Quanto pesa nelle tasche degli italiani l’ulteriore recente abbassamento dei tassi da parte della Bce? Quanto la sforbiciata risulta essere davvero un incentivo per sottoscrivere un mutuo per l’acquisto di una casa?
Secondo una recente ricerca di Changes Unipol, elaborata da Ipsos, il taglio spinge soprattutto i giovani della Gen Z, quelli che non hanno ancora scavalcato i trent’anni giusto per inquadrarli, a ipotizzare di far diventare realtà il sogno di acquistare una casa (lo dice il 51%). In generale un italiano su tre (il 34%) pensa che, grazie alla variazione dei tassi, sia possibile investire sul mattone specie se i mattoni sono quelli per la prima casa. Minor impatto, invece, sui progetti relativi alle seconde case (16%) e alle ristrutturazioni (21%).
A seconda dell’età, cambiano anche le prospettive. I Millennial più che ad acquistare qualcosa di nuovo sono, invece, i più propensi a rinegoziare il mutuo (47%) grazie al nuovo ritocco. Più scettici, invece, Gen Z (34%) e i “vecchi” Baby Boomer (27%), molti dei quali, però, hanno già rinegoziato in passato.
La nuova ricerca di Unipol ha analizzato reazioni e opinioni degli italiani sulla riduzione dei tassi avviata lo scorso mese di giugno e dopo che la Banca Centrale Europea a ottobre ha annunciato un nuovo ulteriore taglio di 0,25 punti base. D’altronde quello dei mutui, in Italia, è un tema che ha una platea vasta, visto che (secondo l’indagine) quattro italiani su dieci vivono in una famiglia con un mutuo attivo con i Millennial e i giovani della Gen Z in testa (la percentuale sfiora il 50%) e un 20% di Baby Boomer che non ha ancora estinto il debito per la prima o seconda casa o anche per sostenere le pese per la ristrutturazione.
Per quanto riguarda la tipologia di mutuo attivo, tra i Millennial uno su tre lo ha per l’acquisto della prima casa (intestato a sé o a un familiare). Al contrario, sono soprattutto i giovani della Gen Z ad avere (o vivere in famiglie con) mutui per seconde case e ristrutturazioni. Tra i Boomer è più elevata la percentuale di quanti non hanno mai aperto mutui nella vita.
Guardando al futuro, un intervistato su cinque tra i 28 e i 74 anni ha dichiarato di auspicare un ulteriore taglio dei tassi che superi il 2%. La percentuale che piacerebbe un po’ a tutti, dai più giovani ai più anziani, sarebbe del 2,6%. Per sei italiani su dieci il tasso di interesse ritenuto poco conveniente determina infatti la decisione di rimandare la sottoscrizione di un mutuo, soprattutto tra i Baby Boomer (65%). Al contrario la Gen Z (48%), più delle altre mostra impazienza, non è disposta insomma ad aspettare.
Tra chi ha già un mutuo, il 35% risulta insoddisfatto delle condizioni economiche, mentre circa uno su sue (56%) è soddisfatto. Nel dettaglio poi tra chi ha un tasso fisso, e si tratta principalmente di mutui di vecchia data, il 74% è soddisfatto delle condizioni economiche, a fronte di 4 italiani su 10 di chi lo ha variabile, con un 25% “molto insoddisfatto”. A livello generazionale sono i Millennial i meno contenti: meno di uno su sue esprime, infatti, soddisfazione. Più contenti, invece, Gen X e Baby Boomer (circa due su tre).
Dallo studio emerge come quasi un italiano su due dichiari di aver avuto problemi a fronteggiare almeno una rata del mutuo. Le difficoltà sono legate principalmente a motivi economici. Che per i vecchi Boomers (nati tra i 1946 e il 1964) sono soprattutto legati all’aumento del costo della vita (il 54%) mentre per la Generazione X (cioè i nati tra il 1965 e 1980) alle spese impreviste il 42%.
Entrambi, in ogni caso – Baby Boomer e Gen X – sono, quindi, maggiormente colpiti dai problemi di natura economica, mentre le due generazioni successive, Millennial e Gen Z da quelli di natura personale, come problemi di salute che hanno portato a spese mediche o perdita di reddito (25% dei Millenial) e separazione o divorzio (12% della Gen Z).
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