Privatizzazioni ci risiamo. La vendita della compagnia aerea ITA ai tedeschi di Lufthansa è stato solo un capitolo di un libro che ancora deve essere scritto.
Un nuovo paragrafo deve essere infatti dedicato a Monte dei Paschi di Siena, istituto di credito la cui fondazione risale al 1472 e la cui maggioranza delle azioni era nelle mani dello Stato, almeno fino a poco tempo fa.
La liquidazione di MPS
È arrivato infatti il via libera per la vendita di un ulteriore 15% di quote della banca, che saranno acquistate da Banco BPM, dagli imprenditori Caltagirone e Del Vecchio. Già nel novembre 2023 il Governo Meloni aveva deciso di vendere il 25% delle quote di MPS, incassando 920 milioni di euro e passando dal 64,23% al 39,23% del capitale.
Poi a marzo 2024 era scattata la seconda fase: via un altro 12,5% delle quote. Non c’è due senza tre: perché il Governo ha deciso di disfarsi di un altro 15% delle azioni possedute in MPS, in cambio di circa 1,1 miliardi di euro. A questo punto la quota posseduta dal Ministero del Tesoro corrisponde all’11,7% del totale.
Un’operazione a somma negativa per lo Stato
Come qualsiasi operazione economica, anche per il Monte dei Paschi di Siena occorre valutare chi ci ha guadagnato e chi ci ha perso. Per arrivare a controllare il 60% circa della banca senese lo Stato italiano ha versato nel tempo una quota pari a circa 7 miliardi di euro.
E quanto ha incassato per rivendere circa il 50% delle azioni possedute? È presto detto. Le tre operazioni di novembre 2023, marzo e novembre 2024, hanno portato lo Stato ad incassare circa 2,6 miliardi di euro. A livello prettamente economico si è trattato quindi di un’operazione a somma negativa per lo Stato italiano che, in sostanza, ha finanziato con soldi propri l’acquisizione della banca da parte di soggetti privati.
MPS è una banca in salute e in crescita
A questo calcolo devono essere poi aggiunti i mancati introiti derivanti dal possesso delle quote di MPS. La banca senese gode ora infatti di ottima salute: negli ultimi 12 mesi il titolo è cresciuto del 90%, l’utile è stato pari a 1,6 miliardi, in crescita del 69% rispetto allo stesso periodo del 2023, grazie a ricavi complessivi per 3 miliardi, in aumento dell’8,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
La torta in espansione dei ricavi di MPS sarà però sempre meno accessibile per lo Stato italiano, ormai socio di estrema minoranza nel consiglio di amministrazione.
Occorre infine ricordare che la decisione di disfarsi di MPS è il risultato di un accordo raggiunto nell’ottobre 2022 tra l’uscente Governo Draghi e la Commissione europea, che richiedeva la dismissione delle quote pubbliche fino ad arrivare al di sotto del 30% in cambio del semaforo verde per una nuova ricapitalizzazione della banca.
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