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Pensione a 63 anni: requisiti e opportunità nel 2028

Con il rifinanziamento dell’Ape Sociale fino al 2028, il governo italiano sta ampliando l’accesso a questa misura di sostegno economico. A partire dal 2025, i fondi dedicati alle pensioni anticipate vedranno un incremento significativo, rendendo possibile il ritiro dal lavoro a 63 anni e 5 mesi. Questo intervento, previsto dal Decreto Legge n. 155/2024, implica una ripartizione finanziaria che prevede un investimento di 110 milioni di euro. La distribuzione annuale dei fondi evidenzia il forte impegno verso il pensionamento anticipato, con un focus particolare su categorie vulnerabili di lavoratori.





Nel dettaglio, nel 2025 sono previsti 20 milioni di euro, seguiti da 30 milioni nel 2026 e 50 milioni nel 2027, con un’ulteriore allocazione di 10 milioni nel 2028. Questa graduale crescita delle risorse disponibili riflette una strategia chiara e mirata, capace di rispondere alle esigenze di chi, per vari motivi personali o professionali, non può raggiungere l’età pensionabile ordinaria di 67 anni.

Categorie di lavoratori ammessi all’Ape Sociale

Il sostegno offerto dall’Ape Sociale è mirato a specifiche categorie di lavoratori, ognuna delle quali deve rispettare criteri ben definiti. Questo approccio ha il fine di garantire che le persone più vulnerabili, in situazioni di difficoltà economica o di salute, possano accedere a un aiuto concreto nella transizione verso il pensionamento. Le categorie ammesse comprendono disoccupati, caregiver familiari, invalidi civili e lavoratori impiegati in attività gravose.

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I disoccupati, ad esempio, devono aver accumulato almeno 30 anni di contributi e aver vissuto una condizione di disoccupazione completa. Inoltre, per i caregiver, è fondamentale che dimostrino di aver assistito un familiare con grave disabilità per un periodo minimo di sei mesi. Anche i lavoratori impiegati in settori caratterizzati da un’elevata usura fisica hanno l’opportunità di accedere a questo beneficio, a condizione di aver accumulato un’adeguata anzianità contributiva.

Questa selettività è cruciale affinché l’Ape Sociale possa offrire un supporto efficace e mirato, evitando dispersione delle risorse e garantendo sostegno a chi ne ha realmente bisogno. L’attenzione del legislatore per queste categorie evidenzia l’impegno a fronteggiare le sfide sociali e occupazionali del nostro tempo, mostrando un chiaro orientamento verso un welfare più inclusivo.

Requisiti specifici per l’accesso all’Ape Sociale

Per accedere all’Ape Sociale, è necessario soddisfare una serie di requisiti specifici, che variano a seconda delle diverse categorie di lavoratori. Ogni categoria ha criteri di idoneità rigidamente definiti, i quali garantiscono che i benefici vengano assegnati a chi ha realmente bisogno di supporto economico.

In primo luogo, i disoccupati devono avere almeno 30 anni di contributi e un’esperienza di lavoro dipendente per almeno 18 mesi nei 36 mesi precedenti al termine del rapporto di lavoro. Questa categoria include coloro che hanno perso il lavoro per licenziamento, dimissioni per giusta causa o scadenza di contratti a termine, dovendo completare un intero periodo di disoccupazione.

I caregiver familiari, invece, sono tenuti a garantire un’assistenza continuativa a un familiare con grave disabilità per un minimo di sei mesi, accumulando anch’essi almeno 30 anni di contributi. La definizione di chi può essere assistito è ampia, comprendendo coniugi e parenti di primo grado conviventi.

I lavoratori con invalidità civile, che presentano una capacità lavorativa ridotta superiore al 74%, possono richiedere l’Ape Sociale, a condizione di avere anch’essi almeno 30 anni di contributi versati. Infine, i lavoratori impiegati in attività gravose devono dimostrare di aver accumulato almeno 36 anni di contributi e avere svolto attività usuranti per minimo 7 anni negli ultimi 10, restando un’importante categoria per garantire il diritto al pensionamento anticipato.

Impatto sociale e sostegno economico del pensionamento anticipato

L’introduzione dell’Ape Sociale e il rifinanziamento fino al 2028 sanificano l’impatto sociale della misura. Non si tratta solo di un’opzione di pensionamento anticipato, ma di una reale opportunità per categorie vulnerabili nel contesto lavorativo odierno. Il governo italiano ha inteso creare un meccanismo di sostegno economico diretto, alleviando le difficoltà di chi non è in grado di lavorare fino all’età pensionabile standard di 67 anni.

Attraverso this initiative, si promuove l’inclusione sociale, riducendo il rischio di povertà tra coloro che si trovano in condizioni di disagio, siano essi disoccupati, caregiver o invalidi. Non solo si offre una via d’uscita a chi deve affrontare situazioni difficili, ma si contribuisce anche a demistificare il concetto di pensionamento anticipato come un’opzione esclusivamente negativa per il sistema previdenziale, favorendo invece una gestione più sostenibile delle risorse.

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Il sostegno economico permette di garantire una stabilità temporanea, evitando che i lavoratori colpiti da malattie o carichi familiari eccessivi cadano nella fascia di povertà. Inoltre, un pensionamento anticipato ben gestito può portare a una maggiore domanda nel mercato del lavoro da parte di nuovi assunti, rinnovando il tessuto economico.



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