita nella Via del Cotone.
L’impatto globale della Via del Cotone
Se realizzata, la Via del Cotone non si limiterà a ridefinire il commercio regionale, ma avrà un impatto globale. Il progetto rappresenta una sfida diretta alla Belt and Road Initiative cinese, offrendo ai Paesi coinvolti un’alternativa più strettamente legata agli interessi occidentali. Per gli Stati Uniti, il corridoio commerciale consentirebbe di rafforzare l’influenza in Medio Oriente senza un impegno militare diretto, facilitando un “disimpegno strategico” e il reindirizzamento delle risorse verso l’Indo-Pacifico.
Per l’Europa, la Via del Cotone significa maggiori garanzie di sicurezza energetica e nuove opportunità di cooperazione commerciale con Israele e i Paesi del Golfo. Tuttavia, il progetto richiederà enormi investimenti infrastrutturali e una capacità diplomatica straordinaria per superare le resistenze politiche e le rivalità regionali.
Verrà mai realizzata la Via del Cotone?
Nonostante il suo potenziale, la Via del Cotone si trova ancora in una fase embrionale. La realizzazione di un progetto di questa portata dipenderà dalla capacità di Israele e dei suoi partner di costruire una rete di alleanze stabile e inclusiva. L’instabilità regionale, le tensioni tra Arabia Saudita e Iran e le sfide legate alla questione palestinese rappresentano ostacoli significativi.
Tuttavia, se Israele riuscirà a consolidare il proprio ruolo come snodo logistico ed energetico, la Via del Cotone potrebbe segnare una nuova era per il commercio globale, trasformando il Medio Oriente da epicentro di conflitti a motore di prosperità economica.
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