“Ci minacciavano ogni giorno, cercavano di farci paura, volevano che ce ne andassimo e non si sono fermati davanti a niente”. Sono le dichiarazioni rese da una delle vittime – un intero nucleo familiare – nel processo per Gazmir Shahu 39enne albanese per gli attentati incendiari per conto dei coniugi Claudio Sinapi e Annamaria Fortino che volevano ottenere la casa del vicino a un prezzo irrisorio.
Dinanzi alla prima sezione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduta da Giovanni Caparco, con a latere Francesco Maione e Patrizia Iorio, la donna ha raccontato del ‘calvario’ patito a causa della coppia Sinapi/Fortino, “non si trovava pace con queste persone era un continuo di minacce e di avvertimenti. Si rivolgevano a chiunque per farci vendere la casa al prezzo che dicevano loro. Sinapi voleva acquistare la casa dove vive mia figlia a un prezzo stracciato tipo 70mila euro quando la casa ha un valore di mercato di 180mila euro e poi non era in vendita perchè ci vive mia figlia e mio nipote”.
La donna escussa dal sostituto procuratore Gerardina Cozzolino oltre che le intimidazioni ha raccontato dei raid incendiari su commissione di cui si è reso poi responsabile secondo la ricostruzione della Procura, il 39enne albanese. La posizione di ‘Gas’ – assistito dagli avvocati Paolo Di Furia, Romolo Vignola, Ilaria Blandini – infatti è stata stralciata nel corso del procedimento con rito abbreviato dinanzi al gup Daniela Vecchiarelli. In tale sede il gup ha inflitto 4 anni di reclusione per i coniugi Sinapi/ Fortino per i reati di estorsione e stalking e 3 anni e 8 mesi per lo scagnozzo Likaj, per il reato di incendio doloso. La vicenda nasce quando le vittime, ricevono in eredità una casa in piazza Di Rauso a Capua. Abitazione a cui sono interessati anche i coniugi Sinapi che vogliono la ‘casa di mezzo’ dove abita una delle vittime, per creare un enorme attico. Iniziano vere e proprie vessazioni. Le vittime subiscono graffi al portoncino d’ingresso con oggetti appuntiti, grondaie tappate con la calce per innescare “allagamenti casalinghi”, ascensori bloccati per evitarne l’utilizzo. Non solo. La famiglia vive un clima di terrore fatto di intimidazioni anche piuttosto gravi. “Ti togliamo di mezzo, ti ammazziamo, se non te ne vai da questo condominio ti facciamo vedere cosa ti succede”, gli avrebbero detto. Vere e proprie minacce anche di morte proferite all’indirizzo del capofamiglia(attualmente deceduto) e dei suoi parenti.
Dopo i rifiuti per la vendita dell’appartamento al sottocosto di 70mila euro, seguono i raid incendiari di auto parcheggiate in strada. Uno accade nel novembre 2022 quando viene data alle fiamme una Fiat 500 di proprietà del capofamiglia finito nel mirino, l’altro nel maggio 2023 quando viene bruciata una C3 di proprietà della figlia della vittima e altre vetture in sosta in Piazza Di Rauso. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri della compagnia di Capua, i coniugi Sinapi – accusati anche di stalking – avrebbero assoldato i due albanesi per poche migliaia di euro per gli incendi su commissione. Ben 7 le vetture date in pasto alle fiamme.
”Sinapi disse a mio padre poco prima che ci fossero i due incendi che ci avrebbe pensato lui a mio padre e di non preoccuparsi. Era un avvertimento e difatti dopo tre giorni da quell’incontro ci fu il primo incendio – ha affermato la figlia della vittima ripercorrendo il lungo iter di intimidazioni fino agli episodi incendiari – noi abbiamo sempre denunciato tutto ma non siamo stati creduti, abbiamo dovuto raccogliere prove difatti mio padre ogni volta che incontrava qualcuno registrava ogni conversazione ed era un continuo. Chiamavano chiunque per convincerci a vendere. Neanche dopo le condanna per quello che ci hanno fatto continuano a minacciarci. Quando si fermeranno?”.
Si torna in aula nel mese di dicembre per l’escussione dei carabinieri della compagnia capuana che hanno svolto l’attività d’indagine.
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