Investitura del presidente del Senato, La Russa, all’evento di «Noi moderati e Centro popolare». Lupi: «Mi fa piacere la stima di La Russa, vedremo tutti insieme che cosa accadrà»
Salvini l’aveva detto pochi mesi fa. «Prima scegliamo i sindaci delle grandi città come Milano, prima il centrodestra cresce a livello nazionale». Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, l’ha preso in parola o se si preferisce in contropiede. All’evento di presentazione di Noi moderati-Centro popolare che celebrava il ritorno nel centrodestra di Mariastella Gelmini, Mara Carfagna e Giusy Versace, La Russa ha invitato pubblicamente Maurizio Lupi a scendere in campo e a scaldarsi per il dopo Sala, consapevole che questa volta tocca a Fratelli d’Italia dare le carte per la scelta del candidato sindaco del centrodestra.
«Lupi, tu hai una grande responsabilità nel partito e a Milano — dice La Russa — Sala non può più fare il sindaco. Il terzo mandato non c’è». Avverte che la sinistra senza Sala sarà ancora peggio: «Quindi, caro Lupi tu che sei milanese hai una responsabilità anche in quel campo. Ne parleremo con calma, ma ne parleremo». La conclusione è ancora più illuminante: «A buon intenditore poche parole». Difficile che non sia frutto di un ragionamento con Giorgia Meloni.
L’annuncio arriva a sorpresa in una sala gremita. C’è un grande movimento centrifugo dopo la sfaldatura del Terzo polo, un potenziale capitale di consenso che fa gola sia a destra sia a sinistra. Sul palco oltre a Lupi, Gelmini, Carfagna e Versace, ci sono Michela Vittoria Brambilla e Alessandro Colucci. A moderare, il capo del politico del Corriere, Marco Ascione.
Si rafforza la «quarta gamba» del centrodestra con il ritorno delle «Azioniste» e il potenziamento dell’area moderata. «Senza quarta gamba si vacilla» dice La Russa. Proprio l’area moderata potrebbe essere la carta giocata dal centrodestra per riprendersi Milano. Nonostante manchino ancora due, se non tre anni al prossimo appuntamento per la scelta del sindaco, il centrodestra vuole evitare gli errori clamorosi della precedente tornata, quando dopo una corte spietata a Gabriele Albertini ci si ritrovò a saltellare da un candidato all’altro fino a che la scelta non cadde sull’incolpevole Luca Bernardo, sonoramente sconfitto da Sala.
Lupi, da navigatore esperto, rintuzza le avances di La Russa, consapevole che chi entra papa la maggior parte delle volte esce cardinale e, pur avendo tutte le carte in regola per riportare il centrodestra alla guida della città, si mostra oltremodo prudente. «La Russa ha detto, attenzione, nessuno di noi può tirarsi indietro, non possiamo ripetere gli errori del passato perché questa è la sfida delle sfide che arriva a poca distanza dalle Politiche e rappresenta il consolidamento della proposta di buongoverno del centrodestra. La Russa ci sprona a non arrivare in ritardo, di metterci in gioco e che ognuno faccia la sua parte. Noi moderati lo farà. Lo decideremo insieme, ma questa volta ci saremo e saremo in campo».
Il nome è sul tavolo. Ora si attendono le reazioni. A partire da Salvini con cui non c’è mai stata corrispondenza d’amorosi sensi. Forza Italia con il coordinatore regionale Alessandro Sorte parla di «candidatura solida e apprezzabile», ma subito dopo aggiunge che «FI non farà a meno di avanzare la sua proposta». Ma l’ex ragazzo di Baggio, come ama definirsi Lupi (quartiere popolare di Milano, ndr), ha la pelle dura, è stato uno degli «assessori intelligenti» nella prima squadra Albertini e non ha mai fatto mistero di ambire a quella poltrona e di averne le capacità.
Dovrà fare i conti con competitor importanti. A partire dall’ex rettore del Politecnico, Ferruccio Resta, figura ambita sia dal centrodestra sia dal centrosinistra. Per continuare con Regina De Albertis, prima presidente donna nella storia di Assimpredil Ance e a capo della Borio Mangiarotti insieme a suo fratello Edoardo.
Oggi, però, è difficile fare una previsione e dare delle quote sulla presidente dell’associazione dei costruttori. La situazione dell’urbanistica milanese finita nel mirino della magistratura porta a pensare che De Albertis sia più concentrata sull’urgenza di sbloccare una situazione di paralisi piuttosto che intenta a pensare alla politica.
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