Hanno scelto tutti il rito abbreviato i tre imputati accusati di aver aiutato il boss Matteo Messina Denaro durante la sua quasi trentennale latitanza. Si tratta di due professionisti, un radiologo e un architetto, Cosimo Leone e Massimo Gentile, e di un incensurato, Leonardo Gulotta, che erano stati arrestati lo scorso 27 marzo.
Ecco le carte segrete che incastrano il radiologo e l’architetto “amici” di Messina Denaro
Il gup Marco Gaeta ha accolto la loro richiesta e all’inizio di gennaio è stata già fissata la requisitoria del procuratore aggiunto Paolo Guido e dei sostituti Gianluca De Leo, Bruno Brucoli e Pierangelo Padova, che hanno coordinato l’inchiesta. Nel frattempo Leone, al quale il tribunale del Riesame aveva concesso gli arresti domiciliari, dopo il ricorso in Cassazione dei pm e una nuova pronuncia del Riesame, è tornato in carcere.
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Secondo l’accusa, Gentile avrebbe prestato la sua identità al mafioso consentendogli tra l’altro di acquistare una macchina e una moto, mentre Leone si sarebbe occupato del boss ormai malato durante un ricovero all’ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo, dove era stato sottoposto a un primo intervento dopo la diagnosi del tumore. Gulotta, invece, avrebbe messo a disposizione del latitante il suo numero di cellulare.
In banca in corso Calatafimi e poi in concessionaria: così Messina Denaro si muoveva a Palermo
In base alla ricostruzione della Procura, Messina Denaro avrebbe utilizzato una carta d’identità falsa con la sua foto e le generalità di Gentile – che dal 2019 era un insospettabile dipendente comunale in Lombardia – per acquistare una Fiat 500 nel 2014. Nello specifico, l’11 novembre di dieci anni fa, dopo aver versato a una concessionaria palermitana mille euro in contanti e un assegno circolare di 9 mila (appena ottenuto in una filiale dell’Unicredit di corso Calatafimi dove il boss aveva dichiarato che la somma fosse il provento di “attività di vendita al dettaglio di capi di abbigliamento”). Il giorno successivo avrebbe ritirato l’auto. Il mafioso avrebbe però usato l’identità dell’architetto anche molto tempo prima, nel 2008, per comprare una moto.
Accuse che gli avvocati Antonio Ingroia e Mario Di Trapani, difensori di fiducia dell’architetto Massimo Gentile, respingono totalmente: “Dimostreremo l’innocenza del nostro assistito sulla base di perizie e documenti inoppugnabili, che provano che Gentile è stato vittima di un furto di identità“.
Il cambio turno, la tac e il telefonino, così il radiologo ha aiutato Messina Denaro
Gulotta, per l’accusa, sarebbe entrato in gioco in concomitanza con l’acquisto della 500: l’8 gennaio del 2015, Messina Denaro sarebbe infatti tornato nella concessionaria per ritirare i documenti di circolazione e la doppia chiave e avrebbe fornito un numero di cellulare che risulterebbe intestato proprio al giovane. Un dato questo, che come ha raccontato Dossier, l’avvocato Mariella Gulotta, che difende l’imputato, ha contestato spiegando tra l’altro che quel numero sarebbe identico, tranne che per la penultima cifra, a quello di una donna con la quale Messina Denaro avrebbe avuto rapporti per molto tempo. La tesi difensiva è che il boss possa aver indicato volutamente un numero sbagliato per non consentire di risalire alla donna oppure possa aver semplicemente sbagliato. Gulotta non c’entrerebbe nulla, quindi, secondo questa versione, ma sarebbe stato solo particolarmente sfortunato. Sarà ora il processo a stabilire come stiano realmente le cose, intano l’imputato è tornato libero.
“In cella per un numero sbagliato”, l’incubo di un giovane accusato di aver aiutato Messina Denaro
Per quanto riguarda Leone, per i pm, non solo avrebbe cambiato turno per poter essere presente quando il boss era stato sottoposto a una Tac, ma gli avrebbe fatto anche avere una scheda telefonica durante il ricovero, inviata dal geometra Andrea Bonafede (altro alter ego del latitante). Leone, dopo il ricorso al Riesame aveva ottenuto i domiciliari, perché il reato di concorso esterno in associazione mafiosa era stato riqualificato in favoreggiamento aggravato. La Cassazione, però, ha annullato il provvedimento e, dopo una nuova pronuncia del tribunale, il radiologo qualche giorno fa è tornato in carcere.
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