Parla il presidente della comunità ebraica bolognese: “Esporre la bandiera palestinese sul Comune è stato un errore. Chi si definisce antifascista non può tollerare che ci sia chi sfila, nella nostra città, con cartelli come ‘voi ebrei ritroverete Hitler all’inferno’. Perché l’amministrazione non prende una posizione forte contro il terrosimo?”
“Non posso nascondere che da quando il sindaco di Bologna ha deciso di esporre la bandiera palestinese sul palazzo del comune, delle conseguenze ce ne sono state eccome”. Non fa sconti a Matteo Lepore e alla sua vice Emily Clancy il presidente della comunità ebraica bolognese Daniele De Paz. “Come fa una politica che si dice antifascista a sventolare bandiere che rappresentano la cultura del terrore, a non prendere mai una posizione contro Hamas? A non condannare i fatti di Amsterdam che sono l’esempio dello squadrismo fascista? Ci si trova di fronte a una discrasia ideologica con conseguenze molto gravi”, spiega al Foglio.
A Bologna ha fatto discutere la partecipazione della vicesindaca Emily Clancy alle manifestazioni sfociate in scontri con la Polizia. Ma più che altro sono rinomate le sue prese di posizione sul 7 ottobre, che sarebbe “da condannare, ma…”. “Noi avevamo avvertito per tempo dell’inopportunità di esporre la bandiera palestinese, perché da quel momento molti si sono sentiti legittimati nelle loro azioni”, dice De Paz, che nella vita fa l’architetto e guida la comunità ebraica della città dal 2013. Dopo Amsterdam, anche Bologna è stata cerchiata di rosso, con le autorità israeliane che hanno sconsigliato ai tifosi del Maccabi Tel Aviv di venire in città per la partita di Eurolega. Che segnale è? “Qualcosa che mi rattrista, mi stupisce e mi preoccupa”, risponde De Paz. “E’ una comunicazione che è stata rivolta anche alla nostra comunità e ai nostri studenti universitari. Che non ci si possa sentire sicuri ad andare a vedere una partita di basket è una cosa gravissima, così come gravissimo è quello che è accaduto ad Amsterdam. Non riguarda solo lo sport”.
Proprio per il clima che si respira in città, forse, certi messaggi ambigui non sono granché accettabili. “Azioni come quelle di Amsterdam sono state promosse dalle comunità islamiche, comunità che sono molto numerose qui a Bologna”, dice De Paz. “Anche per questo c’è preoccupazione. Non possono non metterci in allerta, quindi, le decisioni prese dall’amministrazione comunale”. Siete preoccupati dalla politica cittadina, in pieno clima da campagna elettorale? “Chi si definisce antifascista non può tollerare che ci sia chi sfila, nella nostra città, con cartelli come ‘ritroverete Hitler all’inferno’, rivolto agli ebrei. Non è possibile che ci siano state questo tipo di dimostrazioni d’intolleranza da una parte e dall’altra, prima Casa Pound e poi i cosiddetti antifascisti. E’ incredibile che si siano portati in piazza slogan con contraddizioni così grandi”. Una considerazione che, secondo De Paz, dovrebbe farci leggere l’antisemitismo con lenti nuove. “Se eravamo abituati a vederlo come un’espressione del fascismo o del neonazismo, oggi l’antisemitismo che trova spazio in risposta al conflitto israelo-palestinese ha assunto caratteristiche che potremmo definire ‘moderne’ e che andrebbero reinterpretate rispetto alla sua matrice originaria. Si criticano le azioni del governo israeliano facendole ricadere sull’intero popolo ebraico sparso un po’ in tutto il mondo”. E se prima era appannaggio della destra, adesso come fenomeno appare sempre più alimentato dalla sinistra, “che dovrebbe agganciarsi ai valori della Resistenza ma che evidentemente il contrasto a queste forme d’odio religioso e razziale sembra esserselo dimenticato. E’ questo il controsenso rispetto al concetto di antifascismo, fa apparire il dirsi ‘antifascisti’ come un semplice strumento di propaganda politica. Io confesso di essere in difficoltà perché siamo di fronte a una completa rivoluzione ideologica. Anche su questo la politica sta dimostrando di non stare al passo con le giovani generazioni”.
Questa semplificazione schiacciata sull’attualità, analizza ancora il presidente della comunità ebraica di Bologna, “rischia di farci perdere la visione d’insieme. Mi fa provare sconforto e disagio. Anche in una città come Bologna, ci mette sulla difensiva e ci fa preoccupare. E’ spiazzante”.
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