Le forze di maggioranza hanno preso sul serio le apertura Giancarlo Giorgetti a possibili correttivi alla manovra. Un emendamento ogni quattro porta la firma di un deputato di Forza Italia e Lega. Soltanto M5S e Partito democratico ne hanno presentati di più sulle complessive 4.562 proposte di modifica al disegno di legge di Bilancio. Per usare le classiche formule che accompagnano questa parte dell’anno del lavoro parlamentare è iniziato “l’assalto alla diligenza” o il “Vietnam in commissione”, a seconda delle preferenze. I deputati preferiscono parlare di pochi e qualificanti emendamenti, nel senso che vanno a incidere su ben precisi provvedimenti. Sono la tassazione del Bitcoin o una nuova rottamazione in 120 rate delle cartelle esattoriale 2000-20023 per la Lega e per Forza Italia la possibilità, dal sapore sovietico per gli azzurri che i revisori del Mef possano entrare a fare le pulci alle aziende che ricevono contributi pubblici.
Sull’obbligo di nominare uno sceriffo dei conti dentro i collegi dei revisori delle aziende la posizione dei berlusconiani è chiara: la norma va cancellata, al massimo alle società che ricevono soldi pubblici può essere richiesto un contenimento delle spese per beni e servizi. Se Giorgetti possa o meno ritenere questo alla stregua di uno stravolgimento dello spirito della norma da lui pensata si vedrà al momento dei pareri del governo sulle diverse proposte. Di certo stravolge le intenzioni del ministro la marcia indietro richiesta dal Carroccio sull’aumento della tassazione sulle criptovalute, portata dal 26% al 42%. Il titolare del Mef ha spiegato di essere disposto ad accettare tassazioni diverse a seconda della durata dell’investimento. Chi mette il proprio risparmio su progetti durevoli e non speculativi deve essere incentivato. La Lega risponde con tre proposte una per lasciare l’aliquota al 26%, una la porta al 28%, la terza sostituisce l’aumento dell’aliquota al 42% con la rimozione della soglia (di 2mila euro) di esenzione dalle imposte per le plusvalenze sulle criptovalute.
Se non vogliono riscrivere la manovra Carroccio e Azzurri chiedono quantomeno discreti correttivi. Forza Italia ad esempio già punta a impegnare i soldi della riapertura dei termini del concordato biennale chiedendo di abbassare la seconda aliquota Irpef dal 35% al 33% estendendola ai redditi fino a 60mila euro. Peccato che solo per abbassare di due punti l’aliquota servano almeno 2,5 miliardi. Il concordato, il nuovo meccanismo di rapporti tra Fisco e partite Iva in base al quale gli autonomi pagheranno una cifra decisa dall’agenzia dell’Entrate in cambio di minori controlli, ha però portato finora in cassa soltanto 1,3 miliardi. Ecco perché il governo è disposto a riaprire le adesioni chiuse il 31 ottobre scorso. La nuova data per decidere di aderire al sistema sarà il 12 dicembre prossimo e chi dirà sì al meccanismo potrà anche contare sul ravvedimento per sanare con un prezzo di sconto i maggiori redditi non dichiarati tra il 2018 e il 2022.
Non mancano poi mani tese a società pubbliche o settori di riferimento. Anche quest’anno il Carroccio chiede di prorogare la sospensione delle multe per chi non si era vaccinato contro il Covid-19. Altre due proposte chiedono di cancellare il contributo da 50 milioni che l’Aci, l’automobile club italiano, dovrà dare alle finanza pubblica o ancora esclude le Autostrade del Brennero dai tetti agli stipendi dei vertici. I leghisti tornano poi alla carica sulle pensioni chiedendo di cancellare lo stop all’adeguamento degli assegni dei pensionati all’estero, maggiore flessibilità in uscita sfruttando la previdenza complemntare e la pace contributiva con la possibilità di recuperare eventuali buchi previdenziali dando la possibilità anche alle aziende di versare i contributi del lavoratore sfruttando lo strumento del welfare aziendale. I leghisti chiedono poi il sostegno ai birrifici, grande classico delle ultime leggi di bilancio.
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