Ventitré furti di auto in sette mesi. I modelli che sparivano, tra Ancona, Senigallia, la provincia di Pesaro e Urbino, quella ascolana e perfino località fuori regione, erano sempre gli stessi: Audi e Volkswagen, le più quotate per i pezzi da rivendere. Per effettuare i colpi veniva sostituita la centralina originale, aprendo il cofano, con una tarocca e veniva utilizzato un disturbatore di frequenze per sabotare i sistemi di allarme. Una banda ben preparata che arrivava da Cerignola e che tra febbraio e settembre del 2023 si era data un gran da fare nella provincia dorica portando via sette dei 23 veicoli di cui è accusata di aver rubato. Dopo le denunce era scattata un’indagine della squadra mobile che a novembre dello scorso anno ha portato a due arresti per furto aggravato continuato e a due denunce a piede libero. In manette erano finiti un 30enne e un 26enne. Per il primo, Domenico Pellegrino, la Procura ha chiesto il giudizio immediato. Doveva andare subito a processo e ha chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato. Ieri mattina ha affrontato l’udienza davanti al giudice Alberto Pallucchini che lo ha condannato a 3 anni e 6 mesi di reclusione (per tutti i furti escluse 4 auto). Due le parti civili che si sono costituite nel procedimento, una è un’assicurazione rappresentata dall’avvocato Michele Magistrelli. L’altra è un derubato della provincia di Pesaro e Urbino. Da definire invece ancora la posizione dei presunti complici. Le auto rubate sarebbero state portate in un autoparco di Cerignola dove venivano smontate per rivendere i pezzi. Quattro i furti avvenuti ad Ancona, tre a Senigallia. Gli altri sono stati a Marotta, Riccione, Gabicce, Altidona, Molfetta, San Benedetto del Tronto, Grottammare, Giulianova. Martinsicuro e Roma. La banda partiva dalla Puglia due volte a settimana, due a due, individuavano la vettura da rubare e poi tornavano alla base con l’auto rubata. ma. ver.
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